Autore: Marco Centaro – 11/07/2023
L’Asia centrale: nella ridefinizione degli equilibri mondiali, numero di Geopolitica (Vol XII, n. 1/2023 – ISSN 2009-9193, Edizioni Callive) curato da Tiberio Graziani e Fabrizio Vielmini, raccoglie saggi e articoli che si pongono l’obiettivo di analizzare sotto quanti più aspetti possibili le dinamiche che attualmente riguardano l’Asia centrale, e, in particolare, i cinque stati che ne occupano lo spazio fisico: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. La scelta della specifica area geografica non è casuale, dal momento che, alla luce degli ultimi avvenimenti politici, economici e militari, il territorio in questione acquisisce una centralità notevole, soprattutto considerando il nuovo orientamento degli interessi delle principali potenze. L’Asia centrale, infatti, si trova nel cosiddetto Heartland, il cuore della terra, essendo un territorio incuneato tra Mar Caspio e Cina sull’asse Est-Ovest, e tra Russia, Iran, Afghanistan e Pakistan lungo quello Nord-Sud.
Nel volume, pertanto, viene radiografata l’Asia centrale proprio al fine di fornire al lettore quante più chiavi di lettura per comprendere l’importanza della regione nel suo complesso. A tal proposito, si passa da approfondite e tecniche analisi circa le economie dei paesi in questione, a discussioni sulle teorie geopolitiche applicabili alle dinamiche del giorno d’oggi. Nel primo caso è illuminante la descrizione della condizione economica dei cinque “Stan” fornita da Martino Castellani nel suo articolo “Trade and investments in Central Asia”. La presenza di petrolio, uranio, gas metano e oro fa sì che le singole economie locali si concentrino esclusivamente sull’estrazione e l’esportazione, rendendo il complesso statale poco diversificato e, quindi, dipendente dall’andamento dei mercati internazionali. Nel secondo, invece, Phil Kelly applica storiche teorie geopolitiche nel tentativo di dimostrare la rilevanza che assume e assumerà sempre di più l’Asia centrale nella definizione degli equilibri futuri. Strategicamente, infatti, l’Eurasia rappresenta il territorio più sorvegliato dalla potenza americana, dal momento che la nascita di una forza, o l’unione di quelle già presenti, rappresenterebbe la più seria minaccia all’esistenza americana. Gli Stati Uniti, secondo questa dottrina, dovrebbero concentrare le proprie forze nel tentativo di rendere costantemente instabile l’area (inclusa quindi l’Asia centrale) ed impedire pericolosi consolidamenti di potere (America confronting Eurasia: enlisting heartlands, checkerboards and shatterbelts in describing the continents’ rival security placements).
Quanto emerge dai vari saggi, tanto variegati quanto puntuali, è la strategicità dell’area, data dall’essere un punto di incontro di interessi fondamentali (e contrastanti) per diversi attori statali e non: se da un lato l’Asia centrale rappresenta il backyard storico della Russia, a cui continua ad essere profondamente legata sotto il profilo economico e culturale, dall’altro la Cina ha tutto l’interesse sia ad accaparrarsi quante più risorse energetiche possibili, sia ad investire per l’attuazione del progetto Belt and Road Initiative (Nuova Via della Seta), inaugurato proprio in Kazakistan nel 2013; non solo, fin dall’indipendenza raggiunta da tutti e cinque gli stati nel 1991 dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’area è finita nell’orbita del Washington consensus, una politica economica atta a rendere liberi i mercati e le reti commerciali-finanziarie dei nuovi stati indipendenti, mossa utile soprattutto per iniettare il soft power americano nel cuore dell’ex impero sovietico; da non dimenticare, infine, il ruolo della Turchia, sottolineato da Fabrizio Vielmini nell’articolo “Trent’anni di diplomazia del Kazakistan”, la quale, entrando nella regione come potenza autonoma, può costruirsi la sua fetta d’influenza grazie alla radice turcofona condivisa con i paesi centroasiatici.
