Autore: Aniello Inverso – 16/07/2024
Il Mediterraneo nel prisma della Geopolitica mondiale – recensione di Aniello Inverso
Il volume XIII, numero 1/2024 (gennaio-giugno) di Geopolitica ISSN 2009-9193, intitolato “Il Mediterraneo nel prisma della Geopolitica mondiale” (Callive Edizioni, 20424, curato da Tiberio Graziani e Michela Mercuri, raccoglie saggi e articoli che mirano a esaminare in modo olistico le dinamiche all’interno dello scenario del Mediterraneo. Il volume non è strutturato solo sull’analisi delle politiche strategiche, economiche, di sicurezza e diplomatiche degli stati che sono bagnati dal Mare Nostrum, ma offre un quadro generale che analizza l’influenza di attori internazionali, situati sulla Rimland, come India, Cina ed Iran, i quali, seguendo i propri interessi strategici, declinati in dottrine geopolitiche, cercano di intervenire nelle dinamiche dell’area volte a modificare gli equilibri di potere.
Nel volume, quindi, viene sottoposta ad analisi l’intera area del Mediterraneo allargato, con l’obiettivo di fornire al lettore una molteplicità di chiavi di lettura per comprendere l’importanza della regione nel suo complesso.
Uno dei temi principali, esaminato da vari autori, da diverse prospettive, è la stabilità dell’area in termini di sicurezza. L’analisi del primo articolo a cura di Carlo Amenta, Paolo Di Betta e Calogero “Gery” Ferrara, insieme al saggio “Geopolitica del confine migratorio, il Governo Meloni e la Rotta del Mediterraneo Centrale” di Emidio Diodato e Andrea Broccoletti, richiama un’attenta analisi sul contrasto e la gestione del fenomeno del migration smuggling, intensificatosi nel post-Primavere arabe. Gli autori hanno evidenziato, tramite modelli d’analisi come il business model canvas, coadiuvato dalla Teoria della Gestione e da uno studio criminologico, nonché tramite la cooperazione bilaterale, multilaterale e con istituzioni sovranazionali, quanto missioni di contrasto efficaci come Glauco, sotto la direzione della Procura di Palermo, e la missione SAR, abbiano significativamente ridotto il flusso di migranti irregolari e il sistema della tratta di migranti, contribuito all’operazione Scorpion Fish.
Alle attività di contrasto si affiancano quelle di gestione del migrante. Questa politica sta diventando sempre più attiva in termini di cooperazione tra gli stati del Maghreb e quelli del sud Europa, dove lo stato italiano ha un ruolo centrale, dettato dalla sua posizione geografica. Gli autori segnalano, infatti, un’importante attività in tale ambito del Governo Meloni che, armonizzandosi con la politica sovranazionale e con i memorandum d’intesa UE-Tunisia e UE-Egitto, porta avanti una politica di gestione del migrante e dei flussi migratori.
Controversa è però l’accordo tra il governo italiano e quello albanese, in quanto, non rispetta alcune norme sovranazionali in materia d’asilo politico e dello status di rifugiato espresse all’interno della Convenzione di Ginevra del 1951, del Protocollo di New York del 1967 e del Trattato di Dublino.
Nonostante questo approccio, che può essere criticato, si può osservare come la politica estera italiana si stia adattando, positivamente, al complesso quadro geopolitico, riuscendo a sfruttare le opportunità che il Mediterraneo sta offrendo. Il volume, infatti, ci concede questa chiave di lettura, dove il lettore può intuire come il governo italiano, nell’immediato post-crisi del conflitto russo-ucraino, ha spostato la sua attenzione sull’approvvigionamento energetico sulle coste algerine, stipulando un accordo energetico con il governo di Algeri, mediato dalla multinazionale energetica algerina Sonatrach. Francesco Valacchi, nel suo saggio “Il caso Sonatrach in Algeria. Impresa statale o stato nell’impresa? Un ostacolo o un’opportunità per il potere algerino?”, segnala come questa multinazionale abbia determinato le alleanze del Partito di Liberazione Nazionale algerino dalla sua istituzionalizzazione ad oggi, con un lobbysmo che ha portato alla stipulazione di accordi del governo di Algeri con Eni, Plenitude, TotalEnergies ed altre multinazionali del settore energetico, evidenziando il potere di Sonatrach e l’influenza nelle politiche energetiche internazionali.
