Autore: Alberto Cossu – 19/06/2023
Nei prossimi giorni il primo Ministro indiano Narendra Modi visiterà gli Usa su invito del Presidente americano Biden. Sarà un evento che in qualche modo segnerà il successo del modello diplomatico indiano e verrà seguito con grande attenzione in molti paesi. Modi parlerà al Congresso riunito, un privilegio riservato a pochi altri politici, e firmerà importanti accordi soprattutto tecnologici e nel campo della difesa. Non si parlerà di conflitto in Ucraina o di altre tematiche divisive quali Cina, democrazia, diritti umani. La visita arriva in un momento in cui le relazioni tra i due paesi non possono essere giudicate come le migliori, anche per la persistente volontà indiana di non condannare la Russia per il conflitto in Ucraina e di continuare i rapporti commerciali con la Federazione senza applicare sanzioni imposte dagli USA. Inoltre, l’India ha respinto recentemente una proposta, a dire il vero alquanto avventata da parte Usa, di entrare a far parte della Nato. Un segno che il modello diplomatico indiano creato da Modi e dal ministro degli esteri Jaishankar non solo funziona ma attrae l’attenzione di molti paesi, come quelli del Golfo tra i quali l’India gode di una forte reputazione, soprattutto per l’abilità diplomatica con cui vengono gestiti i rapporti evitando ingerenze di qualsiasi tipo.
Il modello indiano
Il modello indiano dimostra che un paese può combinare con successo il non allineamento diplomatico e il mantenimento di strette relazioni con i principali player geopolitici del mondo. L’India ha perseguito una politica di non allineamento da quando ha ottenuto l’indipendenza più di 75 anni fa, ma l’ha perfezionata negli ultimi anni. La prossima visita di stato del primo ministro Narendra Modi a Washington è un segno che il “modello indiano” sta funzionando, e i governanti mediorientali e non solo loro osserveranno da vicino per vedere esattamente come viene realizzato. Esso rappresenta un modello alternativo a quello binario “amico nemico”.
La maggior parte degli stati del Medio Oriente sono combattuti tra la necessità di avere un rapporto più stretto con gli USA e la sensazione di mancato rispetto da parte di questi ultimi. Gli Usa infatti criticano le loro politiche interne, le politiche di sicurezza, spingono verso una liberalizzazione dei mercati finanziari in modo che le imprese statunitensi ne possano approfittare, sollevano critiche relative ai diritti umani e al livello di democraticità trattandoli più da vassalli che da partner e stati sovrani.
L’India invece è riuscita a mantenere una propria indipendenza, allineando i propri interessi con quelli degli USA quando questi corrispondono all’interesse nazionale; ma quando contrastano, continua a seguire la bussola della politica nazionale. Questo è il segno che la classe politica indiana guidata da Modi è diventata sempre più consapevole della posizione strategica dell’India nel contesto geostrategico globale.
Qualche anno fa l’esperto americano di geopolitica Robert D. Kaplan nel suo libro the Revenge of Geography scriveva: “mentre USA e Cina diventano grandi rivali, le scelte di posizionamento internazionale dell’India potranno determinare il corso della geopolitica nel continente euroasiatico del 21 secolo”. Si potrebbe aggiungere che alla luce degli avvenimenti più recenti l’influenza dell’India sta travalicando questa area geografica per assumere un livello più globale. La consapevolezza di essere un attore vitale per gli equilibri geopolitici si sta affermando nella classe politica indiana.
Forte di questa consapevolezza, l’India ha sfruttato la capacità di esercitare piena sovranità politica per assumere scelte di politica estera indipendenti nell’interesse nazionale. Inoltre, la naturale collocazione geografica – che la pone al centro del Oceano Indiano – ne esalta la funzione di cerniera di collegamento tra Medio Oriente e Estremo Oriente. Un attore imprescindibile di cui non si può non tener conto per gli assetti geo-strategici globali.
