Autore: Yaroslav Lissovolik – 14/03/2020
“Mi sono convinto che l’IA e le discipline circostanti porteranno un cambiamento nella coscienza umana, come all’epoca dell’Illuminismo.” – Henry Kissinger
Alla luce delle tristi condizioni in cui versano oggi nel mondo le Relazioni internazionali (RI), alcuni sostengono che potrebbe esserci un’occasione per un aggiornamento della Diplomazia internazionale, forse con elementi della tecnologia più avanzata nello stabilire linee di comunicazione tra i Paesi. Uno di queste aree in cui un aggiornamento tecnologico sta già progredendo è l’uso dell’Intelligenza Artificiale (IA) nella Diplomazia internazionale. In particolare, la Cina è stata attiva nell’utilizzo dell’IA nel fornire approfondimenti per i suoi diplomatici sui possibili scenari e sull’evoluzione degli eventi in campo internazionale. C’è anche un uso sempre più attivo dell’IA nel sostenere la Diplomazia economica nei negoziati commerciali. In futuro, sarà fondamentale garantire un maggiore accesso delle economie in via di sviluppo alle possibilità aperte dall’IA per concludere accordi internazionali e rafforzare la cooperazione internazionale.
L’uso dell’IA nella Diplomazia internazionale è stato ampiamente esplorato per quanto riguarda settori quali la sicurezza internazionale, l’uso di sistemi di armi autonome o il monitoraggio degli accordi conclusi. Al di là della sfera della sicurezza internazionale, vi è anche un’ampia gamma di settori della diplomazia economica, dove l’IA sta già iniziando a contribuire nel contesto della cooperazione internazionale. L’IA può rivelarsi uno strumento importante nella Diplomazia internazionale per instaurare un clima di fiducia tra le principali parti interessate nella risoluzione dei conflitti o nella risoluzione delle controversie, mediante l’uso di procedure imparziali che siano allo stesso tempo verificabili e trasparenti. In questi ambiti, l’elaborazione congiunta tra i vari Paesi dei sistemi di IA può attenuare le preoccupazioni relative all’obiettività o alla trasparenza di procedure/approcci provenienti da uno o più Paesi.
Nonostante i notevoli benefici associati all’uso dell’IA nella diplomazia internazionale, vi sono anche rischi significativi che devono essere affrontati in una fase iniziale di questo utilizzo nelle relazioni internazionali. A livello globale, uno dei principali rischi associati allo sviluppo dell’IA è la possibilità di un progressivo aumento del divario tecnologico tra le economie avanzate e quelle meno sviluppate. In particolare, un rapporto di Chatam House ‘Artificial Intelligence and International Affairs: Disruption Anticipated’ sostiene che “nel medio-lungo termine, l’esperienza dell’IA non deve risiedere solo in un piccolo numero di paesi – o esclusivamente all’interno di segmenti ristretti del popolazione“. Inoltre, la relazione sottolinea che “le aziende, le fondazioni e i governi dovrebbero stanziare fondi per sviluppare e implementare sistemi dell’IA con obiettivi umanitari“.
In effetti, i vantaggi nello sviluppo delle capacità di intelligenza artificiale si traducono in punti di forza economica che vanno da una base più forte per un’ulteriore innovazione tecnologica (causalità cumulativa nello sviluppo tecnologico) a una diplomazia economica più forte ed efficiente. Una corsa tecnologica tra paesi può generare polarizzazione e disuguaglianze in settori quali lo sviluppo dei talenti e l’accesso a tecnologie avanzate. Ed eticamente, all’interno della dimensione nazionale dello sviluppo tecnologico, c’è sempre la questione se le economie avanzate saranno pronte a condividere il loro know-how e le loro innovazioni con il resto della comunità mondiale. Ecco perché è necessario sviluppare l’IA e altre capacità tecnologiche a livello globale di organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite o le istituzioni di Bretton Woods. Un sistema di intelligenza artificiale a livello di istituzioni globali risolverebbe in parte il problema della diffusione dei progressi e delle capacità tecnologiche nelle economie meno sviluppate. Inoltre, al fine di affrontare i problemi globali come i cambiamenti climatici o le interruzioni dell’approvvigionamento energetico, è necessario disporre di una capacità di intelligenza artificiale globale che sia il prodotto della cooperazione e dei contributi dei singoli paesi. Più in generale, l’IA- come capacità tecnologica cruciale che assume sempre più una portata internazionale – probabilmente si svilupperà non solo a livello nazionale, ma anche a livello regionale (compresi forse accordi di integrazione regionale) e di economia globale. Esistono pertanto piattaforme internazionali e regionali di AI che potrebbero essere sviluppate per fornire sistemi di allarme rapido, algoritmi di strategia di negoziazione ottimali e / o sedi per la risoluzione delle controversie e la risoluzione dei conflitti. Un’area della diplomazia in cui l’IA sta già facendo la differenza sono i negoziati commerciali. In particolare, il Cognitive Trade Advisor (CTA) sviluppato da IBM “mira ad assistere i negoziatori che si occupano delle regole di origine (criteri utilizzati per identificare l’origine / nazionalità di un prodotto) rispondendo a domande relative ad accordi commerciali esistenti, dazi doganali corrispondenti a differenti regole di origine e persino i profili negoziali della parte di interesse”. Il CTA è stato creato nel corso dei negoziati commerciali tra Mercosur e il Canada e inizialmente si è concentrato sull’analisi delle regole di origine attraverso una combinazione di risorse di intelligenza artificiale, analisi dei dati e cloud computing.