L’accordo siglato dall’Italia rappresenta un tassello importante che segnala la volontà dell’esecutivo di Roma di divenire un attore centrale nella stabilità dell’area. Un disegno che rientra pienamente nel Piano Mattei attuato nel 2024; volto a rafforzare i legami di Roma con gli attori del continente africano attraverso un partenariato di cooperazione su progetti infrastrutturali, come analizzato nel saggio di Filippo Romeo, L’Italia come ponte europeo nel Mediterraneo. Progetti infrastrutturali e nuove visioni per una rinnovata cooperazione mediterranea.
Inoltre, seguendo le analisi di questo autore, si comprende come negli ultimi vent’anni vi sia stato un aumento esponenziale del traffico del commercio marittimo, spinto dalla crescita delle potenze asiatiche, dalle economie del Golfo, dall’ampliamento del Canale di Suez e dallo sviluppo dei porti del Sud del Mediterraneo; riconoscendo, quindi, l’importanza del Mare Nostrum, il quale ricade nelle dinamiche del commercio globale, qualificandosi, non solo come corridoio tra l’Indo-Pacifico e l’Atlantico, ma come una delle rotte di approvvigionamento marittimo più importanti del globo, un’affermazione dettata dall’imponente traffico di merci che oggi attraversano l’area.
In questo scenario si inserisce, inoltre, l’attenta analisi di Luca Del Monte riportata nell’articolo “Geopolitica mediterranea: equilibri e strategie nell’area indo-pacifico”. Del Monte esplora come tali flussi di approvvigionamento marittimi abbiano facilitano la realizzazione di un mercato commerciale che si estende dall’Indo-Pacifico al Mediterraneo, passando per il Mar Cinese Meridionale e lo Stretto di Malacca sino allo Stretto di Bāb el-Mandeb. Inoltre, rende consapevole al lettore, come tali direttrici commerciali, di vitale importanza per le economie dei paesi del Mediterraneo Allargato, siano protette da una cooperazione sovranazionale. Questa cooperazione ha generato numerose missioni che vedono gli attori europei, Italia, Francia e Gran Bretagna, giocare un ruolo molto significativo in tale dinamica. Del Monte evidenzia vari accordi e missioni, tra cui l’accordo bilaterale FREMM (Fregate Europee Multi Missions) tra Italia e Francia per la realizzazione di fregate con un’autonomia di navigazione di 12.000 km, e l’accordo bilaterale tra Italia e Gran Bretagna per la costruzione di un sistema di difesa che copre tutti e cinque i domini del conflitto, realizzato attraverso la cooperazione della Leonardo S.P.A e BAE Systems. L’autore continua affermando come questi accordi si allineino alle iniziative AUKUS e QUAD nel Pacifico. Secondo Del Monte, l’ultima missione Aspides rappresenterebbe un ulteriore banco di prova per le capacità europee, ed italiane, di operare come credibili provider di sicurezza internazionale nel Mediterraneo Allargato.
Gli autori del volume hanno, quindi, evidenziato l’importanza cruciale della gestione e della sicurezza delle rotte marittime di approvvigionamento nel Mediterraneo Allargato, evidenziando come la loro protezione richieda una cooperazione sovranazionale su vasta scala.
Dalle analisi approfondite, all’interno dell’ultimo volume di Geopolitica, emerge come l’area mediterranea sia intrinsecamente instabile anche a causa degli attori presenti, in particolare nel Medio Oriente, le cui azioni influenzano i futuri scenari geopolitici.
Per quanto riguarda il Medio Oriente e il Mediterraneo, Alberto Cossu si sofferma sull’impatto degli accordi di Abramo (formalmente stipulati nel settembre del 2020 tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan, con la mediazione degli Stati Uniti) sull’intera area e come abbiano cambiato il sistema delle relazioni geo-strategiche nel Medio Oriente e avvianto un programma di cambiamento economico ed energetico. Questi accordi hanno aperto un significativo dialogo tra Riad e Tel Aviv e una nuova apertura diplomatica tra Arabia Saudita e Iran. Alberto Cossu segnala che tali accordi sono stati visti come una possibilità per l’ampliamento e la creazione di un corridoio geopolitico per l’India, volto a creare l’India Middle East Corridor (IMEC), che offrirebbe un’alternativa valida alla Belt and Road Initiative cinese, con l’obiettivo di modellare lo spazio geopolitico dal punto di vista commerciale. Questa politica di espansione è ulteriormente analizzata nel saggio di Vasu Sharma intitolato “India’s approach towards the Mediterranean: deconstructing the challenges and opportunities“, dove questa strategia geopolitica e geo-economica è fortemente identificabile a seguito degli ultimi investimenti dell’India nel Mar Mediterraneo Orientale, in particolare con lo stato cipriota e maltese. Questi investimenti danno continuità alle relazioni già amichevoli con Grecia e Egitto, rafforzate le prime dopo la visita del primo ministro indiano nel 2013 nella penisola ellenica e, le seconde, con l’invito ad Al-Sisi a prender parte alle festività per il settantaquattresimo anniversario della Repubblica indiana. Queste iniziative sono il risultato della “politica del vicino adesso” e dei principi identificati nell’espressione “One Earth, one Family, one Future”.
