Autore: Angelo Travaglini – 03/09/2024
Un quadro in rapida evoluzione
La penetrazione turca nel turbolento scenario dell’Ovest africano mostra segnali dai tratti irreversibili.
Avviatasi circa dieci anni fa con una serie di accordi bilaterali, la cooperazione di Ankara nell’area del Sahel, promossa con determinazione e convinzione dalla leadership islamista, diretta dal Presidente Erdogan, al potere dal novembre 2002, sembra acquisire i caratteri di una penetrazione, definita da alcuni osservatori “multidimensionale”, finalizzata a condizionare ed orientare a proprio favore le nuove turbolente dinamiche prodottesi in quegli immensi spazi.
Al riguardo occorre ricordare come la Turchia abbia acquisito fin dal 2005, nel momento in cui si celebrava nel Paese l’”Anno dell’Africa”, lo status di “Observer Member” dell’Unione Africana, figurando da quel momento presente e partecipe delle attività dell’Organizzazione continentale, divenendo uno degli attori non-africani più attivi ed incisivi della scena politica del continente.
In tale contesto la missione a Niamey, capitale del Niger, svoltasi all’inizio dello scorso mese di luglio, al di fuori dei fari dei media internazionali, di una folta delegazione turca, inclusiva dei ministri degli esteri, difesa, energia e commercio nonché, “last but not least”, del responsabile dell’intelligence nazionale, riveste un significato innegabilmente importante nella misura in cui la sua finalità sembra legata a scelte ed orientamenti mirati ad un irreversibile consolidamento del coinvolgimento di Ankara nell’area saheliana, in parallelo con analoghi sviluppi già prodottisi nel Corno d’Africa.
Seguita a leggere, scarica l’Analytical Dossier AD_08_2024 ISSN 2704-6419
Angelo Travaglini, entrato in carriera diplomatica nel 1973, ha ricoperto le relative funzioni presso varie sedi. Durante la sua prolungata esperienza in Africa nera, in particolare nelle due aree francofona ed anglofona, ha potuto misurare non solo gli effetti tutt’altro che esaltanti della colonizzazione europea ma altresì le carenze della Cooperazione allo sviluppo, dimostratasi incapace di incidere sui meccanismi che perpetuano l’arretratezza materiale e culturale di quelle realtà.
Altre aree coperte da Angelo Travaglini hanno riguardato l’Australia e l’Argentina dove per converso egli ha potuto costatare gli apporti del lavoro italiano in quei due Paesi a dimensione continentale. Di tali apporti ben visibili restano le tracce di quanto i nostri connazionali sono stati in grado di fornire nel processo di crescita e di sviluppo di quelle terre lontane.
Altrettanto interessante e formativa si è rivelata la sua esperienza nella sede di Copenaghen in Danimarca dove Travaglini nell’espletamento delle sue funzioni diplomatiche ha altresì allacciato fruttuosi rapporti con centri di studio e ricerca nordici finalizzati ad un approfondimento delle tematiche inerenti ai problemi di sicurezza della nevralgica area baltica. Una volta lasciata la carriera Travaglini si è concentrato sullo studio delle realtà arabo-islamiche, fornendo contributi di pensiero nella sua qualità di “Cultore di Storia dei Paesi islamici”, titolo conferitogli dall’Università di Torino. Gli approfondimenti da lui forniti hanno interessato e continuano ad interessare particolarmente gli scacchieri della Penisola arabica e del Levante.
Il suo ultimo saggio è: Yemen. Dramma senza fine. Edizioni Citta del Sole, 2022 – ISBN 978-88-8238-312-1