Autore: Alberto Cossu – 06/08/2019
Il governo Modi con un decreto Presidenziale ha fatto cessare l’autonomia speciale di cui godeva lo stato del Kashmir e Jammu. Contemporaneamente ha istituito entità territoriali separate con poteri molto limitati facendo cessare l’unità statale. Il presidente del Kashmir e Jammu è stato esautorato e messo agli arresti domiciliari. Di fatto buona parte dei poteri ritornano al governo centrale di New Delhi che con questo provvedimento può controllare direttamente il territorio. La decisione rischia di aggravare i rapporti con il Pakistan che ha protestato e contestato l’operato del governo Indiano considerandolo una minaccia per la pace nell’area.
Qualche giorno fa il governo Modi aveva lanciato un’allarme terrorismo con conseguente evacuazione dai territori turistici, intrapreso misure restrittive verso la popolazione residente, come la limitazione delle comunicazioni internet, e rafforzato la presenza dei militari.
I rapporti tra Pakistan e India in questi ultimi mesi non sono migliorati. Anzi, agli inizi dell’anno si sono verificati pesanti scontri armati che hanno fatto temere l’esplosione di un conflitto tra i due paesi. Perciò la decisione del governo indiano di revocare lo status speciale di autonomia al Kashmir e Jammu potrebbe contribuire ad accentuare la rivalità e a rendere esplosiva la situazione nell’area.
La decisione giunge in un momento in cui il Pakistan -in forti difficoltà economiche dovute ad un consistente indebitamento che ha richiesto l’intervento del FMI- ha ripreso a dialogare con gli USA. Su richiesta del Presidente Trump il primo ministro Pakistano Kumar si è reso disponibile per favorire un accordo di pace con i Talebani in vista di un ritiro americano. Mentre il presidente USA si è offerto come mediatore tra India e Pakistan al fine di ristabilire le relazioni tra i due paesi.
Dall’inizio del secondo mandato di Modi i rapporti tra USA e India si sono progressivamente deterorati. Le ragioni sono diverse e riguardano principalmente lo stato degli scambi commerciali tra i due paesi, le questioni di carattere strategico come l’acquisto da parte dell’India del sistema di difesa SS400 dalla Russia, i rapporti con l’Iran e la richiesta statunitense d’interruzione degli acquisti di petrolio, nonché il ruolo del Pakistan rispetto al progetto CPEC, asse fondamentale della Via della seta.
L’India pur essendo un partner strategico degli USA nell’ambito della strategia Indo Pacifico intende mantenere una certa autonomia nelle scelte riguardo alle forniture militari. La cosa non è gradita all’amministrazione statunitense che invece vorrebbe che l’India, in quanto partner nell’ambito della strategia Indo Pacifico, valutasse con attenzione la compatibilità nelle scelte tra diversi armamenti.
Insomma gli Stati Uniti sostengono che non si può essere partner ed acquistare armi dalla Russia. Questa posizione è, inoltre, giustifica da ragioni di carattere tecnico che la sconsigliano. Il caso si è presentato anche per la Turchia che però è partner Nato.
In questo quadro il fatto che il Pakistan abbia ripreso ruolo nelle strategie degli USA allarma l’India che considera il paese una minaccia alla sua sicurezza nazionale in quanto viene accusato di ospitare e proteggere gruppi terroristici.
Pertanto, la decisione del governo Modi andrebbe letta come un atto che intende dimostrare la volontà dell’India di non ammettere alcuna forma di terrorismo, ma anche come un’intenzione a voler perseguire una strategia di autonomia decisionale rispetto a player globali come gli USA.
E’ una scelta rischiosa in quanto potrebbe spingere il Pakistan ad assumere posizioni sempre più intransigenti. A questo punto il ruolo di mediazione degli USA diventa sempre più difficile e rischioso. L’India è un paese cruciale per gli equilibri geopolitici asiatici e gli Usa non si possono permettere di far deteriorare ulteriormente le relazioni perché mancherebbe un pilastro fondamentale della strategia di contenimento della Cina proprio nel momento in cui un player dell’area come il Pakistan raccoglie i frutti “inaspettati” delle politiche espansionistiche cinesi imperniate sulla Via della Seta.
Il Pakistan fortemente indebitato sta, infatti, ripensando la strategia rispetto alla BRI cinese. Questo è uno dei motivi che hanno indotto il governo pakistano a riavvicinarsi agli Stati Uniti e all’inizio dell’anno a dialogare con l’Arabia Saudita alla ricerca di risorse finanziare da investire in progetti di sviluppo economico. La mossa del governo Modi potrebbe accendere le polveri e spingere verso posizioni intransigenti entrambe le parti oppure spingere anche il Pakistan ad un negoziato in cui si cerca una soluzione di reciproco vantaggio in una area del mondo che è cruciale per gli equilibri geopolitici globali.
In conclusione la decisione inaspettata sul Kashmir e Jammu è un chiaro messaggio a tutti gli attori che operano nel contesto del Oceano Indiano Occidentale attraverso il quale si vuol fare intendere che non si può prescindere dall’India per trovare soluzioni pacifiche nella regione.