Autore: Annette Krause-Thiel – 25/11/2019
Sono una testimone dell’epoca del Muro. Sono cresciuta a Berlino-Ovest – vale a dire nella zona “libera” dove sono andata all’asilo, a scuola e dove ho studiato giurisprudenza alla Freie Universität.
Berlino era divisa nel settore Est sotto controllato dall’Unione sovietica, e nel settore Ovest, diviso in tre distretti rispettivamente controllati dai francesi, dagli americani e dagli inglesi, il tutto era considerata la zona libera. Ho vissuto nel settore inglese, che mi offriva la piena libertà, come lo era la possibilità di poter viaggiare in ogni nazione dell’Ovest.
Io non vi parlerò di geopolitica. Voglio parlarvi nella prima parte della mia breve relazione del periodo prima della caduta del Muro, soffermandomi sulle pesanti difficoltà per ottenere un visto che consentisse di viaggiare da Berlino Ovest alla Germania Est e tra le due Berlino e, come sentirete le differenze tra Est e Ovest anche in questo campo erano rilevanti. Nella seconda parte della mia relazione vi parlerò della mia esperienza professionale nelle aule dei tribunali dopo la caduta del Muro e durante il processo di riunificazione delle due Germanie, ancora in corso, come di recente ha confermato la nostra Cancelliera Merkel.
I.
Ho iniziato la professione avvocato nell’anno 1990. Una delle mie prime esperienze sono stati i processi ai soldati che avevano l’ordine di sparare a chi tentava la fuga all’Ovest. Alla fine degli anni Sessanta un giovane era stato ucciso mentre tentava la fuga, attraversando il cimitero nel quartiere di Pankow e il fiume Spree, per raggiungere appunto Berlino Ovest. In quel processo ho rappresentato la parte civile contro Erich Honnecker, Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica Democratica Tedesca e diversi ministri della RDT accusati dell’omicidio, o meglio di aver dato l’ordine di sparare ai fuggitivi. La motivazione era: è vietato lasciare la Germania Est liberamente, e chi trasgrediva finiva in prigione o ucciso.
Sull’altro versante, a Berlino Ovest come funzionava? Si poteva viaggiare da Berlino Ovest a Berlino Est o nella Germania dell’Est?
I cittadini di Berlino Ovest potevano presentare la domanda di un visto per Berlino Est soltanto se avevano dei parenti nel settore controllato dai sovietici. A partire degli anni Settanta si poteva far visita ai parenti che dimoravano solo in zone consentite della Germania Est. Molto più tardi, alla fine degli anni Settanta, sarà concesso di poter viaggiare, nella RDT Berlino Est inclusa, con il visto turistico.
Presentare domanda di un visto significava affrontare un iter molto umiliante. Ci si doveva presentare in un apposito ufficio, approntato a Berlino Ovest. Già l’entrata in quell’ ufficio incuteva paura. L’ufficio puzzava – e chiedo scusa per l’uso di questa parola – di un detergente schifoso che si annusava in tutta la Germania Est, negli uffici, alla frontiera, nei treni. Tre giorni dopo la presentazione della domanda si poteva ritirare – sempre nel medesimo ufficio – il visto valido dal giorno successivo e soltanto fino a mezzanotte di quello stesso giorno. Alla frontiera si dovevano cambiare obbligatoriamente 10,00 DM in marchi della Repubblica Democratica Tedesca, e al ritorno si dovevano consegnare gli spiccioli di quella moneta alle guardie della frontiera.
I cittadini della Germania Est, invece, potevano recarsi con il loro passaporto direttamente alla frontiera, potevano fare domanda di visto direttamente alla frontiera e dovevano pagare 20,00 DM.
Questa differenza di trattamento dipendeva dallo status di diritto internazionale particolare di Berlino. Tenete presente: non esisteva un diritto internazionale tra le due parti. La Germania Ovest considerava la Germania Est come una parte della Germania, con uno status particolare e introduceva il diritto inter-locale per il rapporto tra le due parti. La Germania Est invece considerava la Germania Ovest come un paese estero, e richiedeva sempre il suo riconoscimento. Noi, i cittadini di Berlino Ovest, non avevamo né un passaporto né una carta d’identità della Germania Ovest, noi avevamo una carta d’identità provvisoria che dovevamo portare con noi sempre!