Questa tendenza ad attrarre attenzioni ed interessi da parte di diversi attori e potenze viene spiegata da Dina Malysheva in termini di multivettorialità (Foreign policy trajectories of post-soviet central Asia), ossia una politica estera che permette di dialogare contemporaneamente con attori anche in competizione tra loro. Ma è proprio la competizione il fulcro di questo volume di Geopolitica: l’Asia centrale diventa strategica perché è qui che si scontrano i blocchi e le alleanze che al giorno d’oggi spaccano le relazioni internazionali. Il blocco Atlantico, a guida statunitense, cerca di tenere instabile l’area per evitare l’incubo di Mackinder, ossia un’Eurasia unita contro la potenza insulare dell’America, ma dall’altro lato l’alleanza russo-cinese cerca di allontanare il più possibile proprio il soft power americano, sentendosi accerchiata e minacciata dall’assertività neoliberale dell’Occidente. Al tempo stesso, però, anche l’India fa il suo ingresso nel tentativo di arginare contemporaneamente le tentacolari iniziative cinesi e l’influenza del vicino e rivale Pakistan. Il risultato lo delineano mirabilmente Manfredi Orlando ed Emanuel Pietrobon, affermando che ciò che osserviamo oggi è un nuovo Grande Gioco (Great Game), in cui gli interessi confliggenti delle principali potenze e i loro alleati scendono in campo proprio in Eurasia. Al momento un amaro assaggio che lo fornisce il conflitto in Ucraina, ma non è detto che l’Asia centrale sarà risparmiata in futuro.
Se dal punto di vista geopolitico questo è lo scenario proposto, altri fattori devono essere considerati per avere chiaro un quadro sulla situazione dell’Asia centrale. Molti, infatti, sono gli allarmi che vengono lanciati sulla questione climatica e ambientale, attirando l’attenzione sulle conseguenze del riscaldamento globale soprattutto in termini di qualità abitativa e capacità di coltivazione. Rientra tra le problematiche più evidenti il graduale prosciugamento dell’intero bacino del lago di Aral, il quale rifornisce d’acqua abitazioni, campi e industrie di tutti e cinque i paesi Stan. Virginia Morena Gatto spiega nell’articolo “La delicata questione delle risorse idriche in Asia centrale” che la carenza di acqua in futuro, come l’assenza di un sistema di equa distribuzione delle risorse, rappresenta un ulteriore elemento di instabilità geopolitica per l’area, già visibile nei frequenti scontri che coinvolgono la frontiera Kirghizistan-Tagikistan.
Un ulteriore approfondimento è fornito da Gino Lanzara ne “L’Asia degli Stan”, saggio in cui l’autore ammonisce che oltre ai singoli e contrastanti interessi delle potenze regionali e globali (USA, Russia, Cina, Turchia, ma anche il confinante Iran e l’emergente India), un ennesimo fattore d’incertezza è l’elevata differenziazione etnica, culturale e religiosa dell’Asia centrale. La stessa presenza di così tanti attori esterni, così come l’influenza esercitabile sui rispettivi gruppi locali, ha il potenziale per aggravare o creare nuovi conflitti di natura anche interna. Multipolarismo e multivettorialità si riverberano così sul melting pot che rende così peculiare l’antica regione attraversata dalla Via della Seta. Il rischio attuale, infatti, è di esporla a spinte centrifughe esplosive, come dimostrato dalla continua penetrazione del radicalismo islamico.
Il crescente numero di investimenti infrastrutturali, socioculturali e di accordi internazionali dischiude un emergente interesse per l’Asia centrale che coinvolge pure l’Unione Europea, anch’essa volenterosa di prendere parte al nuovo Grande Gioco. A tal proposito, l’articolo “Le relazioni politiche dell’Unione Europea con i paesi dell’Asia centrale” di Federico Porto illustra i piani dell’Unione Europea per allacciare e approfondire i rapporti con l’Asia centrale. L’Unione, infatti nel 2019 ha sviluppato la propria strategia di cooperazione, e ciò grazie all’Enhanced Partnership and Cooperation Agreement (EPCA, accordo rafforzato di partenariato e cooperazione), un accordo da siglare bilateralmente con tutti e cinque gli Stan (finora solo il Kazakistan lo ha ratificato), che si pone l’obiettivo di rafforzare la cooperazione e la qualità dei rapporti tra Asia centrale e Unione Europea non solo sotto la lente economica, ma anche politica e culturale.
A questo punto è innegabile l’importanza strategica dell’Asia centrale, la cui area geografica verrà ad assumere sempre più centralità con l’intensificarsi della disputa tra blocco revisionista (Global South, Cina e Russia anche nel contesto BRICS) e conservatore (Global North, blocco atlantico euroamericano).
