Autore: Sofia Basile – 09/10/2020
Guardando al passato e vivendo il presente vediamo come ancora sia centrale nelle dinamiche globali il fattore “geografico”, il quale risulta essere elemento determinante nelle relazioni internazionali tra i diversi attori globali. La “terra” è tutt’ora oggetto di contesa e scontro tra le potenze maggiori e questo perché, nonostante la tecnologia aiuti l’uomo a superare sé stesso e a oltrepassare confini di ogni specie, bisogna riconoscere che il territorio, per quanto sviluppato sia, è assolutamente finito. Con la decolonizzazione, tutti gli spazi lasciati liberi dai dominatori sono stati occupati, governati e gestiti; poche aree non sono ancora attualmente proprietà di qualcuno e senza dubbio saranno in futuro ragione di scontro.
La storia dell’uomo dimostra che ogni spazio lasciato a sé stesso, senza un padrone che lo inquadra e l’organizza secondo lo schema universalizzato dello “Stato”, viene automaticamente preso e sfruttato, e con esso la popolazione che occupa quella determinata area e le risorse di cui è propria. La scienza non dimentica di ricordare quotidianamente l’appello che la terra sta facendo all’uomo attraverso molti avvertimenti, come ad es. il cambiamento climatico, a riconferma del carattere finito di sé stessa e delle sue ricchezze. Ma questo come si ricollega al fenomeno del Land Grabbing che sta sempre più prendendo piede nei vari paesi del mondo e in particolar modo in quelli cosiddetti sotto sviluppati o in via di sviluppo?
Il Land Grabbing[1] non è affatto una pratica moderna, ma ha acquisito una rilevante notorietà sul piano internazionale successivamente ad un incremento nella «corsa alla terra», generalmente imputato all’acuirsi delle crisi alimentari, energetiche e finanziarie nel 2008. Questo processo è bene sapere che si sviluppa all’interno di una dialettica a dir poco scontata, in prima linea sono presenti i paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, ricchi di materie prime e terra fertile, e poi gli attori che forse faremo bene a definire come “responsabili” dello sfruttamento che sono gli Stati industrializzati, le multinazionali, le istituzioni e le aziende.
Land Grabbing oggi è diventata un’espressione generica per fare riferimento all’attuale esplosione di transazioni fondiarie, un investimento off-shore in terre arabili, uno dei pochi modi per garantirsi l’autosufficienza alimentare e assicurarsi la food security. Le suddette pratiche non sono per nulla nuove, di converso lo sono l’istituzionalizzazione, la dimensione e le modalità che l’esercizio di questa attività sta assumendo. Per comprendere a fondo questo fenomeno è necessario utilizzare un approccio olistico al fine di non tralasciare nessun aspetto tramite l’osservazione dei contesti in cui si evolve e realizza il Land deal[2].
[1] Accaparramento delle terre
[2] Land Deal: altro termine per indicare l’accaparramento del territorio.
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Sofia Basile, Sapienza Università di Roma – Vision & Global Trends. International Institute for Global Analyses
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