Autore: Alberto Cossu – 16/08/2019
L’idea che la Cina possa utilizzare le quote di debito pubblico americano, che detiene sotto varie forme, come un’arma per danneggiarne l’economia, è stata ormai abbandonata dagli studiosi più accreditati anche perché, se eventualmente venisse utilizzata, produrrebbe danni anche per lo stesso paese che la utilizza. Ovviamente non mancano i sostenitori dell’idea, tra cui anche molti “pirotecnici” analisti nazionali ed internazionali, compresi autorevoli esperti americani che la sostengono per altre ragioni certo non “scientifiche”. In genere viene annunciata la possibilità che la Cina svenda titoli di debito americano come un’arma contro gli USA per poi a fine articolo dire che è una opzione poco probabile se non assolutamente improbabile. Il titolo cattura sempre l’attenzione ma i contenuti lo contraddicono. Questa è guerra informativa. Insomma si cerca di agire sulla percezione dei lettori. Riguarda il potere potenziale. Si descrive un attore in possesso di poteri che non ha, o se ha possono essere esercitati con estrema difficoltà. Siamo nel campo di battaglia informativo non della comunicazione.
Il debito pubblico degli USA ammonta a circa 22.000 miliardi di dollari all’11 febbraio 2019. Certamente in termini assoluti il più grande debito pubblico del mondo pari al PIL annuale.
Il debito come si può dedurre dalla tabella allegata (Fonte Dipartimento del Tesoro) è detenuto al 70% da soggetti americani: Federal Reserve, investitori ecc. (Per una rappresentazione più precisa rimando alla tabella).
Invece la parte di debito controllata da soggetti stranieri, il 30% del debito totale, ammonta a 6.000 miliardi di dollari.
La Cina e il Giappone sono i primi due detentori. La Cina detiene circa 1.000 miliardi di dollari pari al 5% del debito complessivo americano ed al 20% del debito internazionale.
Le cifre da sole spiegano come la Cina dispone di un arma abbastanza limitata e non, come sostiene molta propaganda,“devastante” nei confronti dell’economia USA.
Peraltro, se la Cina dovesse decidere di liberarsi dei bond USA, lo dovrebbe fare gradualmente, altrimenti ne vedrebbe evaporare il valore. Di conseguenza arrecherebbe un danno alla sua stessa economia.
Inoltre, una tale decisione potrebbe generare una serie di effetti tra cui la caduta del valore del dollaro che avvantaggerebbe l’economia americana in termini di esportazioni, e, invece, metterebbe in difficoltà quella cinese che vedrebbe il valore della propria moneta rafforzarsi rendendo meno competitive le merci all’estero.
Quindi quella che può essere una arma rischia di trasformarsi in un boomerang. Per questo motivo la Cina userà molta cautela nell’utilizzarla anche quando le relazioni dovessero deteriorarsi ulteriormente come è molto probabile che avverrà. E’ possibile, considerata la situazione delle relazioni economiche tra i due paesi, che progressivamente la Cina diversifichi il suo portafoglio di investimenti come, peraltro, gli USA potrebbero modificare il mix di investitori in bond per esempio aumentando la quota di debito detenuto a livello nazionale.
Considerata la situazione attuale, a meno che non ci siano delle correzioni a breve, sembra che le due economie siano destinate a percorrere la strada del decoupling. Insomma, sempre meno integrazione economica, da parte USA, con la Cina e maggiore con altre aree. I segnali deboli si stanno manifestando in questi giorni si attende soltanto che si consolidino nei prossimi mesi così da poter registrare un trend che probabilmente modificherà gli equilibri economici internazionali.
I principali detentori di debito pubblico americano
- China $1.11 trillion
- Japan $ 1.10 trillion
- UK $ 327 billion
- Brazil $ 306 billion
- Luxemburg $ 230 billion
Seguono altri paesi che detengono quote minori comprese tra i 204 i 150 miliardi di dollari: Isole Cayman, Belgio, Hong Kong, Arabia Saudita, Taiwan, India.
Alberto Cossu, analista senior, Vision & Global Trends. International Institute for Global Analyses