Autore: Alberto Bradanini – 25/03/2021
Nenni visita la Cina due volte, nel 1955, quando incontra anche Mao Zedong, e nel 1971, quando il Primo Ministro Zhou Enlai gli esprime l’eterna gratitudine del popolo cinese per l’impegno da lui profuso nel processo di riconoscimento politico della Repubblica Popolare da parte dell’Italia. Dalle pagine lucide e appassionate dei suoi diari affiora un uomo integro, un autentico umanista, ansioso di contribuire alla pace e alla distensione internazionale sulla base dei principi della democrazia socialista e del multilateralismo. Principi tuttora deficitari nell’inquieta realtà delle nostre società e nella turbolenta dimensione internazionale, dove il dominio della finanza globalista impone la necessità teologica del binomio democrazia formale/economia mercantile, un binomio che frantuma il profilo etico della filosofia politica occidentale, e non solo, schiacciando la creatività dell’essere umano ontologicamente proiettata verso l’edificazione di una società più equa, libera e rispettosa della natura. I due momenti appartengono a tempi storici diversi, ma lo scopo di queste pagine è quello di farli vivere in una prospettica convergenza di fini, anche se non sempre sovrapponibili.
Le osservazioni che seguono potranno apparire asciutte o persino apodittiche, poiché lo spazio per esprimersi è per definizione limitato. Esse si collocano su un orizzonte ideale, e riflettono uno sguardo mobile, che respinge la zona grigia delle posizioni mediane, lasciando l’orizzonte aperto sul prisma policromo della complessità. D’altra parte, senza visione critica, ogni attività d’osservazione della realtà perde di senso. Ed è così che il tentativo di cogliere la ragione strutturale delle interazioni tra Cina, Stati Uniti, Unione Europea, Italia e altri ancora, si colloca al di fuori del racconto dominante.
Il punto di congiunzione dialettico è lasciato al lettore, concorde o discorde, libero di proiettare passato e presente su altri profili esegetici o convincimenti ideologici, all’insegna della nota filosofica che fa coincidere la verità con la ricerca di essa, e non certo con le pagine di un libro o, peggio, con gli echi distonici di una narrazione pubblica imbottita di falsità. Se i regimi autoritari non hanno necessità di rappresentare la verità attraverso l’artificio, perché questa è imposta con la coercizione, al contrario le democrazie liberali hanno bisogno del consenso come il pane, e dunque della macchina della menzogna per continuare a godere indisturbati dei privilegi del potere.
I due capitoli del libro, in apparenza lontani, si ricongiungono in un implicito confronto dialettico, poiché le parole di Pietro Nenni echeggiano silenziose in ogni riga, riflettendo idealmente le inquietudini di un popolo privo di rappresentanza che, nel silenzio assordante di politici e intellettuali (salvo qualche encomiabile dissenziente), cerca ovunque protezione sociale, lavoro stabile, libertà personale, equità, rispetto per la natura. Gli occhi lucidi di un uomo come Nenni si riempirebbero di lacrime gioiose se potessero condividere con noi la battaglia contro i dolori e i pericoli del nostro tempo, vale a dire l’enorme divario di ricchezza, all’interno delle nazioni e tra le nazioni, l’incombere di una guerra nucleare che distruggerebbe il pianeta e il disprezzo per l’ambiente di vita devastato dalla più selvaggia noncuranza che la storia abbia mai conosciuto.
(dall’introduzione, per gentile concessione dell’Autore)
Alberto Bradanini è un ex-diplomatico. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Roma La Sapienza nel 1974, entra in carriera diplomatica nel 1975, ricoprendo diversi incarichi alla Farnesina e all’estero, tra cui Belgio, Venezuela, Norvegia, Cina e Nazione Unite (Direttore dell’Unicri, Istituto di ricerca delle Nazioni Unite sul crimine e la droga, dal 1998 al 2003). Si è occupato di Cina per lunghi anni, trascorrendo in quel paese dieci anni in diversi momenti, dal 1991 al 1996 quale Consigliere Commerciale presso l’Ambasciata a Pechino, quindi Console Generale d’Italia ad Hong Kong dal 1996 al 1998 e successivamente Ambasciatore a Pechino dal 2013 al 2015. Egli è stato altresì Coordinatore del Comitato Governativo Italia-Cina (alla Farnesina dal 2004 al 2007) e responsabile dell’ufficio istituzionale/internazionale di Enel (2007-08), Alberto Bradanini è stato inoltre Ambasciatore d’Italia in Iran dall’agosto 2008 al dicembre 2012 ed è attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina Contemporanea.
Alberto Bradanini – Cina. Lo sguardo di Nenni e le sfide di oggi – Edizioni Anteo, 2021