Autore: Giuseppe Romeo – 15/09/2021
Afghanistan. Un Gioco a perdere della storia…ma solo per l’Occidente
di Giuseppe Romeo
Ci sono due punti di vista, tra i tanti, che segnano la storia o, se si vuole, la narrativa di uno spazio complesso e multidimensionale come l’Asia Centrale e si possono attribuire, rispettivamente, a Joseph Rudyard Kipling e a Peter Hopkirk. Due autori, due osservatori che guardano a distanza di più di un secolo l’uno dall’altro verso gli stessi orizzonti che sembrano non solo non essere mutati, ma anche di aver insegnato poco o nulla all’esperienza europea nonostante due guerre mondiali, i passaggi dalla colonizzazione all’indipendenza, e una visione umanitaria delle missioni militari al limite dell’ipocrisia se non della colpevole miopia geopolitica. Joseph Rudyard Kipling nella sua interpretazione molto ortodossa – votata all’affermazione di un paradigma imperiale consolidatosi nella diffusione della via anglosassone alla visione del mondo – non mancò di definire come e in che misura l’egemonia europea avrebbe dovuto prevalere. In una interpretazione missionaria del ruolo dell’uomo europeo e in una prospettiva quasi politico-pedagogica, Kipling nel suo Kim – un romanzo non solo per ragazzi, ma per adulti attenti che accomuna nella vicenda umana del tredicenne Kimball O’Hara, orfano di un sergente irlandese e di una madre indiana, culture diverse – tenta di proporre una sintesi possibile tra due mondi portatori di diverse concezioni del valore e del senso della vita e del potere. Nel gioco delle parti, siano essi individui protagonisti di guerre dichiarate, di giochi sommersi tipici dello spionaggio o che si tratti del ruolo degli Stati, l’idea che il cuore del mondo – quell’Heartland di Halford Mackinder che ha affascinato quanto il Rimland di Nicholas Spykman i politologi della modernità – possa tornare a declinare la storia sembra nuovamente affacciarsi con nuove traiettorie.
Seguita a leggere, scarica l’Analytical Dossier AD_27_2021 ISSN 2704-6419
GIUSEPPE ROMEO, è un analista politico, pubblicista ed accademico. Dopo aver frequentato l’Accademia Militare di Modena e la Scuola Ufficiali Carabinieri, ha conseguito le lauree in Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze Strategiche iniziando diverse collaborazioni universitarie in materia di Diritto dell’Unione europea, Storia dei trattati e politica internazionale, Sociologia delle relazioni internazionali, Analisi della politica estera, Relazioni internazionali, Studi strategici e Storia delle relazioni internazionali. Ha scritto per diverse riviste su argomenti di politica della difesa e di relazioni internazionali. Tra queste, «Rivista Militare», «Informazioni della Difesa», «Affari Sociali Internazionali», «Eurasia», «Imperi» e «Rivista di Politica». Tra i vari saggi pubblicati si ricordano: La politica estera italiana nell’era Andreotti (2000); Eurosicurezza. La sfida continentale. Dal disordine mondiale ad un ordine europeo (2001); La fine di un mondo. Dai resti delle torri gemelle una nuova teoria delle Relazioni internazionali (2002); La guerra come destino? Palestinesi ed israeliani a confronto. La paura della pace (2003); L’acqua. Scenari per una crisi (2005); All’ombra della mezzaluna. Dopo Saddam, dopo Arafat, dopo la guerra (2005); Il Fronte Sud dell’Europa. Prospettive economiche e strategie politiche nel Mediterraneo (2007); L’ultimo soldato. Pace e guerra nel nuovo mondo (2008); La Russia postimperiale. La tentazione di potenza (con Alessandro Vitale, 2009); Un solo Dio per tutti? Politica e fede nelle religioni del Libro (con Alessandro Meluzzi, 2018). Da Vienna a Parigi. Gli ultimi giri di valzer. La Grande Guerra, la Conferenza di pace e il nuovo ordine mondiale. Storia di un’Europa sconfitta (2021); Guerre Ibride. I volti nuovi del conflitto (2021).