Autore: Giuseppe Gagliano – 11/03/2022
Come va la controffensiva cyber dell’Ucraina contro la Russia? Secondo le informazioni di Odessa Journal (https://odessa-journal.com/ukraine-has-created-an-it-army-for-ddos-attacks-on-russian-sites-there-will-be-tasks-for-everyone/) le forze cibernetiche dell’Ucraina hanno incominciato a porre in essere un’offensiva efficace non solo nei confronti degli invasori russi, ma anche nei confronti della Bielorussia. Andiamo nel dettaglio. L’Ucraina ha messo in campo l’esercito IT per attacchi informatici contro siti russi e, in modo particolare, contro le banche e le società petrolifere (Gazprom, Lukoil). In primo luogo non va dimenticato che a dicembre, attraverso il Fondo europeo per la pace, il Consiglio europeo aveva concesso ben 30 milioni di euro di aiuti proprio alla difesa ucraina anche nel settore cibernetico. In secondo luogo, soprattutto grazie al contributo indispensabile americano, la sicurezza informatica ucraina è strettamente legata alla società americana nota come Dai Global. In terzo luogo, l’istituzione ucraina che si occupa di portare in essere questi attacchi cibernetici è la Cyber Unit Technologies (Cut), (https://cyberunit.tech) che ha una dimensione sia difensiva sia offensiva . Ha sede in Estonia, dove – guarda caso – si trova anche il Centro di difesa informatica della Nato.
In quarto luogo, la formazione nel settore strettamente cyber è stata possibile grazie ai finanziamenti del Dipartimento di Stato (https://www.reuters.com/world/exclusive-ukraine-calls-hacker-underground-defend-against-russia-2022-02-24/ ) e Yegor Aushev fondatore di una società di sicurezza informatica a Kiev( https://www.reuters.com/world/exclusive-ukraine-calls-hacker-underground-defend-against-russia-2022-02-24/ ) ora incaricato di coordinare le azioni ucraine nel settore. Il contributo da parte americano all’Ucraina non deve destare sorpresa: non va dimenticato che gli Stati Uniti hanno investito centinaia di milioni di dollari proprio per supportare l’Ucraina di fronte all’offensiva cibernetica russa, come si evince chiaramente da una serie di leggi approvate dal congresso degli Stati Uniti: il Department of Defense Appropriations Act 2018, l’Ukraine Security Assistance Initiative, lo State Foreign Operations and Related Programs Appropriations Bill 2018 e il National Defense Authorization Act 2018.
Concretamente, questi disegni di legge si sono tradotti nella realizzazione di una rete di computer in grado di resistere agli attacchi russi (https://letteradamosca.eu/2022/02/16/intelligence-e-milizie-lucraina-si-organizza/,rete) di computer che ha sede presso il Ministero della difesa Ucraina. Inoltre, il centro cibernetico ucraino, lavora in stretta sinergia non solo con il servizio di intelligence ucraina Sbu, ma anche con la CIA e l’NSA. A tale proposito non dimentichiamoci che proprio a Kiev si trova una sede distaccata della CIA voluta dall’ex direttore dell’agenzia Brennan (https://www.forbes.com/sites/melikkaylan/2014/04/16/why-cia-director-brennan-visited-kiev-in-ukraine-the-covert-war-has-begun/)
Tutto ciò non deve destare alcuna sorpresa poiché gli USA hanno fortemente supportato l’Ucraina anche e soprattutto a livello formativo oltre che a livello di finanziamento nel contesto degli armamenti. Di cosa esattamente stiamo parlando? Qualche mese prima dell’inizio della guerra e cioè alla fine di gennaio, il Ministero della Difesa aveva svolto un corso di formazione proprio sulle comunicazioni strategiche della durata di quattro giorni coordinati dalla Defense Security Cooperation Agency (DSCA) (https://www.dsca.mil/) che ha lo scopo di potenziare le capacità militari dei partner stranieri. Naturalmente lo scopo di questi corsi di formazione organizzati dagli Stati Uniti è quello di consentire al governo ucraino e, nello specifico, alle istituzioni militari e al settore dell’intelligence di superare le carenze nel controllo dell’informazione e quindi nel garantire al governo ucraino un’adeguata lotta alla disinformazione russa.
Non a caso il presidente ucraino ha esercitato prima del conflitto attuale pressioni di una certa rilevanza per realizzare centri appositamente dedicati al contrasto dei cali di informazione e fra questi pensiamo al Centro StratCom, (https://stratcomua.org/en) supervisionato dal ministero della Cultura e della Politica dell’informazione, che è sotto l’autorità del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale (Rnbo), che collabora in modo sinergico con l’Istituto nazionale di studi strategici che sono sempre più coinvolti nel lavoro sulla strategia di sicurezza.
Ma ci sono altre figure di rilievo che le possiamo indicare, figure chiave nel contrasto alla disinformazione. Pensiamo ad esempio al Centro per l’istruzione e la ricerca scientifica per le comunicazioni strategiche in materia di sicurezza e difesa nazionale, guidato dal colonnello Olga Salnikova (http://ais.khpi.edu.ua/article/view/2522-9052.2018.2.08) posto sotto l’autorità dell’Università di Difesa Nazionale Ivan Tcherniakhovski (Ndu), un’accademia militare gestita dall’esercito ucraino.
