Autore: Alberto Cossu – 22/06/2022
L’India nell’intero anno 2021 ha importato dalla Russia circa 12 milioni di barili. Nei primi 5 mesi del 2022 ha quintuplicato l’importazione, arrivando a circa 60 milioni (Russia becomes India’s second biggest oil exporter, trade sources’ data show)
L’incremento e l’accelerazione degli acquisti è notevole come dicono i numeri. La Cina, sebbene non abbia i ritmi di crescita esponenziali delle importazioni di petrolio dell’India, incrementa gli acquisti e diventa il primo cliente della Russia. La Germania, dopo essere stata a lungo in prima posizione, diventa il secondo mercato per la Russia. Così ì due giganti asiatici consentono alla Federazione Russa di ammortizzare l’embargo occidentale e di incassare liquidità preziosa in un momento in cui è indispensabile. In parte l’economia russa sta diversificando i suoi clienti e dimostra una certa resilienza considerato anche il fatto che il rublo è una delle valute più performanti del momento, anche se il suo successo è dovuto a politiche di sostegno della valuta da parte della Banca Centrale della Federazione. Quello che sta succedendo è che le gerarchie mondiale nel mercato delle risorse fossili vengono sconvolte ed insieme ad esse gli equilibri geopolitici.
L’Arabia saudita è stata scavalcata dalla Russia come secondo fornitore di petrolio dell’India. Nel mese di maggio, infatti, le forniture sono arrivate a 800 mila barili da 270 nel mese di Aprile. Dopo l’Iraq, quindi, Mosca è il secondo fornitore di petrolio in pochi mesi dall’inizio della guerra.
In totale nei primi 100 giorni della guerra la Russia ha guadagnato circa 93 miliardi di dollari dall’export di energie fossili. L’India rappresenta circa il 18 % del export russo di petrolio ed è ormai diventata un cliente significativo per Mosca.
Le ragioni di questa accelerazione degli acquisti sono in gran parte dovute a proposte vantaggiose di vendita offerte da Mosca ma anche da ragioni politiche: offrire solidarietà politica alla Russia in un momento in cui le pesanti sanzioni imposte dall’Occidente rischiano di compromettere il futuro dell’economia. Solidarietà maturata per l’India nei lunghi anni della guerra fredda e in seno a contesti internazionali come il Forum dei BRICS, SCO e RIC (Russia, Cina India). Quindi non un fatto occasionale, bensì il risultato di anni di confronto in cui principalmente si è parlato di sicurezza ma anche di sviluppo economico e di come assumere un ruolo più adeguato all’interno delle organizzazioni internazionali dominate dai paesi Occidentali.
Oggi l’Occidente si accorge di una realtà che si stava formando da tempo e che consapevolmente intende farsi carico anche dei problemi asiatici e in primo luogo dell’Afganistan, abbandonato al suo destino dagli Usa (Cosa aspettarsi dal Summit Russia-India).
L’India ha ripreso i contatti con i talebani nella prospettiva di alleviare i problemi di base del paese a cominciare da quelli alimentari.
Il petrolio russo viene offerto a sconti del 30% sul prezzo del Brent. L’estrazione del petrolio in Russia ha costi molto ridotti, pertanto, il break-even point si colloca intorno ai 30 dollari. Solo l’Arabia saudita ha costi inferiori di estrazione. Questo è il motivo per il quale la Russia può permettersi di praticare sconti consistenti e mantenere margini di guadagno significativi che, seppur ridotto, è molto remunerativo.
È interessante il fatto che una parte del petrolio che viene lavorato nelle raffinerie asiatiche poi venga rivenduto in tutti i paesi e anche in quelli che hanno imposto le sanzioni alla Russia.
Questa situazione potrà creare degli squilibri (The End of Energy Free Trade – WSJ). Infatti crea un vantaggio competitivo per l’India e la Cina, le quali rispetto ai paesi europei possono produrre con costi del petrolio molto più bassi ed inoltre si formano due paesi che posso fare trading sul petrolio russo.
In conclusione, le sanzioni stanno creando degli effetti perversi non voluti: colpiscono i paesi che le hanno imposte e creano dei vantaggi per paesi terzi rispetto al conflitto come Cina e India. Inoltre se è vero che la Russia riduce i volumi di produzione e altrettanto vero che i margini di guadagno rimangono agli attuali prezzi (superiori ai cento dollari) molto alti, tali da consentire a Mosca di creare dei vantaggi per i paesi che gli sono amici. In sostanza Mosca mette in condizione India e Cina di produrre energia e altri prodotti derivanti dal petrolio a prezzi che posso creare dei terremoti nell’attuali gerarchie mondiali.
Negli Stati Uniti ed in Europa gli alti prezzi degli idrocarburi generano inflazione e probabilmente recessione in prospettiva a breve termine.
Inoltre, bisogna considerare il fatto che Il petrolio russo, così come il gas, è concorrenziale nel prezzo. Questo è un dei diversi fattori che ha consentito ad un’economia come quella della Germania di mantenere una competitività elevata. In un intervista al NYT il cancelliere Schroder (Interview With Gerhard Schröder – The New York Times (nytimes.com) lo dice esplicitamente e fa capire come l’avvicinamento alla Russia oltre che da ragioni di Real-Politik fosse anche motivato da considerazioni esplicitamente economiche.
La diversificazione in atto da parte dei paesi europei verso altri fornitori di energie fossili sarà in grado, anche se con molta difficoltà, di assicurare volumi necessari ma non prezzi concorrenziali come quelli della Russia.
Le attuali sanzioni stanno creando degli squilibri strutturali tali da rafforzare il rafforzamento dei paesi asiatici e in primo luogo dei due giganti Cina ed India che sembrano determinati ad approfittarne, incuranti delle sanzioni minacciate.
Il caso dell’India è quello più eclatante. La politica estera indiana verso Mosca è dettata sia da ragioni economiche che di geopolitica condivise con Russia e Cina. Questi paesi, infatti, sono riuniti in un organismo di consultazione e coordinamento delle politiche di sviluppo economico (BRICS), rivendicano rispetto all’Occidente un ruolo adeguato in considerazione del loro crescente peso nel contesto globale.
Sembra, quindi, che le sanzioni stanno avendo un effetto di accelerazione della transizione del potere da Occidente (Usa ed Europa) ad Oriente. In questo contesto un attore che gioca un ruolo fondamentale è la Federazione Russa. Essa è stata messa nella condizione di alterare gli equilibri mondiali almeno nel settore degli idrocarburi e di altre materie primi così come delle commodity alimentari a favore di paesi che rientrano in un sistema di relazioni “amichevoli” o non ostili e che condividono un complesso di obiettivi che sono di rafforzamento del loro ruolo a livello internazionale.
Questa è una realtà di cui tenere conto quando si tenta di piegare l’economia russa, che è vero più piccola se paragonata a quella Europea e Usa, ma dispone della possibilità di influenzare pesantemente i principali mercati degli idrocarburi e anche di molte materie prime come nickel, uranio ecc., importanti per il funzionamento del sistema produttivo non solo europeo ma anche statunitense. La corretta valutazione del potere potenziale di un avversario è il primo passo per non perdere una partita che in questo momento è decisiva.