Autore: Giada Molino – 11/03/2024
Il giorno 28 febbraio 2024, presso Spazio Europa, via IV Novembre, 149 a Roma si è tenuto l’incontro sul tema “L’Italia, l’Europa e il Mondo Multipolare”. L’introduzione alla tavola rotonda è stata presentata dalla dott.ssa Maria Grazia Perna, del Tavolo di Politica Internazionale, la quale ha iniziato sottolineando come sia importante la politica come messaggio per gli altri e con gli altri.
In seguito, la moderatrice, nonché prof.ssa e direttrice della RSPI-Rivista di Studi Politici Internazionali, Maria Grazia Melchionni, ha introdotto l’intervento dell’ambasciatrice Laura Mirachian, la quale ha offerto un’analisi sull’ONU nel quadro del nuovo contesto internazionale. In particolare, data la sua esperienza a Ginevra dove si è occupata di Nazioni Unite e di organismi internazionali, ha assunto maggiore rilievo, l’UNHCR, poiché la stessa relatrice è figlia di un rifugiato armeno.
Alla luce degli scenari di crisi odierni, ci si è chiesti se l’ONU avesse perso quel ruolo di mediatore e di promotore della pace. Soprattutto, osservando il fatto che questa nave è maggiormente pilotata dalla volontà degli USA e meno dalla volontà di tutti gli Stati membri.
Eppure, il discorso di Mattarella agli ambasciatori, tenuto a dicembre 2023, ha dato un segno di speranza, sottolineando che, se non riprendiamo a far funzionare e rafforzare le regole internazionali esistenti non regnerà che la prepotenza. Ovvero saremo in una realtà in cui si seguirà la logica del più forte.
A questo punto ci si è interrogati a quando si potrebbe attribuire il punto critico dell’ONU. Lo si è notato con l’attacco alle Torri Gemelle del 11/9, detonatore dell’agire politico, negli anni a seguire, della Guerra al Terrore.
Pertanto, è decisiva la funzione svolta dal Global South, poiché emergente e ricca di risorse si rende consapevole di essere contesa tra un Occidente che vuole carpire consenso e l’alternativa come Russia, Cina e Iran, che vuole sfruttare le sue risorse.
D’altra parte, anche la globalizzazione ha sconquassato gli equilibri economici, infatti, si sta tornando al protezionismo, il cui esempio è stato l’America First di Trump. Contrariamente, la Cina tende ad espandersi difatti ha consolidato una realtà parallela come la Via della Seta, caratterizzata da grandi investimenti in paesi meno sviluppati.
Alla luce dei fatti, Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha lanciato un grande allarme e per porre rimedio ha proposto un “Summit for the Future” per evitare il collasso delle NU, ma in particolar modo per affrontare le questioni della pace e della sicurezza attraverso maggiori investimenti per la costruzione della pace, il sostegno alla prevenzione dei conflitti regionali, una riduzione dei rischi strategici come le armi nucleari e la guerra informatica, un dialogo sullo spazio extra atmosferico per garantire che venga utilizzato in modo pacifico e sostenibile e una promozione alla partecipazione di giovani e donne.
Successivamente, il professor Anton Giulio de’ Robertis, Presidente del Centro Mediterraneo di Studi Geopolitici e Strategici, ha preso la parola soffermandosi sul concetto di legittimità condivisa ai fini della stabilità del nuovo mondo multipolare.
Questo concetto ha origine da Henry Kissinger, politico e diplomatico statunitense, il quale sostiene che uno Stato per rimanere stabile e pacifico necessita di un “common concept of legitimacy”.
Sicché con un passaggio storico, partendo dalla nascita della Carta Atlantica del 1941, la quale sancì la rinuncia a ingrandimenti territoriali, il diritto di autodeterminazione dei popoli, il diritto di accesso, in condizioni di parità, al commercio e alle materie prime del mondo, la libertà dei mari, la rinuncia all’impiego della forza e la volontà di costruire un sistema di sicurezza collettivo generale. Inoltre, attraversando gli accordi di Helsinki e l’incontro nel 1990 tra Bush e Gorbaciov, fino ad arrivare nel 1999 con il bombardamento di Belgrado, si è evidenziato come la pietra angolare dell’ordine liberal democratico si sia sfaldato e abbia ceduto il posto al neoliberalismo.
Quindi, si è imposto un nuovo tipo di liberalismo in cui si mette al centro l’identità degli individui piuttosto che il rispetto della sovranità dei singoli Stati.
Questa, infatti, secondo l’ospite, è la linea che viene portata avanti nelle riunioni annuali del G7, mentre dall’altra parte abbiamo un altro raggruppamento di Stati, i BRICS, che evoca un ordine internazionale democratico.
Dunque, il neoliberalismo è la negazione del liberalismo.
In seguito, Tiberio Graziani, Presidente di Vision & Global Trends e direttore della rivista Geopolitica, ha condiviso il suo punto di vista sul posizionamento dell’Italia e dell’Europa di fronte ai paesi BRICS.
Quest’ultimo è un raggruppamento delle economie mondiali emergenti formato dal Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, nato nel 2009. Ma, già nel 1998, i RIC come gruppo strategico ha preso forma, sotto la guida di Evgenij Primakov come un contrappeso all’alleanza occidentale. Il gruppo era stato fondato sulla base di porre fine alla politica estera subordinata guidata dagli Stati Uniti, e per rinnovare vecchi legami con l’India e promuovere l’amicizia appena scoperta con la Cina.
L’osservazione posta dall’ospite, ci ha dato modo di svestirci di una visione categoricamente occidentale, da una realtà in cui pensiamo “noi siamo il giardino e il resto del mondo è la giungla”. Rivelando che siamo catapultati in un mondo multipolare e che l’Europa, come anche l’Italia, deve porre l’attenzione verso questi agglomerati, fonti di risorse ma soprattutto di demografia.
Infine, Marco Rizzo, Coordinatore Nazionale di Democrazia Sovrana e Popolare e già deputato del Parlamento Europeo, ha presentato una relazione sull’Italia e Unione Europea: Quale Bussola?
Prendendo spunto dal pensiero di De Gaulle “prevedere e comandare” ci ha fornito come sia importante osservare le dinamiche mondiali.
Sotto i nostri occhi i paesi del Terzo Mondo, con la globalizzazione si sono emancipati, siccome sono detentori di risorse primarie, possono anche valutare di non sottostare più alla volontà dell’Occidente.
Inoltre, la sua esperienza nel Parlamento Europeo ha testimoniato come l’UE stia perdendo titolarità data dal fatto che non stia sfruttando questa crisi per valorizzare il suo operato su nuove realtà che stanno emergendo.
Al termine del simposio, sono susseguite domande dal pubblico e in particolare hanno aperto una questione se non una riflessione sul futuro. C’è un progetto per il futuro?
Dunque, si è analizzato come l’Occidente non accetta il cambiamento ma è fermamente arroccata a mantenere il proprio ruolo. Perciò, l’UE come anche l’ONU potrebbero essere un fattore di pace nel mondo se solamente si scollassero dal mantello statunitense.
A cura di Giada Molino – Laurea Triennale in Sociologia presso l’Università La Sapienza di Roma. Attualmente studentessa magistrale in Investigazione, Criminalità e Sicurezza Internazionale, presso l’Università Internazionale di Roma. Stagista presso Vision & Global Trends International Institute for Global Analyses, nell’ambito del progetto Società Italiana Geopolitica.