Autore: Vision & Global Trends – 27/02/2019
#CasoZarif – WRT – Whatsapp Round Table
Con le dimissioni presentate lunedì 25 febbraio – via istagram – dal Ministro egli Esteri del Governo iraniano Mohammad Javad Zarif, ma respinte ieri, martedì 26, dal presidente Hassan Rouahni con un hashtag, sembra essersi aperta una crisi tra la Guida suprema e la Presidenza. A tale riguardo Abbiamo chiesto l’opinione di Alberto Negri.
“La crisi sembra essere rientrata, proprio perché Rouhani non ha accettate le dimissioni.
Sul tappeto due sono i problemi principali: il fallimento dell’accordo sul nucleare, originato dal ritiro statunitense, e l’ambiguità dell’Europa. Questi due fattori hanno ulteriormente indebolito la posizione del Ministro Zarif. Zarif sconta anche il fatto che per quanto riguarda la Siria, un dossier importante per la politica estera iraniana, il vero ministro degli esteri è il capo dei Pasdaran, il generale Qassem Soleimani. Significativa, infatti, l’assenza di Zarif al recente incontro dei vertici iraniani – Rouhani e appunto Soleimani – con il presidente siriano Bashar el Assad
Zarif rientra nel governo proprio grazie a Soleimani e ai Pasdaran. È con la benedizione dell’uomo forte di Teheran che Zarif può proseguire nel suo incarico governativo.
Zarif sconta, inoltre, le lotte interne allo stesso governo. È risaputo infatti che il capo dello staff di Rouhani ambisce a succedere a Zarif nell’incarico ministeriale.
Oltre la questione dell’accordo nucleare c’è anche quella della posizione dell’Iran in Siria e degli attori coinvolti, Israele e Russia. Bisognerà attendere, infatti, anche quanto dirà – a proposito delle dimissioni rassegnate ma al momento respinte – il primo ministro israeliano Nethanyahu. Per Putin si apre una situazione molto complicata. Il Presidente della Federazione russa deve infatti accontentare l’Iran, la Siria ed anche Israele. L’Iran per motivi di sicurezza regionale, la Siria sia per motivi di sicurezza regionale sia pe i programmi di ricostruzione. Israele, infine, perché rappresenta un partner importante Mosca. In Israele vivono circa un milione di ebrei russi e Putin deve tenerne conto. Inoltre Putin deve anche proteggere i curdi. In un certo senso Putin è diventato l’arbitro degli equilibri regionali, anche se deve subire molte pressioni. Il Presidente russo però è solo. Gli Stati Uniti remano contro, pronti a cogliere le occasioni per destabilizzare la situazione a favore di Israele e Arabia Saudita. Trump segue la politica del doppio standard: siede al tavolo con Kim Jong, ma straccia i trattati firmati. Ma la Corea del Nord è una potenza atomica, l’Iran no”.
Alberto Negri