Autore: Giuseppe Romeo – 13/01/2020
Nello scrivere i Viaggi di Gulliver, l’arguto pastore anglicano Jonathan Swift non aveva in mente una località particolare se non affidarsi ad una Lilliput di un altrove qualunque. Dotato di una buona dose di pragmatismo, egli guardava alle condizioni politiche di una nazione dominante, il Regno Unito, che superando le prove pro-repubblicane di Cromwell, vedeva ri-consolidarsi l’istituzione monarchica con i limiti di una morale puritana, le contraddizioni politiche che spesso cadevano in un senso di giustizia dei potenti dove la guerra, ultima ratio regum, era il massimo epilogo dell’idiozia. Nel suo narrare tra l’ironico e la satira pungente, l’idea di uno scontro tra piccoli e grandi non era qualcosa di semplice, ma solo una sorta di lotta tra punti di vista di pochi eletti. Piccoli e grandi uomini, piccoli e grandi drammi che nella storia del mondo si sono e si sarebbero succeduti tra trappole varie e imperizie, con il risultato di traghettare in nome di principi, spesso egoisticamente, ritenuti universali, popoli e anime in guerre e violenze che hanno contrassegnato anche epoche recenti. Due guerre mondiali, un processo di decolonizzazione mai maturato e fatto sopravvivere all’interno di un’idea di globalizzazione eterodiretta, la definitiva archiviazione – con buona pace di chi ancora oggi sostiene l’esistenza di una coscienza universalistica nella comunità internazionale – di quanto sopravvissuto di un internazionalismo post-wilsoniano, hanno fatto sì che gli Stati Uniti si riproponessero, anche dopo la “vittoria” apparente della Guerra Fredda, nuovamente quali artefici dei destini del mondo. Nel perseguire questa via americana alla democrazia pro domo propria – erede del migliore eccezionalismo della nazione scelta dalla Provvidenza per guidare il mondo e costretta ineluttabilmente ad adempiere a tale evidente (manifesto) Destino – sembra che il luogo della resa dei conti con il resto del mondo debba essere ancora una volta il Medio Oriente. Una nuova Megiddo si preparerebbe alle porte della storia, con Israele che tenderebbe a far giocare d’anticipo l’alleato di sempre. Un luogo nel quale sembrano consumarsi diritti e pretese di chi ritiene di ancorare la propria global vision ad un’esclusiva di riscatto del mondo dall’oscurità. Un luogo nel quale si trasferisce l’intimo conflitto tra il manifestare un sentimento tipicamente evangelical nell’essere espressione della nuova Terra Promessa in America e un Islam politico che si colloca, quest’ultimo, come esempio della realizzazione della volontà di un Dio terreno, ma al di sopra di ogni ragionevole condizione umana di libertà. Tutto questo, condito dalla solita salsa di valori e di ragioni che tendono a legittimare ogni scelta ed ogni conseguenza di atti spesso contrari al più semplice diritto delle genti (o dei popoli).
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Giuseppe Romeo. Accademico, analista politico e pubblicista, è autore di diversi articoli scritti per riviste di settore nell’ambito della difesa e della storia delle relazioni internazionali tra le quali “Rivista Militare”, “Informazioni della Difesa”, “Affari Sociali Internazionali”, “Eurasia”, “Imperi” oltre che per “Rivista di Politica”. Tra i volumi pubblicati, oltre alle opere monografiche dedicate al diritto e al Mediterraneo, si ricordano La politica estera italiana nell’era Andreotti (2000); Eurosicurezza. La sfida continentale. Dal disordine mondiale ad un ordine europeo (2001); La fine di un mondo. Dai resti delle torri gemelle una nuova teoria delle relazioni internazionali (2002); La guerra come destino? Palestinesi ed israeliani a confronto. La paura della pace (2002); L’acqua. Scenari per una crisi (2005); All’ombra della mezzaluna. Dopo Saddam, dopo Arafat, dopo la guerra (2005); L’acqua. Scenari per una crisi (2005); Il Fronte Sud dell’Europa. Prospettive economiche e strategie politiche nel Mediterraneo (2007); L’ultimo soldato. Pace e guerra nel nuovo mondo (2008); La Russia postimperiale. La tentazione di potenza (con Alessandro Vitale, 2009); Un solo Dio per tutti? Politica e fede nelle religioni del Libro ( con Alessandro Meluzzi, 2018).