Autore: Antonello Sacchetti – 02/03/2019
L’affaire Zarif dimostra innanzitutto quanto possano essere complesse le vicende interne alla politica iraniana. Se fossimo onesti, dovremmo ammettere che il 90% delle analisi espresse nell’immediatezza dell’annuncio, il giorno dopo erano del tutto inappropriate. Indubbiamente il ministro degli Esteri, incassata la fiducia non solo del presidente Rouhani, ma anche e soprattutto della Guida Khamenei e del generale Soleimani (cosa niente affatto scontata), sembra incassare un successo tattico sui suoi detrattori. Questo però non vuol dire – a mio avviso – che il JCPOA sia più saldo. Probabilmente il motivo di questo gesto così clamoroso da parte di Zarif, sta nel mancato coinvolgimento nell’incontro con Assad. La spiegazione di Soleimani – che ha affermato si sia trattato di un mero problema organizzativo – suona piuttosto goffa. Si dice che Zarif, in questi cinque anni, si sia dimesso addirittura 18 volte, ma solo in questo caso ha scelto di renderlo noto al mondo intero, attraverso un uso molto intelligente dei social. Ricordo che già in passato aveva usato Twitter e YouTube per sbloccare con annunci a sorpresa situazioni bloccate, come durante le stesse trattativa sul nucleare. Lo Zarif politico vince la partita. Non mi sbilancerei a fare previsioni più a lungo termine.
#ZarifCase– WRT – Whatsapp Round Table
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