Autore: Giuseppe Romeo – 27/11/2019
Ostpolitik e non solo. Egon Bahr e Willy Brandt
Quando i destini dell’Europa passarono nuovamente da Berlino
- Il problema tedesco: un problema europeo
Terminata la seconda Guerra Mondiale vi erano poche idee per gli occidentali, ma molto chiare furono le posizioni sovietiche. Gli ex alleati ormai suddivisisi tra due visioni geopolitiche sempre più distanti sui destini dell’Europa, condividevano la stessa preoccupazione: la paura che uno dei due blocchi potesse prendere possesso della Germania ritenuta centrale nella prospettiva di una sicurezza da garantirsi l’uno dall’altro.
Probabilmente nessuno immaginava quanto e in che misura la soluzione sullo status di Berlino avrebbe modificato significativamente le relazioni continentali. Sin dal 5 giugno 1945 Berlino sarebbe diventato il centro dei destini di un’Europa sconfitta una seconda volta dopo la fine del Primo conflitto mondiale. Un continente sconfitto nell’insostenibilità di una diplomazia non più concertabile e subordinata alle politiche di potenza. Sconfitto nuovamente laddove la divisione in due campi ideologici ed economici avrebbe tenuto in ostaggio per decenni un’Europa ancora incapace di rivedersi nello specchio della storia come un’esperienza unica e tale non solo nei drammi di ben due conflitti. In questo senso, i primi incontri tra i comandanti alleati, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica, furono dedicati a come gestire il potere governativo e decisero di metterlo in mano ai quattro comandanti supremi uniti in un Consiglio di controllo alleato. Una formula, inizialmente, condivisa che traeva la sua legittimità nella ripartizione degli oneri di amministrazione giuridica delle zone di occupazione. Tuttavia le differenze di valutazione sui termini governo delle zone di occupazione sullo status di Berlino non tardarono a presentare il conto. Se il Consiglio di controllo alleato il 30 luglio 1945 tentò di favorire un’intesa ricercando di contemperare gli interessi soprattutto tra le tre nazioni alleate occidentali e l’Unione Sovietica, di fatto proprio lo status di Berlino acquisterà un’importanza fondamentale nel definire le relazioni future tra due modelli che si sarebbero ben presto radicalmente distinti non solo sul piano ideologico, ma di fatto su quello dei rapporti politici e di potenza. Dal fallimento della Conferenza di Londra dei ministri degli esteri del 25 novembre 1947 a Londra e giunti alla rottura con il ritiro del negoziatore sovietico, il Maresciallo Sokolowskij a quella di Londra dal 23 febbraio al 6 marzo 1948 – nella quale si manifestò la volontà di costituire uno stato federale tedesco-occidentale – i margini di manovra per una composizione condivisa si ridussero sino a giungere al blocco di Berlino messo in campo da Mosca quale ritorsione per l’introduzione di una riforma monetaria che nel concreto rappresentò la nascita del nuovo stato tedesco federale ed occidentale. Dal ponte aereo del 1948-49 durato quasi un anno all’avvio della storia delle due Germanie sarebbero passati pochi mesi. Si sarebbe determinata una condizione storica nella quale le differenze di vedute strategiche e di condizioni economiche avrebbero segnato la storia non solo di Berlino ma dell’intero continente europeo. Stalin, secondo le proprie ambizioni di porsi quale vincitore che avrebbe fatto la differenza, non aveva alcuna intenzione di permettere la nascita di un soggetto tedesco a ridosso dei propri settori tanto quanto per gli alleati occidentali si trattava di evitare che si creasse un’identità tedesca solo filosovietica. In questo gioco al rialzo nel quale si confrontavano due modelli ormai molto ben distinti e distanti nel considerare il futuro del continente europeo partendo proprio dalla sistemazione di Berlino e delle due Germanie, l’idea di una prevalenza da parte degli stati Uniti e degli alleati occidentali fece si che Stalin, ritenendo di rappresentare la parte che più delle altre aveva sostenuto lo sforzo bellico, impose il blocco della città il 24 giugno 1948.
La RFT venne proclamata il 23 maggio 1949 e dichiarata pienamente sovrana il 5 maggio 1955, con Bonn come sua capitale provvisoria. Essa comprendeva le zone di occupazione britannica, statunitense e francese stabilite alla fine della seconda guerra mondiale. La Repubblica Federale Tedesca aderì alla NATO il 9 maggio 1955. Il 21 settembre 1949 nasceva la RFD, proclamata nel settore sovietico di Berlino il 7 ottobre 1949, come reazione alla proclamazione unilaterale della Repubblica Federale di Germania con cui il blocco occidentale sancì l’inizio della divisione della Germania. Con il trattato del 1955 con l’URSS e l’adesione al Patto di Varsavia (1956) iniziò il consolidamento internazionale della DDR, completamente integrata nel blocco comunista.
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L’AD “Ostpolitik e non solo. Egon Bahr e Willy Brandt. Quando i destini dell’Europa passarono nuovamente da Berlino”, è la versione estesa della relazione del Dott. Giuseppe Romeo presentata al seminario “A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino”, tenutosi presso il Senato della Repubblica italiana, Sala Commissione Difesa, il 19 November 2019.
Giuseppe Romeo. Accademico, analista politico e pubblicista, è autore di diversi articoli scritti per riviste di settore nell’ambito della difesa e della storia delle relazioni internazionali. Saggista, tra i diversi volumi pubblicati si possono ricordare: La politica estera italiana nell’era Andreotti (2000); Eurosicurezza. La sfida continentale (2001); La fine di un mondo. (2002); La guerra come destino? Palestinesi ed israeliani a confronto. (2002); L’acqua. Scenari per una crisi (2005); All’ombra della mezzaluna. Dopo Saddam, dopo Arafat, dopo la guerra (2005); Il Fronte Sud dell’Europa. (2007); L’Ultimo soldato. (2008); La Russia postimperiale. La tentazione di potenza (con Alessandro Vitale, – 2009); Un solo Dio per tutti? (con Alessandro Meluzzi – 2018).
This article is published within the Platform Europe Project
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