Il lettore, quindi è portato a comprendere come, la buona riuscita della geo-politica indiana è strettamente collegata al buon esito degli Accordi di Abramo, in quanto, significherebbe creare una direttrice geo-strategica fondamentale per rimodellare gli equilibri dell’area dove si andrebbe a porre come testa di ponte.
Ma questa visione è stata fortemente destabilizzata alla luce delle ultime attività nell’area del Middle East, realizzate da Hamas.
Come segnalato da A. Roberta La Fortezza nel saggio “La dottrina militare iraniana: dalla guerra del 1980-1988 all’attuale rete di proxy nel Mediterraneo allargato”. La geopolitica iraniana, sviluppatasi dopo il conflitto con l’Iraq di Saddam Hussein, si basa su un modello ibrido che combina concetti militari occidentali con principi ideologici e religiosi, inclusi il martirio e le teorie rivoluzionarie. Le quattro direttrici fondamentali sono la guerra asimmetrica, il programma missilistico, la sovrapposizione della minaccia interna ed esterna, ed infine l’utilizzo della proxy warfare, adoperata nei conflitti degli Hezbollah, di Hamas e degli Houthi, partener strategici, che rientrano, appunto, nella dottrina geopolitica dell’”Unificazione dei Fronti”. Inoltre, il saggio riconosce come Teheran abbia sviluppato un modello di difesa basato su un dualismo. La “difesa a mosaico”, che prevede numerosi centri autonomi di comando e controllo distribuiti sul territorio nazionale per fronteggiare invasioni esterne, e la “difesa avanzata”, la quale si basa su direttrici geopolitiche talassocratiche, coadiuvate dalla tecnologia che permettono all’Iran di imporsi in ogni scenario di conflitto di loro interesse.
Abbandonando il fronte sciita, il volume propone uno studio (Economie, profondità strategiche e marittime, dove la storia è un presente-passato imperiale: la Turchia) a cura di Gino Lanzara sulle ambizioni espansionistiche neo-imperiali e neo-ottomane della Turchia sunnita, come ulteriore controparte che si opporrebbe alla buona riuscita delle politiche di cooperazione di tutti gli stati che rientrano in un quadro che può essere individuato come “fronte Occidentale”. La dottrina geopolitica turca si manifesta, a sua volta, attraverso due direttrici. La “Profondità Strategica”, che sottolinea la posizione della Turchia come ponte tra Europa e Asia e la sua autonomia nelle relazioni internazionali, e la “Mavi Vatan”. La quale si pone in contrapposizione alla prima, disancorandosi da una visione puramente geografica. La “Mavi Vatan” proietta Ankara, non solo, verso il Mar Mediterraneo Orientale, che bagna le coste della penisola anatolica, ma anche verso il Sahel e il Corno d’Africa. Adottando una geopolitica volta a ottenere il controllo di aree cruciali per il traffico delle rotte commerciali dal Mare Nostrum all’Indo-Pacifico. La Turchia mira, inoltre, a diventare uno degli attori principali nella partita energetica del Mediterraneo Orientale, cooperando con il governo di Tripoli (GNA) e opponendosi all’istituzionalizzazione dell’Euromed, da cui è stata esclusa dalle potenze europee, dall’Egitto e dalle altre parti contraenti (Giordania, Israele, Palestina, Libano).