Parliamo dei collegamenti stradali tra le due Germanie. C’erano tre autostrade, o meglio i cosiddetti corridoi, che collegavano Berlino Ovest con la Germania Ovest. Fino dall’inizio degli anni Settanta ogni vettura diretta in Germania Ovest era ispezionata, vale a dire controllati l’interno e l’esterno della macchina, sotto il pianale con uno speciale specchio o con i cani, inoltre i sedili e il vano sotto i medesimi, il portabagagli, persino il vano motore. C’era stato un ammorbidimento dei controlli ispettivi a metà degli anni Settanta dopo le trattative del Cancelliere Brandt – colui il quale si era genuflesso davanti al monumento a ricordo dei morti del Ghetto di Varsavia – si era raggiunto accordo sui cosiddetti contratti dell’Est. Per noi i contratti dell’Est significavano che era sufficiente presentare soltanto i documenti per poter percorrere con la vettura i corridoi.
Le autostrade erano controllate e nessuno osava fermarsi a un parcheggio (almeno noi). C’era anche lì un controllo e una sorveglianza fino allo spasimo della Stasi.
Coloro che fuggivano – o meglio che riuscivano a fuggire – erano considerati dei delinquenti. L’accusa era di “fuga dalla repubblica”. Sovente erano condannati anche se contumaci. La sentenza o la semplice conferma della “fuga dalla repubblica” significava per il condannato l’espropriazione di tutti i suoi beni da parte dello Stato che ne diventava il proprietario. Parliamo di conti correnti, di mobilia, di case, di negozi, di fabbriche.
II.
Dopo la caduta del Muro l’obiettivo prioritario dei tedeschi era la riunione delle due Germanie, che come ha ricordato in questi giorni di celebrazioni del trentennale, la cancelliera Angela Merkel, «L’Est è ancora povero, mentre l’Ovest è ricco. La riunificazione tedesca è un processo non ancora completato».
Vi parlerò di alcuni aspetti giuridici che si sono venuti a creare nel processo di riunificazione
- La restituzione degli immobili espropriati o amministrati dalla DDR
Considerato che tanta gente è fuggita dall’Est abbandonando le proprietà, prevalentemente immobili e stabilimenti industriali, nella maggior parte dei casi questo patrimonio è stato espropriato. Non vi annoio con le premesse sull’espropriazione. Proseguo con gli esempi.
Coloro che tra voi conoscono il centro di Berlino intorno ad Alexanderplatz e la celebre torre con le antenne per le trasmissioni radiotelevisive, sanno pure che si tratta di uno spazio ampio privo di costruzioni. La RDT aveva raso al suolo non soltanto gli edifici devastati dalle bombe degli alleati, ma anche le case che non erano state bombardate, strappandole ai legittimi proprietari. Lo scopo era di creare un nuovo centro di Berlino, un nuovo centro grande, spazioso, rappresentativo come lo erano nelle altre capitali del patto di Varsavia. Mosca docet.
Espropriarono terreni ed edifici per costruire il sinistro Muro, caserme, poligoni di tiro, uffici amministrativi, residenze per i funzionari.
Fino all’inizio degli anni Settanta valeva il codice civile tedesco del 1.1.1900 anche nella RDT, però pian piano la Germania Est cambiò tutte le leggi. Una grande differenza nella legislatura delle due Germanie è stata –un esempio tra i tanti – la legge sulla “proprietà pubblica” introdotta nella Germania Est. In pratica il terreno rientrava sempre nella “proprietà pubblica”, mentre l’edificio e la casa potevano essere di proprietà della persona fisica. Si tratta di un concetto molto simile al vostro diritto di enfiteusi, o più semplicemente, al diritto di superficie.
Dopo la caduta del Muro ho rappresentato in giudizio, come tanti altri miei colleghi del resto, le famiglie espropriate delle loro case, e come potete immaginarvi, non era facile fargliele restituire. I casi in cui la espropriazione era avvenuta nel corso della costruzione del muro erano relativamente facili da risolvere, perché si poteva loro restituire il terreno “in natura” senza l’edificio. La restituzione di un terreno sul quale un cittadino della Germania est aveva costruito nel frattempo una casa sua, o sul quale era stato costruito un edificio pubblico era relativamente difficile se non impossibile. Le sentenze su queste domande comportavano iter lunghissimi, pile di fascicoli. Di tanto in tanto attraversando Berlino si vedono ancora degli edifici in condizioni fatiscenti; si tratta di case di cui i diritti dei ex-proprietari non sono ancora stati soddisfatti.
