Autore: Giuseppe Gagliano – 06/07/2019
Fino al 1914, la Gran Bretagna era la principale potenza marittima del mondo. Oggi la Cina sta cercando di conseguire un’analoga egemonia minacciando quella americana .
L’inversione attuata nella politica estera cinese le ha consentito di costruire Sette dei più grandi porti container del mondo . Tianjin (140 km da Pechino) è uno dei porti più attivi al mondo. Inoltre, le compagnie cinesi hanno già contribuito, come parte delle “Silk Roads”, alla costruzione o all’espansione di 42 porti in 34 paesi diversi. Più della metà della ricchezza nazionale è concentrata sulle regioni costiere cinesi, che tuttavia rappresentano solo una piccola parte del territorio. La sua flotta è ora responsabile della difesa delle coste ma anche dei corridoi marittimi attraverso i quali passa l’85% del commercio della Repubblica popolare.
È indubbio che la Cina abbia posto in essere una politica di egemonia marittima per ragioni prettamente geopolitiche : la Cina infatti non è geograficamente ben posizionata e, a differenza degli USA, condivide le frontiere terrestri con 14 paesi. Dal 1430 fino all’epoca della politica maoista, la Cina si è infatti concentrata quasi esclusivamente sulla sua dimensione terrestre; quando tuttavia si è dovuta confrontare con la globalizzazione, la protezione delle rotte commerciali è diventata per la Cina una priorità fondamentale.
Anche la sua morfologia geografica -alludiamo alla catena di isole che si trova di fronte alle sue coste controllate da paesi certamente non favorevoli alla Cina come il Giappone, le Filippine, il Vietnam la Malesia e soprattutto Taiwan- l’ha indotta a riorientare la sua politica estera. Basti pensare alla centralità che Taiwan riveste per Pechino. Essa, infatti, non solo viene considerata parte integrante del suo territorio, ma gioca un ruolo fondamentale perché il suo controllo priverebbe gli Stati Uniti di una portaerei naturale e consentirebbe alla Cina di avere il controllo del Mar cinese spalancandogli la porta del Pacifico.
Servendoci della riflessione di Nicholas Spykmann Taiwan rappresenta in un certo senso la chiave di volta per conseguire l’egemonia del Mediterraneo asiatico. D’altra parte proprio Spykmann, nel 1942, aveva pienamente compreso come la Cina, nel caso in cui avesse voluto controllare il Mediterraneo asiatico ,sarebbe stata in grado di minacciare non solo in Giappone ma tutte le potenze occidentali. A proposito delle isole come Taiwan, Okinawa e Diego Garcia , è necessario sottolineare che queste consentono la capacità di proiezione per difendere gli interessi nazionali di una nazione. Infatti, la capacità di proiezione è un fattore tutt’altro che trascurabile all’interno di un conflitto di tipo tradizionale e il mantenimento di basi navali o aeree consente a un paese di avere una sorta di estensione della sua politica di potenza. Non a caso gli USA hanno sempre attribuito una grande importanza al rafforzamento di una rete di basi in quanto queste facilitano anche le capacità logistica. Sotto il profilo strettamente storico la dottrina Carter ha certamente dato un impulso significativo con la realizzazione della Rapid Deployment Force .
In questo contesto non vi è alcun dubbio che il ruolo delle portaerei sia importante perché queste costituiscono uno strumento rapido di proiezione di potenza. A tale proposito pensiamo alla guerra del Pacifico in cui le portaerei hanno avuto una fondamentale consentendo agli Stati Uniti di conseguire rilevanti successi militari .
Bibliografia
Marco Giaconi, Spazio e potere. Modelli di geopolitica, Franco Angeli, 2003
Manlio Graziano, Geopolitica .Orientarsi nel grande disordine internazionale ,il Mulino,2019