Autore: Pietro Minei – 04/02/2019
L’innovazione e lo sviluppo, sono fenomeni molto complessi che coinvolgono l’ economia, la tecnologia, la società e le sue abitudini influenzandone e determinandone tutte le scelte di mercato. Negli ultimi 30 anni sono centinaia i prodotti totalmente spariti dal nostro commercio. Ciò ha generato in termini di economia reale effetti di forte crisi occupazionale e calo dei consumi, segnando cambiamenti pesanti nella realtà socioculturale del nostro paese.
In questo quadro di cambiamenti epocali, rientra anche il rapporto tra agricoltura e industria alimentare. “Mangiare è un atto agricolo, ecologico e politico”. Anche il settore alimentare ha visto la scomparsa di molti prodotti dalle tavole italiane. Oggi le nuove tendenze alimentari concepiscono prevalentemente il cibo trasformato ad altissimi contenuti di servizi, garantito quasi esclusivamente da circa 500 marchi globali, che quotidianamente caratterizzano le tavole e le diete dei “nuovi italiani”. L’Italia da sola conta 5056 prodotti agroalimentari tradizionali trasformati e riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole. Questo patrimonio frutto di antiche tradizioni legate al rapporto con il territorio ed alla sua biodiversità, rischia di essere sostituito da prodotti, che per altre ragioni sociali ed economiche dovute anche allo sfruttamento umano e delle risorse ambientali, hanno costi nettamente inferiori.
Le principali associazioni ambientaliste sostengono che “la maggior parte del cibo che troviamo sugli scaffali del supermercato, ha viaggiato più di quanto abbia fatto una famiglia durante tutto l’anno”. Allo stesso tempo, paradossalmente, è sempre più difficile approvvigionarsi di cibo proveniente dal territorio in cui si vive. Questo corrisponde al fallimento di un modello di sviluppo che ad oggi penalizza molto il territorio. Analizzando il cambiamento dei consumi e le modifiche delle abitudini alimentari, si potrebbe fornire un contributo per fronteggiare in parte la crisi del comparto.
L’innovazione del settore agroalimentare italiano dovrebbe puntare alle novità offerte dalla segmentazione del mercato, individuando tutte le nuove esigenze dei moderni consumatori al fine di offrire loro nuovi prodotti e servizi capaci di soddisfarle. Bisognerebbe, in pratica, provare ad immaginare il cibo del futuro. La riduzione dei consumi del cibo prodotto sul nostro territorio ha provocato una forte crisi nella filiera agricola italiana e nel suo indotto, contribuendo anch’essa allo spopolamento ed al degrado delle aree marginali, alla perdita di valorizzazione della biodiversità agricola e alla perdita di lavoro. Essa è legata a diverse componenti una delle quali strettamente connessa alla nuove “tendenze alimentari”. Si stima che quotidianamente il 65% degli italiani consuma il pranzo fuori casa. Il modello “Slow life” rimane ormai perseguibile solo da quella fascia di popolazione costituita quasi prevalentemente da anziani. Le ragioni di tali processi di cambiamento sono molteplici: lavoro, studio, turismo, viaggi, impegni vari. Nel contesto del consumo contemporaneo questa fascia di popolazione rappresenta fedelmente il cambiamento di stile di vita già avvenuto nella società moderna. Negli ultimi anni si sono delineate in particolare due esigenze: la prima riguarda la necessità di risparmiare tempo in cucina ed a tavola; la seconda riguarda l’esigenza di “mantenersi in forma”.
Oggi è possibile utilizzare tutte le nuove potenzialità della tecnologia alimentare, per far si che la produzione di cibo soddisfi i nuovi bisogni e torni ad essere tra le principali fonti di crescita economica e benessere sociale del nostro paese.
Per innovare bisogna sperimentare. In tema di cibo contemporaneo, stanno iniziando ad espandersi diverse tipologie di business legati alla trasformazione del cibo. Una di queste, particolarmente interessante da indicare come esempio di innovazione del settore agroalimentare, riguarda la produzione e commercializzazione degli “Snack Bag” combinazioni di prodotti di qualità della tradizione artigianale italiana abbinati tra loro, dolci o salati, in moderni e pratici formati. La novità consiste nell’offerta di prodotti tipici sani, leggeri ed equilibrati ottimi per essere consumati in tutte le occasioni, ideati con l’obiettivo di evitare e ridurre al massimo gli sprechi e contemporaneamente fornire il giusto apporto energetico di micro e macro nutrienti fondamentali per il benessere fisico.
Per la loro caratteristica praticità e sicurezza alimentare, gli Snack Bag rappresentano un segmento di mercato sul quale le aziende locali dovrebbero investire maggiormente. Gli snack sono tra gli alimenti più consumati al mondo, la loro esposizione e vendita potrebbe essere estesa nelle grandi capitali, approfittando per esempio di una grande manifestazione sportiva ed offrire così al nostro cibo uno platea internazionale. Per fare ciò servono strategie di marketing e di Branding.
Il Cibo contemporaneo o del futuro, non deve essere ridotto a pura mercificazione, la sua produzione non può essere lasciata in mano alle sole logiche del mercato, esso infatti deve rappresentare uno strumento capace di sviluppare in chiave sostenibile i territori dai quali proviene, integrandosi come parte dell’ecosistema. Dovrà essere capace di presentare nuove proposte che combinino i saperi vecchi e nuovi che integrino nel loro processo anche la tecnologia digitale, le App, le nuove tecnologie, le nuove mode, le nuove proposte che sappiano rappresentare e tenere insieme le nuove esigenze globali con la sovranità alimentare.
Le aziende agroalimentari del futuro dovrebbero interagire maggiormente con i consumatori, investendo di più in comunicazione, sviluppando prodotti connessi con il mondo digitale per poter così attirare l’attenzione dei giovani, lavorare per creare una rete di conoscenze e di processi evolutivi virtuosi capaci di sostenere una vera innovazione del “food system”.
Nel 2050 nel pianeta saremo nove miliardi di persone. L’approvvigionamento e la distribuzione equa del cibo, la tutela ambientale, l’equità sociale saranno le nuove vere sfide del futuro. Il cibo genera rifiuti, di conseguenza la gestione e lo smaltimento delle confezioni degli alimenti diventa un problema molto serio da affrontare. Si stima che ogni anno circa otto milioni di tonnellate di prodotti plastici finiscono in mare. Un terzo di questi rifiuti è costituito da confezioni alimentari. La tecnologia e le materie prime per superare questo problema esistono e sono già disponibili.
Il settore agroalimentare deve necessariamente ripensare un nuovo concetto di sviluppo e di produzione industriale che reimpieghi i rifiuti secondo i principi dell’economia circolare e della “Blu Economy”. La fonte di ispirazione dei nuovi modelli di sviluppo sarà la natura stessa e le modalità per reperire le risorse sarà il rispetto di ciò che il territorio ciclicamente offre.
Il tema dell’innovazione e dello sviluppo poiché molto complesso, richiede elevata professionalità e visione di completezza.
Molti marchi italiani come ad esempio Granarolo, Parmalat, Barilla, Ferrero hanno intuito già da molto tempo la necessità di innovare la produzione e il risultato è stato l’aumento del fatturato di oltre il 38%. L’innovazione del settore agroalimentare, permetterebbe al nostro cibo di espandersi in tutto il mondo dando grande slancio alla nostra economia.
Data l’importanza strategica che il cibo riveste per il nostro paese è, pertanto, opportuno intraprendere azioni politiche più concrete volte a tutelare i territori d’origine e a incentivare in chiave sostenibile un moderno ed efficiente sviluppo agroalimentare Made in Italy.