2.Treuhandanstalt – L’Ente federale per la privatizzazione delle imprese statali della ex-RDT
Dopo la caduta del Muro il sistema della economia pianificata è crollato completamente. Sulla base dell’accordo di unificazione (Einigungsvertrag), un’intesa per la gestione della riunificazione, e della legge sull’amministrazione fiduciaria è cominciato il lungo processo della privatizzazione della economia. A partire dal 1 luglio 1990 tutte le imprese statali della ex-RDT sono state trasformate in imprese private, vale a dire in aziende di forma giuridica “s.r.l.” o “s.a.”, di cui la Repubblica federale di Germania è l’unico socio. Ha rappresentato uno sforzo enorme la creazione in tempi brevi di un Ente con il compito di gestire e privatizzare l’intera economia della RDT in uno spazio di quattro anni, come prevedeva la legge. Ho lavorato durante i primi 12 anni della mia attività professionale su tante cause sia giudiziali che stragiudiziali, e mi permetto di annotare a margine che, quella fase storica ha rappresentato uno dei periodi più interessanti della mia attività di avvocato.
Gli interventi della Treuhandanstalt, sono risultati davvero eccezionali. Un migliaio di aziende sono state privatizzate e convertite dalla economia pianificata alla economia di libero mercato. Erano tanti i problemi che si accatastavano, perché nessuno era preparato per poterli risolvere. Non tutte le privatizzazioni sono andate a buon fine. Naturalmente, non sono mancate le polemiche. Tenete presente che il tasso di conversione prevedeva che 1 DM dovesse corrispondere a 1 M-DDR, in realtà questo tasso di conversione corrispondeva all’apprezzamento della M-DDR del 400 per cento. Non si trovarono degli acquirenti per così tante imprese, di conseguenza molte sono state chiuse. Mi ricordo di una mia visita a una casa editrice di Lipsia all’inizio degli anni Novanta. Ancora ho davanti agli occhi l’immagine di quell’anziano con il suo grembiule grigio-blu e gli occhi tristi, perché la sua azienda dove aveva lavorato trent’anni era condannata alla chiusura.
La vendita delle imprese seguiva delle regole molto standardizzate. La maggior parte degli acquirenti era interessata a comprare il terreno della impresa a buon prezzo. I contratti prevedevano una triade di penali: gli acquirenti dovevano garantire di tenere in busta paga i dipendenti per un certo periodo, gli acquirenti non avevano il diritto di vendere il terreno della impresa per un certo periodo e dovevano presentare per quanto riguarda gli accantonamenti i loro bilanci per un certo periodo post-contrattuale. Tanti erano gli acquirenti che tentavano di sfuggire i tribunali, e tanti furono i processi celebrati.
III.
Concludo con lo scambio di opinioni con mio padre dopo il crollo del Muro.
Noi della Germania Ovest eravamo considerati dalla RDT il nemico di classe, eravamo i capitalisti. Per noi della Germania Ovest i politici e la gerarchia militare della Germania Est rappresentavano i nemici, i comunisti. Le peculiarità delle due Germanie erano ben definite, questa è stata l’educazione politica che ho ricevuto quand’ero una ragazza. Dopo la caduta del Muro mio padre mi diceva di smettere di considerare i due sistemi di governo come il bianco e il nero. Egli mi parlava della sua esperienza di giovane arrivato dall’Est, che doveva crearsi un suo futuro all’Ovest, con la spada di Damocle della sua provenienza sul capo e senza alcuna esperienza per compiere il grande salto. Alla fine c’era riuscito, anche con l’aiuto di chi si era trovato intorno.
IV.
Una brevissima postilla al mio intervento
In questi ultimi giorni di celebrazioni del trentennale della caduta del Muro di Berlino, molto si è parlato della Stasi e del regime repressivo dell’Est anche alla televisione italiana. Pertanto mi sono resa conto, ancora una volta, che la dimensione vera del terrore e della paura è difficile da misurare da coloro che non l’hanno vissute.
A Berlino Est c’è una ex prigione della Stasi nella quale venivano rinchiusi gli oppositori del sistema, i dissidenti. Oggi si può visitarla perché è diventata una sorta di museo della coercizione. Vi ho portato due miei amici italiani di passaggio a Berlino. Loro mi guardavano diffidenti mentre ne spiegavo l’utilizzo. Non avevano compreso perché li avevo trascinati nell’ex la prigione della Stasi. La loro reazione mi ha riconfermato che non si può capire cos’è la paura e l’angoscia senza averle vissute di persona lungo quella frontiera lacerante che spaccò in due il popolo tedesco, per ventotto anni.
Testo dell’intervento di Annette Krause-Thiel al Seminario A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, tenutosi il 19 novembre 2019, presso il Senato della Repubblica Italiana – Sala Commissione Difesa.
Annette Krause-Thiel, avvocato, è Vicepresidente del Centro Studi Berlin89.
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