Autore: Eliseo Bertolasi – 15/5/2023
Dall’11 al 13 maggio a San Pietroburgo si è tento il “Forum Giuridico Internazionale” alla sua XI edizione.
Come si apprende dal sito del Forum (https://legalforum.info/about/): questo evento, è la più grande piattaforma russa di dialogo tra i rappresentanti delle comunità giuridiche, imprenditoriali, politiche e delle forze dell’ordine su questioni di diritto nell’interesse dei cittadini e delle imprese, per perfezionare le procedure, per promuovere iniziative legislative al fine di sviluppare una cultura giuridica e per disciplinare la sfera socio-economica nelle condizioni attuali.
Il Forum è stato tenuto dal Ministero della Giustizia della Federazione Russa e dalla Fondazione Roscongress in conformità con il Decreto del Presidente della Federazione Russa del 15 febbraio 2022 n. 55.
Molte le tematiche affrontate tra le molteplici sessioni di lavoro e discussione, una di queste è stata dedicata al fenomeno della russofobia nella sua manifestazione attuale: “Russofobia: nazismo del XXI secolo”.
Nella presentazione della sessione si legge:
«La russofobia non solo è diventata un mezzo per incitare all’odio e alla discriminazione contro i nostri compatrioti (russi ndr.) che vivono all’estero, ma anche la base ideologica per l’aggressiva politica anti-russa dell’Occidente complessivo. Gli Stati Uniti hanno scatenato un nuovo tipo di guerra ibrida, che mira ad indebolire la Russia in ogni modo possibile, incluso il suo ruolo di generatrice di civiltà. In queste condizioni, paesi ostili stanno utilizzando nuovi strumenti d’influenza illegali e al di fuori del diritto, contro la Russia e i nostri compatrioti. Le sanzioni contro la Russia, i cittadini russi e le organizzazioni russe, come strumento illegale, sono una delle forme più evidenti di russofobia. Nei paesi ostili con l’aiuto di meccanismi pseudo-giudiziari, sempre più spesso vengono prese decisioni illecite contro i cittadini russi, a tale scopo vengono impiegate anche organizzazioni interstatali. Una guerra russofoba è stata dichiarata non solo alle persone, ma anche ai monumenti, sono stati banditi oggetti, patrimonio della civiltà russa, comprese opere d’arte e letteratura universalmente riconosciute. Il “Concetto di politica estera” approvato dal Presidente della Federazione Russa utilizza per la prima volta la nozione di “russofobia” e parla della necessità di contrastare la campagna di russofobia scatenata dai paesi ostili».
Invitato (online) a tale sessione, come analista geopolitico di “Vision & Global Trends”, ho dato il mio contributo descrivendo brevemente l’entità del fenomeno a livello italiano, soprattutto relativamente agli attacchi contro la cultura russa:
«La forma più eclatante e attuale di russofobia da parte dell’Italia, a mio avviso, è stata la decisione di unirsi al sostegno armato all’Ucraina. La strada era comunque già stata spianata dal regime di sanzioni contro la Russia, dal 2014.
Davanti a questa crisi, i governi italiani che si sono succeduti lo scorso anno hanno scelto non la via della prudenza diplomatica e del dialogo, ma la linea dell’attivismo russofobo, linea completamente schierata sulle posizioni di Kiev.
Non c’è stata alcuna prudenza, che invece avrebbe dovuto essere d’obbligo da parte dei capi di governo in una situazione così delicata e pericolosa. Sistematicamente, tutto questo va contro l’interesse nazionale italiano, poiché spinge l’Italia verso la crisi, la povertà e la guerra.
Nonostante ciò, l’Italia continua ininterrottamente a stanziare fondi del bilancio statale per finanziare la spedizione di armi in Ucraina. Armi che verranno utilizzate contro l’esercito russo, o per sterminare la popolazione civile del Donbass. In effetti, l’Italia è uno dei paesi che ha fornito la maggior assistenza militare a Kiev. Non se ne capisce bene la ragione, la Russia è sempre stata un Paese amico dell’Italia. La Russia non ha mai né dichiarato guerra, né attaccato l’Italia.
La russofobia non solo è stata proiettata al di fuori dell’Italia, ma parallelamente è stata intensificata anche all’interno del paese.
Demonizzare la Russia è l’un unico motto che domina tutte le dichiarazioni su tutti i media mainstream su tutti i canali televisivi! Guai a chi prova a sostenere il contrario.
Putin è chiamato “dittatore”, la Russia è chiamata “aggressore”. Censura totale sulle ragioni dell’Operazione Militare Speciale in Ucraina: non una parola sul desiderio della parte russa di porre fine alla guerra iniziata 9 anni fa, non una parola sul massacro di Odessa del 2014 alla Casa dei Sindacati, non una parola nemmeno sulla sofferenza della popolazione del Donbass, decine di migliaia di vittime civili, tra cui centinaia di bambini innocenti morti nel conflitto.
La Russia ha ritenuto fosse giunto il momento di porre fine a questo conflitto, dato che l’Occidente non ha mai mostrato alcuna reale intenzione di fermarlo, ma, al contrario, ha fatto di tutto per incoraggiarlo. Se davvero i leader occidentali fossero interessati al destino del popolo ucraino, farebbero di tutto per portare il prima possibile Kiev al tavolo dei negoziati, al contrario, non fanno fatto altro che pompare armi sempre più potenti e sofisticate all’Ucraina.