Fabrizio Vielmini, di nuovo, profetizza che l’unico modo attraverso cui evitare il peggio, sarebbe finalmente una solida e sincera struttura di cooperazione tra i cinque Stan tra loro e con i propri vicini. Riscoprendo il retaggio che li accomuna, e unendo i propri sforzi nel tentativo di apparire come un unico soggetto agli occhi della comunità internazionale, tali stati disporrebbero di quegli strumenti non soltanto per dirimere le controversie interne e i problemi ambientali, etnici ed economici, ma anche per impedire la radicalizzazione dello scontro dentro la loro casa comune. Rafforzando la sicurezza all’interno della regione, stabilizzerebbero anche la situazione esterna, ed essi avrebbero così la possibilità per ritornare ad essere quel crocevia di passaggio tra Oriente ed Occidente: invece di essere l’epicentro della competizione internazionale, potrebbero mediare per instaurare un vero e sano dialogo tra i due blocchi. Si auspica, in conclusione, che l’Asia centrale possa ristrutturare la propria identità, in modo da rafforzare la propria posizione internazionale, ed evitare di trasformarsi nel campo di battaglia dello Scontro tra Titani che si staglia all’orizzonte.
Traendo le conclusioni e leggendo tra le righe delle diverse analisi condotte nel volume, appare evidente che, se non verrà costruito un framework di cooperazione e sostegno reciproco tra gli stati centroasiatici, la regione si vedrà nel futuro sempre più vessata dalle dinamiche internazionali, finendo vittima di un pericoloso tiro alla fune tra potenze che non lascia trasparire, al momento, alcun esito probabile.
La partita per il controllo dei destini del mondo è aperta.
Marco Centaro – Laurea Triennale in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza con tesi su Travel Security, conseguita presso Università degli Studi di Perugia. Attualmente studente magistrale in Investigazione, Crminalità e Sicurezza Internazionale, presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma. Stagista presso Vision & Global Trends International Institute for Global Analyses, nell’ambito del progetto Società Italiana di Geopolitica.
GEOPOLITICA ISSN 2009-9193
VOL. XII – N. 1- 2023 – Gennaio – Giugno 2023, pagine 270, €25,00
L’ASIA CENTRALE NELLA RIDEFINIZIONE DEGLI EQUILIBRI MONDIALI
NUMERO A CURA DI – Tiberio Graziani e Fabrizio Vielmini CON CONTRIBUTI DI –
David Berti, Martino Castellani, Luigi Copertino, Virginia Morena Gatto, Vladimir Goliney, Phil Kelly, Gino Lanzara, Tommaso Merler, Dina Malysheva, Berik Mirmanov, Marat T. Narbayev, Manfredi Orlando, Emanuel Pietrobon, Federico Porto, Giuseppe Romeo, Domenico Salerno, Nazhen Sarsembekov, Dina Horwedel, Fabrizio Vielmini
INDICE
FOCUS: ASIA CENTRALE
Trade and investment in Central Asia
MARTINO CASTELLANI
La delicata questione delle risorse idriche in Asia centrale
VIRGINIA MORENA GATTO
Western Non-governmental organizations (NGOs) as actors of contemporary hybrid warfare in the Central Asian region
ANNA ROMANONVNA GONCHARENKO, ANDREI VIKTOROVICH MANOILO
Mutual cooperation of Brazil with Russia and Central Asian countries:
the comparative research
VLADIMIR GOLINEY
America Confronting Eurasia: Enlisting Heartlands, Checkerboards, and Shatterbelts in Describing the Continents’ Rival Security Placements
PHIL KELLY
L’Asia degli stan
GINO LANZARA
Foreign Policy Trajectories on Post-Soviet Central Asia
DINA MALYSHEVA
Scientific and technological cooperation within framework of Eurasian Economic Union: development and challenges
BERIK MIRMANOV
Sub-regional cooperation within the framework of disaster risk reduction and mitigation in endorheic (inland) water bodies of the Aral Sea basin
MARAT T. NARBAYEV
Battaglia per il cuore del mondo
MANFREDI ORLANDO & EMANUEL PIETROBON
Le relazioni politiche dell’Unione Europea con i cinque paesi dell’Asia centrale: sfide e opportunità
FEDERICO PORTO
La trappola di Kipling. Il destino dell’Occidente e il ritorno del Grande Gioco.
GIUSEPPE ROMEO
The World Has the Opportunity to Forge a New Silk Route. Will It Succeed?
DOMENICO SALERNO & DINA HORWEDEL
La nuova connettività dell’Asia centrale nel contesto della trasformazione, dei cambiamenti geopolitici e delle sfide
NAZHEN SARSEMBEKOV
Trent’anni di diplomazia del Kazakistan
FABRIZIO VIELMINI
ORIZZONTI
Rilevanza dell’elemento identitario nel conflitto geopolitico tra Russia ed Occidente
LUIGI COPERTINO
L’evoluzione della Dottrina Marittima della Federazione Russa
TOMMASO MERLER
RECENSIONI
Terre rare: La Cina e la geopolitica dei minerali strategici (David Berti)