Autore: Giordana Bonacci – 26/07/2024
FINIS EUROPAE? L’EUROPA NON È NATO – ANTONIO ARENA
Il volume di Antonio Arena, Finis Europae? L’Europa non è NATO, è un’opera provocatoria che sfida le concezioni comuni riguardo alle origini e all’identità dell’Europa.
Arena, esplorando la storia, la cultura, la politica dell’Europa, smonta il mito di un continente unito e soprattutto coerente, proponendo una riflessione profonda riguardo alle fragilità ed alle contraddizioni del progetto europeo contemporaneo.
Le recenti sfide, come l’invasione russa dell’Ucraina ed il successivo coinvolgimento della NATO nelle dinamiche della guerra, riportano le lancette della Storia europea indietro di trentatré anni, a prima del crollo del Muro di Berlino[1], con delle prospettive tragiche per i popoli europei.
Nella prima parte del volume, viene affrontato il processo unitario che porta all’odierna Unione Europea.
Secondo Arena, le dinamiche europee non sono caratterizzate da un percorso lineare e soprattutto non sono il frutto di una logica univoca, ma il risultato di un’influenza negativa degli Stati membri.
La seconda parte del saggio esplora con grande dettaglio i fattori che hanno ostacolato la crescita europea, da un punto di vista economico e politico, con un focus sugli eventi chiave della storia recente, analizzandone anche le conseguenze.
L’indagine di Arena parte dalla caduta del Muro di Berlino: un evento che avrebbe dovuto rappresentare una nuova era di unificazione e cooperazione.
Tuttavia, le sfide poste da questo cambiamento epocale, trovano l’Europa comunitaria del tutto impreparata, risvegliando tra gli Stati europei vecchi timori e differenze, complicando ulteriormente il cammino verso la realizzazione di un’Europa unita.
Al lettore viene offerta una panoramica esaustiva delle dinamiche interne ed esterne che hanno avuto un impatto sfavorevole sulla crescita europea.
Una dimostrazione sono le tensioni tra gli Stati membri, alimentate da antiche rivalità e visioni differenti, che complicano ulteriormente il processo di integrazione, rendendo più complicato raggiungere un consenso su questioni fondamentali.
Ulteriore tema analizzato è la crisi politica ed economica italiana degli anni Novanta, in cui la convergenza di scandali politici e attacchi speculativi, fanno emergere tutta la fragilità del sistema italiano.
Eventi interni che, combinati con le pressioni esterne, rendono complicato per l’Italia un concreto contributo positivo al progetto europeo.
In questa sezione è presente anche un’analisi dei conflitti internazionali, esplorando le diverse guerre e crisi geopolitiche che hanno segnato la storia e le loro implicazioni per l’Europa.
A partire dalle Guerre del Golfo, facendo riferimento inevitabilmente all’attacco delle Torri Gemelle e al fenomeno delle Primavere Arabe.
Risalta una critica incisiva delle politiche internazionali, in particolare delle azioni della NATO e degli Stati Uniti, i cui interventi militari spesso avvengono senza un chiaro mandato dell’ONU, trasformando la NATO da alleanza difensiva a forza aggressiva: a confermare questo cambio di posizione sono citate le guerre in Afghanistan, Iraq e Libia.
Altro tema importante è la gestione delle migrazioni verso l’Europa, rappresentante ulteriore motivo di distacco verso le Istituzioni europee.
Arena evidenzia come questo fenomeno viene ancora affrontato dall’Europa senza un’esplicita strategia comunitaria, le cui scelte hanno avuto come risultato la divisione delle opinioni pubbliche di molti Stati membri, spargendo ovunque turbamento verso questo fenomeno incontrollato, considerato come causa di insicurezza sociale.
Inoltre, l’autore sottolinea l’importanza di non ignorare il legame tra i flussi migratori e il mercato criminale, analizzando i fenomeni dello smuggling e del trafficking.
I flussi migratori verso l’Europa richiedono una regolamentazione e dovrebbero essere limitati alla fonte, implementando misure di aiuto che favoriscano la creazione di lavoro e la crescita sostenibile nei Paesi di origine[2].
La terza parte del volume analizza i punti salienti che hanno segnato la crescita e l’evoluzione del progetto europeo, approfondendone i nodi fondamentali ed evidenziando l’inattitudine europea a rinvenire reazioni “efficaci, solidali e comuni”[3] di fronte alle varie sfide e crisi degli ultimi tempi.
Il capitolo inizia con un’analisi del fallimento del Trattato di Costituzione europea del 2004, la cui mancata ratifica da parte della Francia e dell’Olanda segna un punto di svolta che culmina con il Trattato di Lisbona del 2007. Trattato che, pur mantenendo gran parte delle innovazioni proposte, evita espliciti riferimenti a una costituzione, andando così a creare un compromesso tra le diverse sensibilità nazionali.
