Autore: Elham Makdoum – 24/11/2023
Colpo di stato nel criptoverso
Binance è caduto (nelle mani degli Stati Uniti). A determinare la rovinosa uscita di scena del re di Binance, CZ, sono state delle accuse di violazione delle leggi antiriciclaggio. Ma la verità è un’altra: la guerra sino-americana è sbarcata nel criptoverso.
Changpeng Zhao, il re indiscusso delle crypto, è stato costretto dalla giustizia americana, su input e impulso di BlackRock, il più grande fondo speculativo del pianeta, a lasciare la guida dell’impero da lui creato a Richard Teng. L’accusa: violazione delle leggi su riciclaggio di denaro e sanzioni. La multa: 4,3 miliardi di dollari. Ma dietro il braccio di ferro tra Binance e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti c’è (molto) di più: c’è la guerra semifredda sino-americana.
Un crypto-golpe
Era dal 2017, anno della prima circolazione di documenti (com)promettenti sugli occhi chiusi di Binance davanti alle attività di Al-Qāʿida, Daesh e Hamas, che il colosso delle crypto era finito nel mirino di Washington. Che ha dedicato i successivi sei anni a un obiettivo: capire se l’exchange, che curiosamente non ha un quartier generale, ma in compenso ha vari uffici sparsi per la Cina, da Hong Kong a Shanghai, fosse un’emanazione del PCC.
Stabilire un collegamento tra Binance e Pechino si è rivelato impossibile – ancora oggi mancano delle prove inconfutabili. Un po’ perché il Dragone non è mai sembrato interessato al fenomeno crypto, o così ha fatto credere al mondo – giacché dietro l’apparente «bannare, bannare, bannare», l’ordine è sempre stato quello di «minare, minare, minare» (chiedere ai libici per maggiori informazioni). Un po’ perché CZ ha sempre prestato attenzione alle relazioni con la Cina: ha ricusato la cittadinanza cinese per prendere quella canadese, ha venduto le sue proprietà immobiliari a Shanghai, non parla di politica internazionale.
In assenza di prove, a Washington sono bastati pretesti e indizi per procedere alla detronizzazione di CZ – d’altronde, si sa, in guerra non c’è spazio per il beneficio del dubbio. Pretesti come la violazione delle leggi su riciclaggio e sanzioni e la collusione col terrorismo – chiedere al Mossad e alle Brigate ʿIzz al-Dīn al–Qassām per maggiori informazioni. Indizi come i tentativi di CZ di nascondere gli uffici, le attività e il personale cinesi di Binance US, infine scoperti dal Financial Times e dati in pasto al pubblico (e alla giustizia) con un tempismo alquanto sospetto. Abbastanza per portare CZ al banco degli imputati e per costringerlo a fare un passo indietro.
L’ombra di BlackRock
BlackRock, il più grande fondo speculativo del pianeta, ha giocato un ruolo-chiave nel terremoto che ha scosso Binance e che ha portato alle dimissioni di CZ. In primo luogo ha preso parte al dossieraggio su CZ, del quale è emersa una vita privata sospetta: dalla residenza a Dubai intervallata di viaggi frequenti a Shanghai a una curiosa relazione – con tanto di prole – con la donna più potente della Cina, l’imprenditrice Yi He, co-fondatrice di Binance, vicepresidente di Yixia Technology, un passato nel China Global Television Network. In secondo luogo, nei mesi precedenti al caos giudiziario, culminato nella (prima) sentenza di condanna del 21.11, aveva messo piede in Binance con l’obiettivo (dichiarato) di accelerare l’arrivo di exchange-traded fund (ETF) Bitcoin – cantiere i cui lavori hanno subito un’accelerazione, curiosamente, proprio durante le idi di novembre di CZ.
Binance non è stata presa di mira per la corruzione e neanche per la presenza di ampie zone grigie, che sono problemi che attanagliano ogni exchange del criptoverso, dunque degli specchietti per le allodole. Il vero, solo e unico problema di Binance, per gli Stati Uniti, è che CZ fosse un cinese in odore di PCC.
L’obiettivo degli Stati Uniti, che per anni hanno mostrato disinteresse, diffidenza, quando non intralcio, nei confronti delle crypto, lasciando che cinesi, russi, nordcoreani, iraniani protagonizzassero il criptoverso, è di esternalizzare il dossier a BlackRock e ad altri giganti della finanza speculativa, come Vanguard. Nella speranza di recuperare il terreno perduto e di espandere la visione dell’ordine internazionale basato sulle regole in un mondo, quello delle crypto, nato per essere deregolato e decentralizzato. Frammenti di guerra mondiale nel criptoverso.
Elham Makdoum è un’operatrice nei criptomercati ed è specializzata in geopolitica delle criptovalute e crypto-intelligence.
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