Author: Emanuela Irace – 14/12/2018
PROGETTO SWAT a Roma, sabato 15 dicembre.
In una fase in cui l’Italia segue il mantra dell’indecisione sul ruolo geopolitico che potrebbe avere nel bacino del Mediterraneo, torna di attualità l’importanza storica e strategica che il nostro paese ha sempre dedicato alle missioni archeologiche. Missioni che possono diventare veri e propri presidi culturali, dispensatori di conoscenze utili alla politica più di un avamposto militare.
Per decenni la diplomazia della cultura si è proiettata nel mondo anche grazie al lavoro di esploratori come Giuseppe Tucci, fondatore nel 1933 dell’ISMEO, (Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente) confluito nel 1995 nell’IsIAO (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente) un marchio culturale che ha attraversato i principali corridoi commerciali dal Mediterraneo al Tibet aprendo cantieri archeologici nel Vicino e in Estremo oriente. Istituti Italiani in terre di pace e di guerra capaci di intessere relazioni su campo che all’occorrenza possono funzionare meglio di una banca dati dell’intelligence. Un lavoro basato anche sullo studio e l’insegnamento di lingue e dialetti, scambi tra atenei, programmi di ricerca, pubblicazioni e spedizioni alpinistiche.
Oggi l’ ISMEO è un’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente che raccoglie l’eredità morale e scientifica dei due Istituti italiani proiettandosi in attività e ricerche con i paesi dell’Africa e dell’Asia che hanno interazioni dirette o indirette con il bacino del Mediterraneo. Un patrimonio di conoscenze prezioso in tempi di migrazioni, che non smette di misurarsi con le esplorazioni, anche in alta quota.
Come il Progetto Swat patrocinato dall’Ismeo insieme all’Associazione Mountain Wilderness International che verrà presentato a Roma, sabato 15 dicembre, alle 16.30, all’Istituto Nazionale per l’Archeologia e la Storia dell’Arte, in Piazza S.Marco, alla presenza di S.E Nadeem Riyaz, Ambasciatore della Repubblica Islamica del Pakistan.
Swat è il nome della regione frontaliera nel nord ovest del Pakistan a cui nel 1963 l’orientalista e storico delle religioni Giuseppe Tucci dedicò il libro, ‘Le vie dello Swat’, frutto di oltre 25 anni di campagne archeologiche in un territorio che continua ad avere una impronta sapienziale, estrema propaggine della civiltà iranica e della lingua pashtu, parlata tutt’ora tra le montagne attraversate dal discepolo di Aristotele Alessandro il Macedone, ancora oggi crocevia di popoli, religioni e culture.