Il volume conclude questa analisi realistica ed a-politicizzata degli attori che influenzano le dinamiche geopolitiche e geo-economiche del Mediterraneo Allargato, includendo un ulteriore protagonista, la Cina e la sua strategia geopolitica della Belt and Road Initiative. Similmente all’IMEC indiana, questa iniziativa mira a modellare lo spazio vitale per le rotte di approvvigionamento economiche secondo i propri interessi. Come illustrato nella lunga intervista fatta a Fabio Massimo Parenti da Liu Xuantong e Gao Boyue, il lettore può comprendere come il governo di Xi-Jinping critichi il modello di governance occidentale, che tende a imporsi nelle dinamiche internazionali tramite l’esercizio della forza. Al contrario, il governo del “Paese di Mezzo” cerca di intervenire in determinate zone, individuate come strategicamente importanti, mantenendo un approccio legato agli elementi della tradizione socialista cinese. Questo approccio riconosce un ruolo centrale alle imprese statali, concentrandosi sulla prosperità della comunità in una chiara visione orizzontale, e ponendo l’accento su obiettivi sociali piuttosto che su interessi privati. L’esecutivo di Pechino si propone, inoltre, come un nuovo modello di globalizzazione, promuovendo un processo di coesistenza pacifica su benefici reciproci, nel pieno rispetto delle tradizioni storiche e culturali degli altri attori internazionali. Questo, come individuato, Da Fabio Massimo Parenti, si contrappone alla tendenza occidentale di costruire muri e attuare misure di disaccoppiamento, ponendo la Cina come un nuovo polo attrattivo.
La chiave di lettura proposta dal volume è quindi che, all’interno del Mediterraneo, questi stati stanno assumendo un ruolo di rilievo come alternativa all’Occidente, sostituendo progressivamente gli stati europei e gli Stati Uniti.. Il saggio di Giuseppe Anzera, “Flussi di armamenti e lo sviluppo degli assi strategici nel contesto del Mediterraneo”, rende noto al lettore come anche gli equilibri del mercato degli armamenti stiano mutando. Infatti, attraverso l’ “Analisi delle reti”, espressa anche da uno schema grafico che visualizza simultaneamente i flussi in entrata e in uscita, basato sui dati del centro SIPRI, l’Autore del saggio rende noto come gli attori presenti nel Maghreb, nel Corno d’Africa e nel Medio Oriente non acquistino più armamenti o sistemi di sicurezza esclusivamente dagli stati europei come Francia, Italia e Spagna, ma anche dalle nazioni che stanno alterando la stabilità all’interno del Mediterraneo Allargato. Questa dinamica di mercato è stata facilitata dalle stesse potenze europee, che, appoggiando la politica statunitense e varando diversi embarghi nella vendita di armi, come per esempio quello alla Cina, hanno contribuito a creare nuovi competitor nel mercato e far sviluppare il proprio know-how in questo ambito.
Il volume, inoltre, offre al lettore una comprensione approfondita del diritto umanitario e dei soggetti che si rendono responsabili dei cosiddetti crimina juris gentium, evidenziando il ruolo centrale della Corte Penale Internazionale (CPI) in tale ambito. I casi studio, presentati nel volume, riguardano il crimine di genocidio, la deportazione illegale di popolazione (in particolare bambini) e il trasferimento illegale di popolazione. Questi crimini, che rientrano nel Diritto Internazionale Penale, vengono comparati con il diritto penale italiano per valorizzare e giustificare l’attività repressiva nei confronti dei responsabili. Gianluca Ruggiero, nell’articolo “L’applicabilità della legge penale italiana per fatti commessi all’estero e funzioni della pena nei crimini di guerra”, esamina due sentenze della CPI. Le sentenze riguardano i crimini di guerra attribuiti al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, accusato di genocidio, e alla sig.ra Maria Alekseyevna Lvova-Belova, ritenuta responsabile della deportazione illegale di popolazione e del trasferimento illegale di popolazione dalle zone ucraine occupate dalla Federazione Russa.
L’autore aiuta il lettore a comprendere come il crimine di guerra non sia attribuito all’esecutore materiale, ma ai mandanti, che, in questo ambito ricoprono ruoli decisionali politici e/o militari. L’attuazione della pena si focalizza sui beni giuridici violati che, come sono presenti nel sistema giuridico italiano, sono ugualmente riconosciuti in tutti gli altri stati che hanno ratificato le quattro convenzioni di Ginevra, superando così i confini rigidi e i limiti spaziali.
Come evidenziato da Ruggiero, la problematica principale riguarda l’esecuzione della pena e il suo rapporto con il concetto di ingiustizia.
