Autore: Fabrizio Vielmini – 17/07/2021
Sommario – L’esito della seconda guerra del Nagorno-Karabakh nel 2020 ha posto le basi per un profondo riassesto degli equilibri economici e politici di tutto il Caucaso e – attraverso la regione – dei rapporti di forza fra i potenti attori esterni interessati allo sviluppo (o al blocco) dei corridoi strategici che attraversano questo crocevia. Fra i vari progetti s’intravvedono le linee di forza che definiranno il futuro geopolitico del continente eurasiatico.
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Per quasi 30 anni, dopo che gli armeni erano riusciti a strappare il Karabakh all’Azerbaijan nel primo conflitto del 1991-93, il sistema delle comunicazioni attraverso il Caucaso si è trovato semi-paralizzato. La linea del fronte attorno al Karabakh interrompeva i contatti diretti fra Azerbaijan e Turchia. Nell’intricato assetto amministrativo ereditato dall’URSS, l’Azerbaijan controlla un’exclave ad ovest dell’area del conflitto, il Nakhichevan, da cui passa il collegamento ferroviario fra Iran e Transcaucasia così che quest’ultimo anche rimase bloccato. Ulteriori conflitti separatisti in Georgia erano poi intervenuti a chiudere l’altro asse ferroviario della regione, che collega la Russia al Medio Oriente attraverso l’Abkhazia.
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