Uno dei primi passi sula strada della russofobia culturale è stata la cancellazione, lo scorso anno, delle lezioni su Dostoevskij all’Università Bicocca di Milano.
Ma questo è stato solo l’inizio, tutto è poi sfociato nella completa assurdità: incolpare le persone di essere russe, di avere un passaporto della Federazione Russa.
I primi risultati di tale discriminazione non si sono fatti attendere: il celebre direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev, che si è rifiutato di opporsi all’Operazione Militare Speciale in Ucraina, è stato sospeso dal Teatro La Scala di Milano. La stessa sorte è toccata ad una tra le più famose soprano Anna Netrebko.
Il 9 aprile dello scorso anno il Teatro Comunale di Lonigo, in provincia di Vicenza, su richiesta del Ministero della Cultura dell’Ucraina, ha annullato il balletto “Il Lago dei cigni”. Il motivo – la nazionalità di P. I. Ciajkovskij. Lo stesso giorno anche al Teatro Bellini di Napoli è stato cancellato “Il Lago dei cigni”.
Dopo i teatri, la russofobia si è rapidamente diffusa colpendo studenti, atleti, anche semplici cittadini russi residenti in Italia. Pare che ogni russo sia diventato un nemico potenziale dell’umanità.
In questa sessione non c’è il tempo materiale per elencare tutti i casi di russofobia registrati in Italia contro individui russi, o italiani che in un qualche modo sono legati alla Russia. Richiamo quindi l’osservazione solo su alcuni casi relativi ad artisti russi:
– Il Teatro degli Arcimboldi di Milano ha deciso di annullare due spettacoli del ballerino Sergeij Polunin previsti per il 28 e 29 gennaio di quest’anno. La cancellazione, secondo il sito web del teatro, si è resa necessaria a causa della persistente mobilitazione sociale e di una rete contraria all’esibizione del ballerino, che, pur essendo nato in Ucraina, non ha mai nascosto le sue opinioni filo-russe.
– È stata annullata la performance del pianista russo Denis Matsuev al festival pianistico internazionale in programma il 25 maggio al Teatro Grande di Brescia e il 27 maggio al Teatro Donizetti di Bergamo. Il paradosso è che queste due città sono state nominate “Capitale italiana della cultura 2023”. I sindaci delle due città hanno deciso di annullare le esibizioni su richiesta dell’ambasciatore ucraino in Italia.
– Il Teatro “La Fenice” di Venezia ha annullato un concerto in programma il 4 e 5 aprile di quest’anno della pianista, di origine ucraina, Valentina Lisitsa poiché lo scorso maggio si era esibita a Mariupol dopo l’arrivo dei russi.
Tuttavia, su questo caso è sorta una lodevole iniziativa partita dal basso, dalla società civile, da parte di un comitato promotore, italiani che, nonostante le posizioni ufficiali dell’Italia, credono ancora nella cultura come messaggio universale di pace. Grazie a questa iniziativa, Valentina Lisitsa si è esibita a Milano il 29 aprile (ho avuto il piacere di assistere al suo concerto e ho avuto l’onore di intervistarla. Ho pubblicato questa intervista sulla rivista russa “Stoletie”, del Fondo di Prospettiva Storica).
Il rigetto e persino l’aggressione nei confronti dei rappresentanti della Russia e della diaspora di lingua russa provengono principalmente dai membri della grande comunità ucraina presente in Italia.
Il problema principale è che gli ucraini, pur essendo in Italia, danno sfogo agli stessi impulsi, alle stesse manifestazioni di russofobia che mostrano nel loro Paese. In Italia o in Ucraina, poco cambia nel loro comportamento. Queste persone che vivono mentalmente immerse in un eterno “Maidan”, stanno ora diffondendo i loro slogan e il loro odio verso i russi anche tra gli italiani.
Vorrei sottolineare che la russofobia nei casi descritti consiste non solo in attacchi e discriminazioni contro individui, ma stiamo parlando di un attacco alla cultura russa nel suo insieme.
Cancellare Dostoevskij o Ciajkovskij, l’arte, la musica, la letteratura russa, è semplicemente una barbarie.
I propagandisti della russofobia non si rendono conto che la cultura russa è un patrimonio mondiale. La sua cancellazione è una perdita per tutta l’umanità.
Tuttavia, nonostante tanti sforzi della politica e dei media italiani (che corrono in parallelo) per plasmare un’opinione negativa nei confronti della Russia, le statistiche in Italia continuano a mostrare il contrario.
Di fatto, oltre il 60% della popolazione italiana è a favore della pace, è contraria all’invio di armi a Kiev, e vorrebbe ristabilire buoni rapporti con la Russia, Paese storicamente amico dell’Italia. Questi due paesi sono collegati da relazioni culturali secolari.
A riprova di questo sentimento, le rappresentanze diplomatiche russe in Italia, a distanza di oltre un anno dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale, continuano a ricevere fiori e parole di solidarietà.
In Italia i cuori battono ancora. Un esempio significativo e molto toccante: quando dopo l’assassinio della giovane filosofa Daria Dugina in queste sedi sono giunti mazzi di fiori accompagnati da messaggi di vicinanza, da parte di persone comuni, persone che non hanno perso la loro umanità, italiani che, davanti a questa tragedia, non hanno potuto non esprimere il loro dolore e il loro cordoglio.
Pare quindi che gran parte del popolo italiano continui a rifiutare la russofobia e ad amare la Russia».