Restando nel contesto del diritto, il volume analizza un altro aspetto cruciale in tema legale ed economico: l’incoerenza dei quadri legali sui marchi. Il caso di studio, redatto da Said Gulyamov e Anna Ubaydullaeva nel saggio “Central Asian AI Industry: Trademark protection and branding strategies”, esamina la situazione dei marchi negli stati dell’Asia Centrale: Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kirghizistan. Dopo un significativo aumento della produzione industriale di sistemi AI, questi Stati stanno riscontrando difficoltà nell’allineare le loro pratiche legali al contesto internazionale. Il testo suggerisce che per risolvere questo divario, i paesi dell’Asia Centrale stanno armonizzando i propri sistemi legali attraverso l’adozione delle Raccomandazioni congiunte WIPO sulle licenze dei marchi, oltre alla ratifica del Trattato di Singapore e del Protocollo di Madrid.
Inoltre, come suggerito nel testo, potrebbero emulare le politiche aziendali della Huawei, ed utilizzare strumenti avanzati per centralizzare la gestione dei marchi e servizi di monitoraggio per l’identificazione e la prevenzione dei rischi di violazione.
L’analisi del volume “Il Mediterraneo nel prisma della Geopolitica mondiale” richiama, anche, l’importanza dell’informazione orizzontale ed il ruolo che può avere in termini di soft power nel contesto geopolitico.
A tal riguardo, Letizia Lo Presti e Giulio Maggiore (I geopolitical influencer fra condivisione dell’informazione e partecipazione attìva) mettono in evidenza il ruolo dei geopolitical influencer che in maniera più o meno efficace riescono a condizionare l’opinione pubblica, come sta avvenendo nel conflitto israelo-palestinese. Gli autori identificano tre diverse categorie di influencer: recommended, supporter e pure. Vengono inoltre descritti anche i vari approcci utilizzati dagli stessi influencer, ovvero l’approccio del disgression, del relation in public e quello esclusivamente informativo, che come viene segnalato è il più utilizzato.
Il volume di Geopolitica offre al lettore anche una panoramica dettagliata del pontificato di Papa Francesco e dei suoi approcci diplomatici, ed il ruolo centrale che ha nel diffondere il massaggio di pace. I suoi discorsi, come quello al Corpo diplomatico, evidenziano temi chiave, ovvero, la lotta contro la povertà, la costruzione della pace e la creazione di ponti diplomatici tra le nazioni. L’esortazione apostolica Evangeli gaudium delinea una “Chiesa in uscita”, aperta e inclusiva, impegnata in un rinnovamento ecclesiale per affrontare le sfide contemporanee.
Papa Francesco, nell’attento studio di Laura De Gregorio (La diplomazia di Francesco nei discorsi al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede – 2013-2024) promuove sia l’inclusione sociale dei poveri, vista come una categoria teologica, sia la pace sociale attraverso il dialogo. La diplomazia del Papa, riflessa nei suoi discorsi al Corpo diplomatico, sottolinea l’importanza del dialogo internazionale per promuovere e favorire la pace, senza interferire nelle decisioni degli Stati. La Santa Sede, attraverso la Segreteria di Stato, collabora per porre fine ai conflitti e promuovere il bene comune. Il Sommo Pontefice vede la pace come un dono, una sfida e un impegno, realizzabile attraverso verità, giustizia, solidarietà e libertà. I suoi viaggi apostolici e la firma di accordi internazionali dimostrano l’impegno della Santa Sede nel rafforzare le relazioni internazionali. Nonostante riconosca le sfide della diplomazia multilaterale, invita a un rinnovato impegno per la giustizia e la solidarietà. I suoi discorsi indicano una strada da seguire, guidata dalla misericordia e dalla speranza, come dimostrato dal tema del Giubileo del 2025, “Spes non confundit”.
L’attività della Santa Sede è anche oggetto dello studio “The Political Economy of the Environment in Zambia. Laudato Si and Zambian philosophy of Humanism in dialogue for an ecological conversion of the country” di Aubrey Chikonde, il quale affronta la crisi economica e ambientale in Zambia, proponendo soluzioni basate sulla filosofia dell’ Umanesimo di Kaunda e sull’enciclica Laudato Sì di Papa Francesco.
