Autore: Vision & Global Trends 28/02/2019
#ZarifCase– WRT – Whatsapp Round Table
Sulla vicenda delle dimissioni del ministro degli esteri Zarif, successivamente respinte dal Presidente Rouhani, Vision and Global Trends ha raccolto anche il parere di Alberto Cossu
V>: Ad appena qualche giorno dai festeggiamenti del quarantennale della Rivoluzione, si è dimesso il ministro degli esteri Zarif. Si è veramente aperta una crisi politica tra la presidenza di Rouhani e la Guida suprema Khamenei?
Le dimissioni date da Zarif e respinte dal Presidente Rouhani sono un segno che qualcosa sta avvenendo all’interno del “resistente”regime iraniano. L’ala più intransigente quella dei Pasdaran sta facendo sentire la sua voce e le divergenze si faranno sempre più manifeste e insidiose se coinvolgeranno il Presidente e la Guida Suprema. Le sanzioni americane, per stessa ammissione del presidente Rouhani, stanno dispiegando i loro effetti stringendo in una morsa il paese a cominciare dalle fasce più deboli. Quando nei prossimi mesi la pressione aumenterà scaricandosi anche sulla classe politica, le tensioni aumenteranno e coinvolgeranno probabilmente i vertici politici accentuandone la conflittualità. In un paese dal forte senso nazionalistico questa troverà barriere forti per non tracimare. La struttura costituzionale dell’Iran, infatti, dispone di meccanismi in grado di ricondurre il potere a sintesi. Sembra apparentemente una democrazia ma è un sistema autocratico pensato con estrema intelligenza, per cui i vuoti di potere sono improbabili. Sebbene questa estrema capacità di resistenza, la guerra economica dichiarata dagli USA dispone di armi multidimensionali in grado di metterla a dura prova. In questo contesto sarà decisivo il ruolo della Russia che condivide con gli USA l’obiettivo di arrivare ad una soluzione ragionevole e stabilizzante nel Vicino e Medio Oriente. Perciò se la federazione intende realmente conseguirlo agirà in modo da spingere l’Iran su posizioni più ragionevoli e meno intransigenti. A quel punto il quadro geopolitico dell’area potrebbe assumere un altro assetto. Qualora, però, ciò non accadesse il corso degli eventi si complicherebbe ulteriormente.
V>: Nell’ambito dei reali rapporti di forza, la componente politica che fa riferimento ai Pasdaran esce rafforzata dalle dimissioni di Zarif?
Alla luce della notizia del respingimento delle dimissioni e della solidarietà espressa da oltre 150 personalità politiche, Zarif sembra godere ancora di un considerevole consenso e forza politica. Qualora, però, la pressione economica dovesse perdurare, come è facile prevedere che sarà, dispiegando effetti negativi sull’intero sistema economico iraniano, le cose potrebbero modificarsi a favore delle forze più radicali ed estremiste che chiedono l’uscita dal JCPOA e una postura in politica estera più intransigente. L’Europa non è in grado di offrire un grande aiuto all’ Iran. Lo strumento speciale denominato Intex, per il momento, dispone di un raggio di azione molto limitato non in grado di ammortizzare gli effetti delle sanzioni americane, altri aiuti sostanziali non se ne vedono. Intex è circoscritto alle transazioni umanitarie. A dire il vero, oltre la retorica, Bruxelles non sembra offrire soluzioni capaci di incidere sulla salute economica del paese e allontanarlo dal baratro. Le grandi imprese europee hanno preferito ritirasi e le piccole non sono in grado, qualora decidessero di scommettere sul mercato iraniano, di rimettere in motto gli investimenti per riavviare la crescita economica di cui il paese ha bisogno.
V>: Ci saranno cambiamenti radicali nelle relazioni internazionali tra Iran e gli Usa? E tra l’Iran e i principali Paesi del Vicino e Medio Oriente?
Allo stato attuale in cui le dimissioni sono state respinte non sembra ipotizzabile un cambio brusco di politica estera e quindi di rapporti con i paesi del Vicino e Medio Oriente. Qualora, invece, le pressioni dell’ala più intransigente dovessero prevalere, portando ad una nomina di un nuovo ministro degli esteri, è possibile che si possano verificare dei cambiamenti che condurrebbero, però, ad una surriscaldamento dei rapporti con il principale avversario dell’Iran, Israele, e ad un deterioramento ulteriore di quelli con gli USA. Non si intravedono al momento posizioni che possano giustificare la speranza di un apertura di un dialogo con gli USA e gli altri attori dell’area. Il Ministro degli esteri Zarif, alla Conferenza di Monaco, ha, infatti, duramente criticato gli Usa senza lasciare uno spiraglio minimo di speranza, accusandoli di destabilizzare l’area e di perseguire una politica di pura egemonia. Il Vice Presidente americano Pence non ha fatto altro che ritorcere contro le accuse sostenendo che è l’Iran che destabilizza e minaccia gli altri paesi in primo luogo Israele. In una situazione bloccata, caratterizzata anche da una retorica spesso divisiva e offensiva, è quanto mai ottimistico immaginare che gli attori in questione siano per il momento disponibili a trovare soluzioni positive da percorrere. In questo contesto solo la Russia appare in grado di avere qualche chance di portare la situazione fuori dal tunnel, ma questo dipende dalla flessibilità dell’Iran come ben sa il Presidente Putin.
Alberto Cossu è analista di Vision and Global Trends
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