Autore: Eliseo Bertolasi – 16/05/2022
Ossezia del Sud: il presidente Bibilov indice referendum per l’annessione con la Russia
di Eliseo Bertolasi
L’attuale presidente dell’Ossezia del Sud, Anatolij Bibilov, ha stabilito per il 17 luglio un referendum sulla possibile adesione della piccola repubblica sud-caucasica con la Russia.
Una nota sul sito web del presidente spiega che Bibilov è giunto a questa decisione mosso dallo storico desiderio del popolo dell’Ossezia del Sud di riunificarsi con la Russia, in conformità con il paragrafo 16 dell’art. 50 della costituzione dell’Ossezia del Sud.
“Per fissare un referendum nella Repubblica dell’Ossezia del Sud sulla questione “Sostenete Voi l’unificazione della Repubblica dell’Ossezia del Sud alla Russia?”. La data del referendum è fissata per il 17 luglio 2022”, si legge nel decreto.
Lo stesso Bibilov ha definito questo passo come segnato dal destino:
“Andiamo a casa, andiamo in Russia”, ha scritto sul suo canale Telegram.
Bibilov ha anche ricordato che la Russia e l’Ossezia del Sud sono legate da una storia comune.
“Questo non è solo partenariato o amicizia. È piuttosto una relazione di fiducia tra due fratelli, dove il fratello maggiore capirà e sosterrà sempre con parole e fatti, e il fratello minore rispetterà e aiuterà il maggiore. Allo stesso tempo, pienamente consapevoli dell’autosufficienza e della parità dei diritti di ciascuno. È arrivato il momento di unirci una volta per tutte. Diventare più forti in questa unione ormai ufficiale”, ha affermato[1].
Il 30 marzo il presidente dell’Ossezia del Sud si era già espresso sul desiderio del referendum per l’annessione alla Russia sul sito del partito “Russia Unita”:
“Per la storia recente, la prima rinascita del mondo russo, è la consapevolezza che c’è una linea che non deve essere superata, ed è successo proprio qui in Ossezia del Sud nel 2008, quando la Russia decise di proteggere il popolo osseto e di riconoscere l’indipendenza della Repubblica dell’Ossezia del Sud, e per questo saremo sempre grati alla leadership e al popolo della Federazione Russa.
Grazie a voi fratelli e sorelle. È stata una decisione storica che ha dato alla popolazione dell’Ossezia del Sud garanzie di pace e opportunità di sviluppo.
Tuttavia, il principale obiettivo storico e strategico del popolo osseto – un popolo diviso – è l’unificazione nella cornice di uno stato.
Questo stato è la Federazione Russa. Questo obiettivo, il nostro popolo lo ha indicato, più di una volta, abbiamo avuto l’opportunità di dar corpo al nostro sogno di vita secolare nel 2014, quando la Crimea è tornata al suo porto natale. Ci siamo lasciati scappare la nostra opportunità, allora, ma non possiamo permettere che ciò accada di nuovo.
Ritengo che l’unificazione con la Russia sia il nostro obiettivo strategico. Il nostro cammino. L’aspirazione del popolo. E su questo cammino ci muoveremo. Nel prossimo futuro adotteremo i previsti passi legali. La Repubblica dell’Ossezia del Sud farà parte della sua Patria storica: la Russia”[2].
Oltre a ciò, il 31 marzo, in onda sul canale televisivo Rossija-24, Bibilov spiegava che la configurazione dell’Ossezia del Sud qualora entri come soggetto a far parte della Russia, potrebbe compiersi nella riunificazione con l’Ossezia del Nord (Alania):
“L’Alania ce l’abbiamo già: l’Ossezia del Nord, Alania, e l’Ossezia del Sud, questo è lo Stato dell’Alania. Questa è già una sola Alania. Quando già faremo parte della Federazione Russa, ci sono pure procedure legate all’unificazione dei soggetti. Oggi, l’Ossezia del Sud può entrare nella Federazione Russa come soggetto della Russia. Penso che l’unificazione dell’Ossezia sia necessaria”[3].