Il Pil dell’India nel 2023, secondo le previsioni dell’IMF, crescerà del 6,8%. Comunque sia l’India è tra le grandi economie quella che cresce di più, e probabilmente nel futuro potrà trarre ulteriore vantaggio dalle politiche di acquisizione delle risorse energetiche acquisite dalla Federazione Russa a prezzi concorrenziali rispetto alla competizione internazionale.
In sintesi, un paese che sta sempre più facendo sentire il suo peso economico e geo- politico. L’India è diventata la 5° potenza economica mondiale superando la Gran Bretagna. Fa parte di SCO e BRICS e sta espandendo le sue relazioni sia verso Est, per esempio, rafforzando i rapporti economici con il Giappone, verso l’area del Medio Oriente ed in particolare con gli Emirati Arabi a cui è legata da un rapporto di collaborazione strategica su molti settori, tra cui anche quello logistico finalizzato ad aprire uno sbocco verso il Mediterraneo. Ha consolidato le relazioni economiche con la Russia e, nonostante ciò, non ha compromesso il rapporto con gli Usa, anche se i rapporti con Cina e soprattutto con il Pakistan non sono privi di frizioni. L’India, forse in modo poco, appariscente guarda anche all’Africa dove compete con la Cina in settori che sono quelli dell’ITC e della sanità. Con l’Europa le relazioni sono ancora tiepide, nonostante essa costituisca uno dei principali mercati per l’export dei prodotti indiani. L’idea di creazione di un’area di libero scambio richiederà ancora molti anni prima di realizzarsi.
Insomma, l’India è riuscita contemporaneamente ad avvicinarsi agli Stati Uniti e ai suoi alleati pur rimanendo decisamente disallineata. Gruppi guidati dagli Stati Uniti come il “Quad” (Quadrilateral Security Dialogue QSD) e “I2+U2” (costituito da Emirati Arabi Uniti, Israele, Usa e India) cercano di costruire modelli di cooperazione che coinvolgono l’India con alcuni dei partner più stretti dell’America. Tuttavia, su questioni come la condanna della Russia dopo la sua invasione dell’Ucraina, l’India non prende posizione seguendo la logica binaria amico nemico richiesta dalla potenza egemone. Allo stesso modo, l’India sta gestendo le relazioni con la Cina evitando accuratamente attività che potrebbero inasprire le relazioni.
In un recente articolo su Foreign Affairs, Ashley Tellis sostiene che la partnership degli Stati Uniti con l’India è gravemente sbilanciata. Scrive che l’India non dimostra un particolare attaccamento verso la conservazione dell’ordine internazionale liberale. Cerca invece principalmente di acquisire tecnologie avanzate dagli Stati Uniti per rafforzare le proprie capacità economiche e militari e rendere più agevole così la sua ascesa come grande potenza in grado di bilanciare la Cina in modo indipendente. Non si sente obbligata a modificare le sue scelte strategiche in funzione del supporto americano o delle richieste di questi che prevedono scelte di allineamento.
La posizione dell’India, che mette in crisi l’unipolarismo americano e apre la strada verso un multipolarismo che si deve ancora consolidare, è vista con interesse da molti paesi in particolare da quelli del Golfo persico che vorrebbero sviluppare ulteriormente i loro considerevoli legami economici con la Cina, proteggersi dall’abbandono strategico degli Stati Uniti mantenendo legami con la Russia e contrattare con gli Stati Uniti da una posizione di forza.
In conclusione, l’India esplora come funziona il mondo multipolare e prepara soluzioni diplomatiche che possono sembrare contorte alla diplomazia occidentale abituata a muoversi su ragionamenti binari. Attraverso la partecipazione ai BRICS e ad organizzazioni internazionali come lo SCO, e praticando una diplomazia sempre più abile in Medio Oriente e nel resto del mondo, sta costruendo i presupposti che legittimano e rafforzano l’idea di una politica di non allineamento dimostrando esattamente come essa può essere attuata.
La visita di Modi è importante per l’India, ma rappresenta anche un’occasione per altri paesi di rendersi conto come può funzionare un ordine multipolare e di quali sono i nuovi modelli diplomatici che si stanno formando.