Autore: Angelo Travaglini – 18/12/2024
L’espandersi della proiezione estera della Turchia di Erdogan, membro della NATO e da lunghi anni candidato a divenire membro dell’Unione europea, non è un fenomeno recente. Tutt’altro, avendo esso acquisito una sua spinta propulsiva fin dall’inizio di questo secolo, avviata e promossa in coincidenza della ascesa al potere della leadership islamista dell’attuale Presidente Recep Tayyip Erdogan.
Già si è avuto modo (vedi A. Travaglini, Una proiezione turca nel Sahel in via di consolidamento Analytical Dossier AD_08_2024 ISSN 2704-6419) di evidenziare l’impressionante allargarsi della presenza turca nell’Africa subsahariana, sfruttando abilmente le affinità sul piano culturale e religioso, che si tratti dell’area del Sahel o del Corno d’Africa, luogo quest’ultimo dove la diplomazia di Ankara brilla per attivismo coronato da indubbi impattanti successi, in presenza altresì di un aumento considerevole nell’ultimo decennio del numero delle Rappresentanze diplomatiche di Ankara a sud del Sahara.
Analoga costatazione merita di essere fatta a proposito dell’accresciuta rilevanza dell’influenza turca nella vasta area del Medio Oriente, non solo nel Levante ma anche nella Penisola arabica, dai finitimi tormentati spazi siriani fino alle sponde yemenite bagnate dal Golfo di Aden.
Di tutto ciò si è avuto modo di evidenziare gli aspetti salienti, ponendo in risalto i vantaggi di una penetrazione turca essenzialmente basata sul soft power e sul coinvolgimento, vera carta vincente, nelle varie iniziative promosse delle comunità locali beneficiarie degli apporti forniti dalla pletora di enti e strutture, a vocazione culturale ed umanitaria, punte di diamante della cooperazione turca. Per converso a nostro modo di vedere minore attenzione e considerazione si sono riservate ad un’altra area di espansione di pari rilevanza, percorsa dalla diplomazia di Ankara in direzione degli immensi spazi dell’Asia centrale, in verità anch’essi ben ricettivi nei confronti di un Paese con il quale le affinità sul piano linguistico e culturale appaiono ben evidenti, costituendo esse un prezioso ed affidabile strumento di appoggio e sostegno dei disegni espansivi di una entità, quale la Turchia, punto di incontro degli spazi asiatici, europei e medio-orientali
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Angelo Travaglini, entrato in carriera diplomatica nel 1973, ha ricoperto le relative funzioni presso varie sedi. Durante la sua prolungata esperienza in Africa nera, in particolare nelle due aree francofona ed anglofona, ha potuto misurare non solo gli effetti tutt’altro che esaltanti della colonizzazione europea ma altresì le carenze della Cooperazione allo sviluppo, dimostratasi incapace di incidere sui meccanismi che perpetuano l’arretratezza materiale e culturale di quelle realtà.
Altre aree coperte da Angelo Travaglini hanno riguardato l’Australia e l’Argentina dove per converso egli ha potuto costatare gli apporti del lavoro italiano in quei due Paesi a dimensione continentale. Di tali apporti ben visibili restano le tracce di quanto i nostri connazionali sono stati in grado di fornire nel processo di crescita e di sviluppo di quelle terre lontane.
Altrettanto interessante e formativa si è rivelata la sua esperienza nella sede di Copenaghen in Danimarca dove Travaglini nell’espletamento delle sue funzioni diplomatiche ha altresì allacciato fruttuosi rapporti con centri di studio e ricerca nordici finalizzati ad un approfondimento delle tematiche inerenti ai problemi di sicurezza della nevralgica area baltica. Una volta lasciata la carriera Travaglini si è concentrato sullo studio delle realtà arabo-islamiche, fornendo contributi di pensiero nella sua qualità di “Cultore di Storia dei Paesi islamici”, titolo conferitogli dall’Università di Torino. Gli approfondimenti da lui forniti hanno interessato e continuano ad interessare particolarmente gli scacchieri della Penisola arabica e del Levante.
Il suo ultimo saggio è: Yemen. Dramma senza fine. Edizioni Citta del Sole, 2022 – ISBN 978-88-8238-312-1