Indire il referendum, tuttavia, è l’ultimo atto della presidenza di Bibilov, superato al secondo turno delle elezioni presidenziali in Ossezia del Sud, l’8 maggio, da Alan Gagloev, leader del partito Nykhas (a Gagloev, sono andati il 56,09%, a Bibilov il 40,9% dei consensi, con un’affluenza alle urne del 73,93%).
Come annunciato su TASS dal presidente della Commissione Elettorale Centrale della repubblica, Emilija Gaghieva, la cerimonia d’incarico del nuovo presidente, si terrà il 24 maggio[4].
Gagloev alla sua prima intervista a TASS nella sua nuova veste presidenziale, parlando della questione del referendum ha assunto una posizione più cauta rispetto al suo predecessore chiarendo che “Si deciderà insieme alla Russia”:
“Ancora una volta, voglio indicare la mia posizione, questo non è un processo unilaterale. Oggi vediamo che il nostro partner strategico – la Federazione Russa – occupandosi di questioni geopolitiche, sta conducendo un’operazione speciale in Ucraina per distruggere le formazioni neonaziste. Dobbiamo comprendere il nostro partner strategico. Non appena ci sarà un segnale, non appena ci sarà la comprensione che è giunto il momento, terremo sicuramente questo referendum”[5].
Cenni storici
Gli osseti (compresi tra l’Ossezia del Nord e l’Ossezia del Sud) possono vantare una ricca tradizione culturale che risale alle loro più lontane origini indoeuropee. Ancora oggi la lingua osseta si caratterizza per costrutti e termini d’origine iranica e viene ritenuta dai linguisti come una delle più antiche lingue viventi.
Gli odierni osseti vengono fatti risalire agli alani, identificati come la più potente tribù proveniente da antiche popolazioni di origine scitico-sarmatica. Gli alani, infatti, sono essenzialmente considerati i discendenti degli sciti e dei successivi sarmati.
Alle origini antichissime degli osseti, è seguita una storia molto travagliata, che li ha visti spesso sottoposti a dominazioni straniere. Fu proprio per assicurarsi una stabile protezione dagli aggressivi popoli confinanti, nonostante il loro lontano passato di potenza regionale, che fin dalla metà del XVIII secolo gli osseti manifestarono il desiderio di unirsi alla Russia per via diplomatica.
L’Ossezia divenne parte dell’Impero russo nel 1774, dopo la conclusione del trattato di pace di Kuchuk-Kainardzhi tra Russia e Turchia, che rimosse gli ostacoli per formalizzare l’affiliazione, su base volontaria, dell’Ossezia all’interno dell’Impero russo.
A seguito della caduta dell’Impero zarista, nel 1918, i territori dell’Ossezia del Sud vennero a far parte dell’effimera Repubblica Menscevica di Georgia, mentre quelli del Nord andarono a costituire una parte della Repubblica Sovietica del Terek.
Fu così che per la prima volta, il popolo osseto veniva diviso amministrativamente con la creazione di una frattura che perdura fino ad oggi.
Quel confine, che la stessa aspra conformazione geografica del territorio caucasico sul quale vivevano da secoli non era riuscita a imporre, veniva in quel momento introdotto con la politica. Per le due diverse entità statuali iniziarono due storie diverse:
– L’Ossezia del Nord, con il nome di “regione di Vladikavkaz”, verso la fine della guerra civile, nel gennaio 1921, fu inclusa nella “Repubblica Socialista Sovietica Autonoma delle Montagne” (Gorskaja ASSR). Il 7 luglio 1924 essa divenne una “Regione Autonoma” della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa e nel dicembre 1936 fu elevata al rango di “Repubblica Autonoma”, sempre nell’ambito della RSFSR.
