Autore: Alberto Cossu – 31/10/2024
Oltre il determinismo istituzionale
La teoria delle istituzioni inclusive, sostenuta da Daron Kamer Acemoglu e James A. Robinson, ha rivoluzionato il dibattito sullo sviluppo economico, ponendo al centro dell’analisi il ruolo delle istituzioni politiche ed economiche. Questa è una ragione per la quale i due studiosi insieme con un terzo J.Simon sono stati insigniti del Premio Nobel. Il loro merito sta, come si evince dalla dichiarazioni di J.Teorell[1], membro del comitato per il premio in scienze economiche in memoria di Alfred Nobel,nel fatto che hanno dimostrato scientificamente che tra istituzioni e sviluppo economico c’è quasi un relazione causale. Secondo gli autori, le istituzioni inclusive, caratterizzate da diritti di proprietà ben definiti, un sistema giudiziario indipendente e un governo rappresentativo, sono la chiave per la prosperità economica. Questa tesi, presentata nell’influente opera Why Nations Fail (Perché le nazioni falliscono), ha suscitato un ampio consenso sia nel mondo accademico che nel dibattito pubblico. Tuttavia, nonostante il suo successo, essa evidenzia alcuni limiti e la necessità di integrare un approccio multidimensionale. Nella recensione dell’ormai celebre libro Jeffrey Sachs, ma non solo lui, critica Acemoglu e Robinson per aver ignorato sistematicamente fattori che possono influenzare la prosperità di un paese come la politica interna, la geopolitica, le scoperte tecnologiche e le risorse naturali. Pertanto la teoria ne verrebbe inficiata o comunque indebolita nel suo valore euristico.
Secondo l’economista Daron Acemoglu e lo scienziato politico James Robinson, lo sviluppo economico dipende da un singolo fattore: le istituzioni politiche di un paese. Più specificamente dipende dall’esistenza di istituzioni politiche “inclusive”, definite come sistemi pluralistici che proteggono i diritti individuali. Questi, a loro volta, danno origine a istituzioni economiche inclusive, che garantiscono la proprietà privata e incoraggiano l’imprenditorialità. Il risultato a lungo termine è un reddito più elevato e un miglioramento del benessere umano. Più semplicemente i due studiosi rilevano quasi un nesso causale tra la presenza di istituzioni democratiche (inclusive) e lo sviluppo economico mentre istituzioni estrattive ( autoritarie) non produrrebbero nel lungo periodo uno sviluppo stabile. Insomma i sistemi autoritari non conducono a uno sviluppo stabile e permanente.
Per i due studiosi le differenze di sviluppo tra i paesi sono dovute esclusivamente a differenze nelle istituzioni politiche ed economiche e pertanto rifiutano altre teorie che attribuiscono alcune delle differenze alla cultura, al clima, alla geografia o alla mancanza di conoscenza delle migliori politiche e pratiche. Il libro attraversa diverse migliaia di anni di storia umana attingendo ad esempi dall’Impero Romano, dalle città-stato Maya, dalla Venezia medievale, dall’Unione Sovietica, dagli Stati Uniti, dai paesi in Africa e dalla Cina per costruire una nuova teoria dell’economia politica dello sviluppo. Guarda anche al futuro, chiedendosi se la rapida crescita della Cina continuerà, se i giorni migliori dell’America sono alle spalle.
Ma l’argomentazione centrale si basa sull’analisi del caso della città di Nogales divisa tra parte statunitense e messicana.
Nogales è tagliata a metà da una recinzione.. I residenti della parte americana sono relativamente benestanti, hanno una lunga aspettativa di vita media e la maggior parte dei bambini riceve un diploma di scuola superiore. I diritti di proprietà sono garantiti e le persone sanno che potranno godere della maggior parte dei benefici dei loro investimenti. Le elezioni libere offrono ai residenti l’opportunità di sostituire i politici di cui non sono soddisfatti.
I residenti della parte messicana (Sonora) sono più poveri .La criminalità organizzata rende rischioso avviare e gestire aziende. I politici corrotti sono difficili da rimuovere, anche se le possibilità che ciò accada sono migliorate da quando il Messico si è democratizzato, rispetto a poco più di 20 anni fa.
I due studiosi spiegano che le differenze economiche sono dovute alla presenza di differenti tipologie di istituzioni nelle due parti della città. Le persone che vivono a nord della recinzione vivono nel sistema economico degli Stati Uniti , che offre loro maggiori opportunità di scegliere la propria istruzione e professione. Sono anche parte del sistema politico degli Stati Uniti , che offre loro ampi diritti politici. A sud della recinzione, i residenti non sono così fortunati. Vivono in altre condizioni economiche e il sistema politico limita il loro potenziale di influenzare la legislazione. La differenza decisiva non è quindi la geografia o la cultura, ma le istituzioni. Secondo gli studiosi la città divisa di Nogales non è un’eccezione anzi costituisce un ottimo esempio su cui poggiare la teoria
Gli autori sostengono con forza l’importanza della qualità delle istituzioni nello spiegare le differenze di sviluppo tra i paesi. Sostengono inoltre che le cattive istituzioni sono il prodotto di sistemi politici che creano guadagni privati per le élite nei paesi in via di sviluppo e impoveriscono la società in senso lato. I paesi con istituzioni economiche e politiche “estrattive” rimangono impoveriti, mentre quelli con istituzioni “inclusive” sono in grado di raggiungere una crescita del reddito sostenuta e di far uscire le persone dalla povertà. Insomma i sistemi politico-economici, geograficamente identificabili in occidente, classificabili nel modello inclusivo sarebbero in grado di garantire maggiore prosperità per via delle loro istituzioni mentre i paesi estrattivi al di fuori di quella che tradizionalmente viene definita area occidentale sarebbero più propensi a frenare lo sviluppo a causa di elites che distribuiscono a loro favore i benefici economici creando forti diseguaglianze.