In effetti, il CTA fornisce analisi su complesse questioni commerciali tecniche che altrimenti avrebbero richiesto una notevole quantità di tempo per la valutazione. Nel consentire ai negoziatori commerciali di scegliere la strategia ottimale, questo sistema di IA rafforza efficacemente il vantaggio competitivo della Diplomazia economica del paese sostenuta da tale tecnologia avanzata. Il CTA consente ai negoziatori commerciali di comprendere meglio le strategie dei partner commerciali e di ottimizzare la politica commerciale sulla base dei dati in arrivo. Include anche un assistente cognitivo di nome “Adam”, un assistente di IA commerciale che è in grado di comprendere il linguaggio umano e può affrontare varie domande sugli accordi commerciali. Tali miglioramenti dell’IA nel contesto della Diplomazia economica possono essere particolarmente utili per i mercati meno sviluppati ed emergenti, spesso ostacolati dalla mancanza di personale qualificato nell’ambito dei negoziati commerciali.
Infine, è improbabile che l’IA sostituisca i diplomatici, e in effetti la Diplomazia sarà probabilmente una delle ultime professioni a soccombere (se mai) all’assalto dell’I A. La Diplomazia internazionale è una questione troppo importante per essere affidata esclusivamente ai robot e all’IA. C’è anche una forte componente interdisciplinare nella Diplomazia internazionale che limita intrinsecamente la portata della domanda di IA. Ciò non impedisce tuttavia che l’IA diventi un fattore sempre più importante nelle relazioni internazionali e nella Diplomazia, poiché le capacità tecnologiche diventano il principale vantaggio competitivo nella lotta per il potere nel campo internazionale.
Riferimenti:
M.I. Cummings et al. Chatam House report. Artificial Intelligence and International Affairs. Disruption anticipated. June 2018
Ben Scott, Steffan Heumann and Philippe Lorenz. Artificial intelligence and foreign policy. Stiftung Neue Verantwortung. January 2018.
Artificial intelligence summit focusses on fighting hunger, climate crisis and transition to “smart sustainable cities”. United Nations website. May 2019. http://news.un.org/en/story/2019/05/1039311
Corneliu Bjola. Diplomacy in the age of artificial intelligence. ARI 98/2019 – 11/10/2019
Abjhijeet Katte. How AI is running China’s foreign policy. 31/07/2018
Henry Kissinger Warns That AI Will Fundamentally Alter Human Consciousness
Traduzione a cura di Ylenia Casati (UnInt – Università degli Studi Internazionali di Roma).
L’articolo “L’era della diplomazia digitale”, qui riprodotto in lingua italiana grazie al gentile permesso di Pavel Cheremisin, direttore del Valdaiclub.com Editor-in-Chief, è stato precedentemente pubblicato il 12/02/2020 presso “Valdai Discussion Club”
Yaroslav Lissovolik – Direttore di programma presso il Valdai Discussion Club.
Yaroslav Lissovolik ha lavorato presso il Fondo monetario internazionale, a Washington, dove è stato consigliere del Direttore esecutivo della Federazione Russa (2001-2004). Nel 2004 è entrato a far parte di Deutsche Bank in qualità di Chief Economist e nel 2009 è diventato Head of Company Research in Russia, quindi nel consiglio di amministrazione di Deutsche Bank in Russia nel 2011. Nel 2015-2018 Yaroslav Lissovolik è stato Chief Economist e successivamente Amministratore delegato di Ricerca e membro del consiglio di amministrazione della Eurasian Development Bank (EDB). Dal 2018 è Senior Managing Director – Head of Research presso Sberbank Investment Research (CIB).Inoltre, Yaroslav Lissovolik è membro del Council on Foreign and Defence Policy (CFDP), della Bretton Woods Committee e del Russian International Affairs Council (RIAC). Nel 2012 Yaroslav Lissovolik è diventato membro del Consiglio di esperti governativi.Ha pubblicato libri sull’ingresso della Russia nell’OMC e l’integrazione della Russia nell’economia mondiale, nonché numerosi articoli e documenti su questioni economiche e politiche.