Arena definisce l’Europa odierna come quella uscita dal Trattato di Lisbona.
Altro tema affrontato è quello dell’allargamento dell’UE, che viene analizzato con una certa ambivalenza. Infatti, sebbene l’espansione europea abbia portato all’adesione di nuovi membri, come quello della Croazia nel 2013, l’autore evidenzia come questo processo abbia paradossalmente portato a una diminuzione del peso politico dell’UE stessa.
Ulteriore esempio è il caso della Turchia, definito da Arena come sintomatico. L’adesione della Turchia all’unione europea era un obiettivo che si prefissò il governo turco fin dalla fine degli anni ottanta ed inizialmente sembrava che senza la Turchia il progetto europeo sarebbe fallito[4].
Gli inglesi e gli USA rappresentavano grandi sponsor per tale allargamento europeo, questo perché la Turchia è un importante membro della NATO.
Ciò rivela molto sulle tattiche adottate da coloro che vogliono allineare le politiche europee con le strategie militari della NATO.
Un esempio eclatante lo abbiamo nel 2023, con la decisone del Consiglio europeo di dare inizio a negoziati di adesione all’UE dell’Ucraina e della Moldavia.
In riferimento all’Ucraina vediamo, per la prima volta, iniziare negoziati di adesione con un Paese in guerra, dove vige la legge marziale e dove quasi tutte le libertà politiche, giudiziarie e di informazione sono sospese[5] e lo scopo principale era mandare un messaggio alla Russia.
Discorso analogo può essere fatto con la Moldavia, confinante con la Transnistria, la quale è sotto tutela russa e mai stata riconosciuta dalla Moldavia.
Ciò potrebbe rappresentare un altro potenziale fronte di crisi tra NATO e Russia.
Ulteriore punto toccato dall’autore è inerente al Mercato unico europeo, il quale sicuramente ha portato benefici, ma altrettanta rigidità, che va a penalizzare la competitività delle imprese europee rispetto a quelle extraeuropee, poiché l’assenza di armonizzazione fiscale crea disuguaglianze tra gli Stati membri e l’eccesso di regolamentazione rappresenta un ostacolo più che un’opportunità di crescita.
Per quanto riguarda il ruolo del Parlamento Europeo, Arena ne mette in luce le accresciute competenze, che hanno sicuramente l’intento di aumentare la democrazia e la partecipazione, ma spesso si traducono in un eccesso di burocrazia.
Concludendo questa sezione del saggio, viene sottolineata la mancata autorevolezza dei nuovi leader europei e l’insufficiente sostegno popolare al fine di prendere decisioni di interesse comune europeo.
Tanto che ogni accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo richiede lunghe, complesse ed estenuanti trattative[6].
Viene meno l’ottimismo europeista e la fiducia nel progetto comunitario, per non parlare della mancanza di proposte di una diversa visione europea, facendo prevalere egoismi nazionalisti e settoriali.
Infine, nell’ultima parte del volume viene esplorata la resilienza dell’euro, nonostante le critiche iniziali e le numerose critiche affrontate.
Difatti, nonostante le previsioni negative, l’euro è sopravvissuto per vent’anni, diventando una valuta internazionale, utilizzata per il 40% dei pagamenti internazionali, rappresentando la valuta più utilizzata per i green bond mondiali.
Arena sottolinea come l’euro abbia raggiunto tale ruolo anche con l’assenza di un’“Europa politica” dietro di esso, riflettendo delle dinamiche economiche e finanziarie non più primeggiate dalla politica.
Si presenta un quadro dove è l’economia che guida la politica, come evidenziato dal progetto dell’euro digitale della BCE.
Quest’ultima ha subito un’evoluzione significativa, sicuramente accelerata dalla crisi del Covid-19, svolgendo un ruolo simile a quello di altre banche centrali, andando a monetizzare quote del debito pubblico e industriale per affrontare l’emergenza.
In questa circostanza, le misure per affrontare tale emergenza hanno prevalso sulle restrizioni imposte dai Trattati europei.
L’autore dedica uno spazio anche all’Emergenza Covid, sottolineando come la gestione del piano vaccinale abbia mostrato criticità ricondotte alla mancanza di una vera autorità politica sovranazionale e quindi a una visione politica univoca e unitaria[7].
È limpido il messaggio che Arena vuole lanciare: la speranza è quella di un’altra Europa con una propria autonoma politica estera e di difesa. Tutto ciò come sarà possibile?
Il saggio in questione ha la capacità di far maturare tante consapevolezze.
Giordana Bonacci – Laurea triennale in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza presso l’Università degli studi di Perugia. Attualmente studentessa magistrale in Investigazione, Criminalità e Sicurezza Internazionale presso l’Università gli Studi Internazionali di Roma.
[1] Pag. 15
[2] Pag. 65
[3] Pag. 111
[4] Pag. 114
[5] Pag. 114
[6] Pag. 128
[7] Pag. 133