Il “determinismo istituzionale” insito nella teoria rischia di semplificare eccessivamente la complessità dei processi storici. Inoltre, sembra dare per scontato le istituzioni occidentali come modello ideale di sviluppo, senza considerare le specificità dei contesti storici e culturali non occidentali. Infine, numerosi casi empirici ne mettono in discussione la forza esplicativa. Un paese come la Cina, che ha registrato tassi di crescita economica elevati pur non avendo istituzioni politiche pienamente democratiche o inclusive, rappresenta una sfida significativa per la teoria istituzionale.
Per comprendere appieno le dinamiche dello sviluppo economico, è necessario considerare una gamma più ampia di fattori oltre alle istituzioni. La geografia, ad esempio, gioca un ruolo cruciale nel determinare le opportunità economiche di un paese, influenzando fattori come la produttività agricola, l’accesso ai mercati e la vulnerabilità ai disastri naturali. La cultura e i valori sociali possono plasmare le preferenze individuali, le norme sociali e le istituzioni, influenzando così le scelte economiche e politiche. La storia svolge un ruolo fondamentale nel determinare le condizioni iniziali e le traiettorie di lungo periodo dello sviluppo economico. La tecnologia e l’innovazione sono motori di crescita economica,. Infine, le relazioni internazionali e la globalizzazione influenzano profondamente le economie nazionali, creando sia opportunità che rischi.
Un approccio multidimensionale, dovrebbe analizzare casi di studio specifici per esempio analizzando in modo comparato sistemi politico-economici che presentano caratteristiche contraddittorie rispetto alla teoria istituzionale. In un quadro di ricerca di questo genere si potrebbe indagare:
- Corea del Sud e Corea del Nord: Il confronto tra questi due paesi, con una storia e una cultura simili, ma con traiettorie di sviluppo radicalmente diverse, evidenzia il ruolo cruciale delle istituzioni e delle politiche governative.
- Paesi ricchi di risorse naturali: L’analisi di paesi come gli Emirati Arabi Uniti e la Nigeria mostra come la presenza di risorse naturali possa sia favorire che ostacolare lo sviluppo economico, a seconda delle istituzioni e delle politiche in vigore.
- La Cina: Il caso cinese rappresenta una sfida significativa per la teoria istituzionale, dimostrando come un paese possa raggiungere elevati tassi di crescita economica senza avere istituzioni politiche pienamente democratiche.
La teoria delle istituzioni inclusive rappresenta un contributo importante alla comprensione dello sviluppo economico, ma non può essere considerata una teoria esaustiva cosi come è presentata nell’intervista rilasciata per la presentazione delle motivazioni dell’assegnazione del Nobel. Un approccio multidimensionale, che tenga conto di una molteplicità di fattori, è necessario per comprendere la complessità dei processi di sviluppo che la teoria istituzionale non riesce spiegare. Le prospettive future della ricerca sullo sviluppo economico si dovranno concentrare sulla costruzione di modelli più complessi e realistici, in grado di catturare le interazioni tra i diversi fattori che influenzano la crescita economica. Saranno inoltre necessarie ulteriori ricerche empiriche per testare le diverse teorie e identificare i meccanismi causali alla base dello sviluppo economico.
- Il ruolo delle élites: Le élites economiche e politiche svolgono un ruolo cruciale nel plasmare le istituzioni e nel determinare le traiettorie di sviluppo. È fondamentale analizzare come le élites interagiscono con le istituzioni e con gli altri attori sociali.
- Le disuguaglianze: Le disuguaglianze economiche sono strettamente legate alle istituzioni e alle politiche economiche. È importante comprendere come le istituzioni inclusive o estrattive influenzano la distribuzione della ricchezza e del reddito.
- La globalizzazione: La globalizzazione ha un impatto profondo sulle economie nazionali, creando sia opportunità che rischi. È necessario analizzare come la globalizzazione interagisce con le istituzioni locali e come influenza le traiettorie di sviluppo.
- Le politiche pubbliche: Le politiche pubbliche svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere lo sviluppo economico e ridurre le disuguaglianze. È importante analizzare quali sono le politiche più efficaci per raggiungere questi obiettivi.
In conclusione la teoria dei due premi Nobel sembra portare conforto a tutti coloro che credono che la democrazia e prosperità vanno di pari passo e che i paesi autoritari sono destinati a democratizzarsi o a esaurire la spinta economica. Una tesi che sfida la realtà della Cina come di altri paesi autoritari che stanno dimostrando che lo sviluppo economico anche a tassi sostenuti si può conciliare con sistemi politici che secondo le categorie politiche correnti non si possono etichettare come democratici. Una teoria che porta argomenti a tutti coloro che, e non sono pochi, sostengono che lo sviluppo economico in sistemi politici autoritari prima o poi si dovrà arrestare. Si presta inoltre ad usi impropri, sotto l’etichetta di teoria scientifica, si fa passare il messaggio che le istituzioni estrattive (autoritarie) non garantiscono alcun futuro economico pur esistendo elementi fattuali che dimostrano il contrario.
[1] https://www.nobelprize.org/prizes/economic-sciences/2024/prize-announcement/