– L’Ossezia del Sud, invece, il 20 aprile 1922, subito dopo l’arrivo e l’annessione della Georgia da parte dell’Armata Rossa venne riorganizzata come “Regione Autonoma” nella Repubblica Socialista Sovietica di Georgia. Col crollo dell’URSS l’Ossezia del Sud continuò a far parte della Georgia.
Tuttavia già verso la fine degli anni ‘90 la questione osseta sopita ma mai risolta si riaccese soprattutto per l’Ossezia del Sud. Fin dal 1989 si verificarono scontri etnici tra osseti del sud e georgiani, a seguito dell’accelerazione del processo di “georgianizzazione” dello stato georgiano, promossa dal leader nazionalista georgiano Zviad Gamsakhurdia, mediante l’applicazione del programma linguistico di stato che bandiva l’uso ufficiale della lingua osseta nell’amministrazione e nelle scuole della Regione Autonoma.
All’inizio di settembre del 1990, l’Ossezia del Sud dichiarava la propria sovranità rispetto alla Georgia, dopo che questa, a sua volta, aveva dichiarato la propria rispetto all’URSS. Come risposta l’11 settembre il Soviet Supremo georgiano, non solo annullava la proclamazione d’indipendenza osseta, ma nel dicembre stabiliva addirittura l’abolizione dello status di Regione Autonoma per l’Ossezia del Sud.
Sul finire dell’anno la situazione degenerò in un vero e proprio conflitto armato, al punto di dover proclamare lo stato d’emergenza. L’ordine venne ristabilito dall’intervento, mal visto dai georgiani, delle truppe del Ministero degli Interni russo.
Con queste premesse e con unostatus politico sempre in sospeso si capisce perciò l’entusiasmo della popolazione dell’Ossezia del Sud quando il 26 agosto del 2008 l’allora presidente russo Dmitrij Medvedev firmò il decreto per il riconoscimento della Repubblica dell’Ossezia del Sud. La risoluzione russa fu la risposta al violento attacco georgiano contro l’Ossezia del Sud del 7 e 8 agosto 2008. L’attacco georgiano fu neutralizzato solo dopo qualche giorno, quando Mosca davanti alla morte dei civili osseti rispose con un fulmineo e risolutivo intervento militare. Le truppe georgiane furono sbaragliate e rispedite indietro fino alla capitale Tbilisi.
Ora, in seguito all’effettuazione di un possibile referendum di adesione dell’Ossezia del Sud alla Federazione Russa, si potrebbe realizzare l’occasione unica e storica di riunificare in un unico stato il popolo osseto, diviso poco più di un secolo fa da contingenti, allora, eventi storici. Una ferita sempre aperta che ha continuamente gravato sul popolo osseto su entrambi i versanti del Caucaso, ma che ora potrebbe rimarginarsi.
La Federazione Russa, “Rossiskaja Federazija”, dal canto sua confermerebbe il suo ruolo di Grande Paese multietnico e multiculturale[6].
Tuttavia, prevedibilmente, un’eventuale annessione dell’Ossezia del Sud alla Russia, nella situazione attuale, rappresenterebbe una scossa tellurica non di poco conto sullo scacchiere geopolitico presente, non solo della regione caucasica, ma di tutto il quadrante dell’Europa orientale, dal Mar Baltico al Mar Nero.
[1] https://ria.ru/20220513/referendum-1788436251.html
[3] https://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/14237013
[5] https://tass.ru/interviews/14591283
[6] “Federazione Russa” in italiano si traslittera in “Rossiskaja Federazija” non in Russkaja. In russo il termine “russkij”, aggettivo e sostantivo, ci conduce alla dimensione etnica del termine, mentre “rossiskij”, che invece deriva da Rossija,il Paese, ci indica la dimensione pubblica e statuale. In italiano entrambi gli aggettivi “russkij” e “rossiskij” sono tradotti in “russo”; questo dato non aiuta la comprensione del concetto fondamentale di Federazione Russa – Grande Paese multietnico e multiculturale.
Anatolij Bibilov