L’autore evidenzia come la predominanza della finanza sulla politica abbia aggravato i costi di vita e devastato l’ambiente, spingendo la popolazione a sfruttare risorse naturali senza pensare al futuro. Papa Francesco, invece, attraverso l’idea di una conversione ecologica globale, e la filosofia umanistica di Kaunda, centrata sull’essere umano e i valori cristiani, cerca di produrre un cambiamento per avviare l’umanità ad uno sviluppo più sostenibile. Chikonde, nel suo saggio, sottolinea la necessità di politiche economiche che tengano conto degli effetti a lungo termine sullambiente.
Attraverso esempi positivi dell’Umanesimo di Kaunda in Ruanda e Tanzania, il saggio dimostra come politiche basate sulla centralità delle persone possano portare a significativi e positivi sviluppi economici e sociali. In conclusione, Chikonde sostiene che questa filosofia di umanesimo, in sintonia con l’enciclica Laudato Sì, offre un quadro efficace per affrontare le disuguaglianze economiche e proteggere l’ambiente in Zambia.
Infine, attraverso l’articolo di Phil Kelly si tende a far comprendere al lettore la vulnerabilità della regione mediterranea, attraverso la lente della geopolitica classica, mettendo in luce le tensioni locali e le potenziali interferenze delle Grandi Potenze nell’area in questione. L’autore propone una metodologia basata sui “shatterbelt” per analizzare le rivalità locali e le tensioni globali emergenti, che producono delle linee di faglia generando l’instabilità dell’area.
La fine della Pax statunitense è percepita, dall’autore, come un precursore di maggiori instabilità, con il Mediterraneo particolarmente esposto a conflitti futuri, causati dalla vulnerabilità della regione a tensioni e conflitti locali, accentuata, non solo dalle potenze europee ma anche dalle loro controparti.
Kelly descrive tre possibili scenari per il futuro del Mediterraneo. Nel primo scenario, la stabilità attuale è mantenuta con interventi esterni limitati. Nel secondo, un rafforzamento della NATO e la sconfitta della Russia in Ucraina porterebbero ad una ipotetica maggiore stabilità. Nel terzo, una vittoria russa e l’incapacità della NATO di contenere interferenze esterne porterebbero secondo il geopolitico statunitense a una crescente instabilità. Concludendo, l’autore, afferma che il primo scenario è il più probabile, ma riconosce l’incertezza del sistema internazionale. Raccomanda l’uso della geopolitica classica insieme al realismo politico per comprendere al meglio le dinamiche globali e per formulare strategie di stabilità.
In conclusione si può affermare che il Volume XIII, numero 1/2024 di Geopolitica, “Il Mediterraneo nel prisma della Geopolitica mondiale”, rappresenta una risorsa indispensabile per studiosi, politici e decisori che operano sia nel contesto del Mediterraneo Allargato che oltre; rendendo chiaro come le politiche europee, legate alla sicurezza, alla gestione dei flussi migratori, alle politiche energetiche e alle strategie economiche, tentino di adattarsi al mutare degli equilibri internazionali.
GEOPOLITICA Vol XIII n. 1/2024 Il Mediterraneo nel prisma della geopolitica mondiale – The Mediterranean Sea in the prism of world geopolitics – ISSN 2009-9193 – ISBN 9791281485129 – pp. 469 € 36,00 – Callive Edizioni – 2024
Il presente numero di GEOPOLITICA – curato da Tiberio Graziani e Michela Mercuri – raccoglie articoli e saggi utili al progresso degli studi di geopolitica nell’ambito dell’area mediterranea, contribuendo a qualificare il dibattito in corso.
Contributi di: Carlo Amenta, Giuseppe Anzera, Gao Boyue, Andrea Broccoletti, Aubrey Chikonde, Alberto Cossu, Laura De Gregorio, Luca Del Monte, Paolo Di Betta, Emidio Diodato, Calogero Ferrara, Giuseppe Gagliano, Said Gulyamov, Phil Kelly, A. Roberta La Fortezza, Gino Lanzara, Letizia Lo Presti, Giulio Maggiore, Matteo Marconi, Filippo Romeo, Giuseppe Romeo, Gianluca Ruggiero, Fabio Massimo Parenti, Paolo Sellari, Vasu Sharma, Anna Ubaydullaeva, Francesco Valacchi, Liu Xuantong.
Questo numero di GEOPOLITICA gode del patrocinio di:
Società Italiana di Geopolitica – progetto di Vision & Global Trends