Autore: Lisa Caramanno – 15/02/2019
Nell’ambito del progetto #PlatformEurope , Vision & Global Trends ha intervistato la Senatrice del Partito Democratico (PD) Laura Garavini, Vicepresidente della Commissione Difesa del Senato la quale, alle domande sulla Brexit e al possibile “no deal”, ha risposto che il governo italiano avrebbe dovuto già prepararsi per tempo, al fine di tutelare i connazionali residenti in Gran Bretagna, e le aziende italiane protagoniste nel comparto della difesa e dell’alta tecnologia.
Lisa Caramanno: Senatrice Laura Garavini, quale Europa vorrebbe uscisse dal risultato delle prossime urne?
Laura Garavini: Senza dubbio un’Europa solidale che prosegua il processo di integrazione europea e che, quindi, miri a un processo di estensione dei diritti e dei valori di uguaglianza, pari opportunità, democrazia e crescita.
Lisa Caramanno: Il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, intervenendo in aula, agli inizi di gennaio, a Strasburgo per la celebrazione dei vent’anni dell’euro, ha fatto ammenda sulla gestione della crisi in Grecia, fino ad arrivare a dire che “l’austerità fu avventata”. Quale ruolo hanno avuto le politiche di austerity nell’attuale processo di crisi e di disintegrazione dell’Unione Europea?
Laura Garavini: Le politiche di austerity messe in atto dalle destre, in concomitanza con la crisi del 2008, hanno creato sicuramente situazioni di forte disagio in una serie di Paesi, in particolare nel Sud Europa, producendo ampie sacche di disoccupazione, soprattutto tra le nuove generazioni. Una delle possibili conseguenze di questa eccessiva austerità sta proprio nel successo elettorale di una serie di forze antieuropeiste, sovraniste populiste.
Lisa Caramanno: Lei è membro della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Per una maggiore cooperazione a livello europeo nel contrasto e nella lotta alle mafie, il ruolo di Eurojust andrebbe ridefinito?
Laura Garavini: Serve una vera procura europea antimafia, sul modello della Direzione nazionale antimafia italiana. Eurojust rischia di essere solamente una realtà amministrativa, mentre serve una procura che metta realmente e concretamente in atto delle inchieste, anche a livello sovranazionale.
Lisa Caramanno: Venendo all’attuale tema dell’immigrazione, Lei ha curato diversi progetti per l’integrazione di cittadini di origini straniere sia in Germania che in Europa. Cosa significa per lei ‘fare integrazione’, anche a livello europeo?
Laura Garavini: “Fare integrazione” vuol dire mettere in campo una serie di misure che favoriscano pari dignità a diritti e doveri dei migranti. Misure quali l’apprendimento della lingua locale, le facilitazioni per la ricerca di un’occupazione e, al contempo, anche conoscenza delle abitudini e delle regole e leggi del Paese di arrivo, proprio per riuscire a conciliare il personale diritto di cittadino con il contemporaneo rispetto delle consuetudini e norme locali.
Lisa Caramanno: All’indomani del referendum britannico, i rappresentanti di 23 paesi europei (tra cui la Germania e la Francia) hanno firmato un accordo con cui si sono impegnati ad aumentare la spesa militare, a coordinare lo sviluppo e l’acquisto di tecnologie militari e a mettere in comune parti sempre maggiori dei loro eserciti nazionali. Qual è la sua opinione sul progetto di cooperazione PESCO ?
Laura Garavini: È estremamente significativo che grazie, anche, al protagonismo italiano, l’Europa sia riuscita finalmente a dotarsi di una difesa europea. Si tratta di un traguardo ambito per decenni. Ora però, a causa dei tagli adottati dal nostro Governo, rischiamo di compromettere la partecipazione dell’Italia a progetti strategici per i quali l’Europa ha stanziato risorse, e ai quali l’Italia era riuscita ad aderire durante i Governi a guida PD. Restare fuori da questi progetti, proprio in fase di lancio da parte dell’Unione Europea, può significare per l’Italia vedersi precluse opportunità storiche.
Lisa Caramanno: Concludiamo con la Brexit: in caso di ‘no deal’, il nostro paese come dovrebbe o avrebbe dovuto già prepararsi, in particolare nel comparto della difesa e dell’alta tecnologia che vede protagoniste molte aziende italiane?
Laura Garavini: Dice bene. Il nostro Governo avrebbe dovuto prepararsi per tempo. Ma ancora non l’ha fatto. Proprio in questi giorni, insieme ad altri colleghi senatori del PD, ho interrogato il Ministero per i rapporti con l’Unione Europea su quali strumenti normativi intenda adottare per tutelare i nostri 700mila connazionali italiani residenti in Gran Bretagna, che rischiano di trovarsi da un giorno all’altro senza alcuno status giuridico. Mentre altri Paesi europei si sono già organizzati, l’Italia sta a guardare. Ed è un ritardo molto grave, se pensiamo che quasi la metà del surplus commerciale di circa 23 miliardi annui riguardi un settore produttivo strategico, come quello della difesa con un indotto di 7mila addetti. Il ripristino di dazi e controlli doganali è sempre più plausibile, con il conseguente danno per la bilancia commerciale a tutto svantaggio delle nostre piccole e medie imprese. Non dimentichiamo, inoltre, che il Regno Unito rappresenta il quarto mercato per l’export alimentare italiano.
Laura Garavini, senatrice della Repubblica italiana, Vice Presidente della Commissione Difesa del Senato.
Questo testo è pubblicato nell’ambito del Platform Europe Project
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