Autore: Sara Osimani – 09/12/2024
STRATEGIE DI BRANDING NAZIONALE
Il concetto di nation branding ha assunto ultimamente rilevanza accademica, anche se non è stato definito con chiarezza.
Tra le definizioni riportate dalla dottrina negli ultimi vent’anni di studi sull’argomento, quella che meglio si applica allo scopo del presente lavoro è: “Il nation branding riguarda l’applicazione di tecniche di branding e di comunicazione di marketing per promuovere l’immagine di una nazione.“. (Fan, 2006).
Così come un prodotto viene promosso sul mercato attraverso diverse tecniche di marketing che hanno l’obiettivo di renderlo il più attraente per la clientela, il nation branding si basa su strategie che i governi mettono in atto per promuovere una certa immagine del Paese sulla scena internazionale.
Quindi, lo sviluppo di una strategia di nation branding è composto da diverse sfaccettature in materie specifiche, che poi contribuiscono a creare l’immagine del Paese.
Con la fase di decolonizzazione e la fine della Guerra Fredda, i piccoli Paesi periferici hanno iniziato a rivendicare una posizione all’interno della comunità internazionale per avere la possibilità di difendere i propri interessi.
Lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione hanno dato la possibilità a questi attori di costruire la propria immagine e di acquisire soft-power e influenza nei confronti delle “grandi” potenze.
Anche se esiste un numero infinito di strategie e strumenti che un governo può mettere in atto per creare la propria strategia di nation branding, è possibile identificare tre serie di obiettivi principali che gli Stati solitamente perseguono:
- Obiettivo economico. Fondamentalmente, la volontà di rilanciare l’economia, attraverso l’attrazione del turismo, gli investimenti stranieri, la crescita delle importazioni e delle esportazioni.
- Politica estera. Acquisire rilevanza nella comunità internazionale per avere la possibilità di avere un “posto” al tavolo delle trattative;
- Politica interna. Migliorare la stabilità interna e “fidelizzare” la popolazione locale.
Pertanto, i piccoli Stati hanno un enorme incentivo ad attuare strategie di nation branding come forma di soft power, poiché solitamente non possono contare sui mezzi tradizionali per esercitare il potere a livello internazionale e domestico.
Per comprendere meglio quanto possa essere sofisticato il nation branding, il presente lavoro analizzerà il caso delle politiche e delle strategie del Qatar attuate a partire dagli anni ’90 sotto la guida dell’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani.
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Sara Osimani – Dottoressa in Scienze della Mediazione Linguistica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa, Master in Relazione Internazionale e Protezione Internazionale dei Diritti Umani presso SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale), attualmente studente magistrale in Investigazione, Criminalità e Sicurezza Internazionale, presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma. Stagista presso Vision & Global Trends International Institute for Global Analyses, nell’ambito del progetto Società Italiana di Geopolitica.