Ma naturalmente sono stati posti in essere anche altri strumenti allo scopo di contribuire a influenzare le scelte politiche dell’Ucraina in funzione euro-atlantica .Pensiamo a tale proposito al Centro per l’analisi delle politiche europee (https://cepa.org) che è stato recentemente molto attivo sull’Ucraina. I sostenitori e gli amministratori del think-tank sono considerati esperti di politica dell’ Europa centrale ed orientale (https://cepa.org/board-of-directors/)
Il Cepa, il cui obiettivo dichiarato è rafforzare la Nato, ha una serie di donatori che nel 2021 includevano le aziende militari Bae Systems britannici e la Lockheed Martin, nonché le multinazionali Microsoft e Google, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa (DoD), il governo estone e l’oligarca ucraino filo-occidentale Victor Pinchuk. Quest’ultimo è certamente una figura di estremo interesse dal nostro punto di vista, poiché coordina un gruppo di lavoro noto come Yalta European Strategy (https://yes-ukraine.org/en/about/yes-board (Yes) sul futuro dell’Ucraina. La piattaforma è amministrata dall’ex presidente polacco Aleksander Kwasniewski, dal vicepresidente di Havas Stephane Fouks e Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della Nato .Yes è legalmente rappresentato dallo studio Hillmont Partners, (https://hillmont.com/publ/news/hillmont-partners-becomes-the-legal-partner-of-the-yes-forum ) che rappresenta guarda caso anche la società di produzione televisiva del presidente ucraino Volodymyr Zelensky Studio Kvartal 95.
Ritornando al Cda della Cepa, questo comprende Aaron Wess Mitchell, Tom Firestone, partner di Washington di Baker & McKenzie, ex ambasciatore degli Stati Uniti a Varsavia, Victor Ashe e Robert Gelbard, diplomatico e membro del consiglio di amministrazione del Consiglio Atlantico. Mettendo a confronto queste informative aperte – che nel linguaggio tecnico vengono chiamate informazioni bianche – è possibile agevolmente arrivare a una semplice quanto rilevante conclusione a nostro modo di vedere: sia il Cepa che lo Yalta European Strategy hanno svolto un ruolo tutt’altro che marginale nell’indirizzare le scelte dell’attuale governo ucraino e soprattutto rivestono un ruolo fondamentale nel consolidare attraverso la riflessione politica e strategica la sinergia tra Stati Uniti e Ucraina.
Naturalmente anche l’Ucraina prima del conflitto attuale si era mossa al fine di riformare le strutture della intelligence . (https://www.ilsussidiario.net/news/terza-guerra-mondiale-le-mosse-di-kiev-su-informazione-servizi-e-forze-speciali/2283539/)
Infatti il 17 febbraio Volodymyr Zelensky ha fatto un viaggio nella regione di Donetsk,con lo scopo di riformare le unità del servizio di guardia di frontiera statale, la Dpsu.
La Dpsu è guidata da Sergiy Deineko, (https://dpsu.gov.ua/en/news/SERHII-DEINEKO-UKRAINE-BEGINS-WITH-THE-SECURITY-OF-ITS-BORDERS/) che riferisce al Consiglio di sicurezza e difesa dell’Ucraina, la Rnbo, come ha fatto l’11 febbraio. La Dpsu – e la sua agenzia di intelligence – sono state rafforzate da Kiev dall’inizio della crisi tra Stati Uniti e Russia, quando la Bielorussia è stata accusata di orchestrare l’arrivo di migranti lungo il confine con l’Unione Europea ( https://www.atlanticcouncil.org/blogs/belarusalert/are-belarus-and-russia-using-migrant-crisis-to-smuggle-agents-into-europe/ ) e Washington ha incominciato a mettersi in stato di allerta a causa della presenza di truppe russe. Non a caso il ministro dell’interno Arsen Avakov aveva già iniziato a rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina per esempio aumentando le attrezzature militari. Dall’altro lato l’unità di Intelligence Militare del Ministero della Difesa e cioè la Gur si era concentrata, prima del conflitto, sul confine orientale dell’Ucraina che, come sappiamo, è stata colpita da ben otto anni di conflitti nel Donbass.
Oltre all’assegnazione del suo budget per la gestione della crisi di 2,4 milioni di euro a fine novembre, le guardie di frontiera prevedono la consegna di circa 15 elicotteri civili H125 da Airbus Group. (https://mil.in.ua/en/news/three-airbus-h125-helicopters-arrived-in-ukraine-for-the-sbgs/)
L’unità ha già ricevuto circa 10 dei 24 totali ordinati l’anno scorso. Insieme ad altre navi fornite da Regno Unito o dagli Stati Uniti, serviranno a rafforzare i confini marittimi instabili nel Mar Nero e nel Mar d’Azov. Questi ordini di attrezzature sono stati effettuati durante il periodo in cui Avakov era in carica. L’ex ministro era stato un contatto chiave per gli attori militari e industriali stranieri, molti dei quali francesi, e aveva supervisionato a lungo la Dpsu, che è collegata al ministero degli Affari interni. A tal proposito, un breve inciso: Kiev ha esitato tra i caccia leggeri, nel qual caso l’F16 sarebbe il favorito, o i caccia multiruolo più pesanti, il che aprirebbe la competizione al Rafale di Dassault (https://www.defenseworld.net/news/29250/France_Preparing_to_Offer_Rafale_Jets_to_Ukraine_as_MiG_29_Replacement#.YiTjZi_SJvI ) e all’Fa-18 della Boeing.
Un’ultima annotazione: era veramente così imprevedibile che Putin volesse aggredire l’Ucraina ? Non penso visto che l’11 novembre in un articolo su Sussidiario avevo previsto questa eventualità ( https://www.ilsussidiario.net/news/ucraina-gli-errori-di-zelensky-trump-e-biden-che-possono-causare-linvasione-russa/2253648/ )
Prima parlavamo della Francia e del suo supporto militare all’Ucraina .E qui dobbiamo toccare un altro punto di grande importanza e cioè il ruolo di Macron in questa crisi. Credere che il presidente francese abbia agito solo ed esclusivamente per risolvere la questione Ucraina attraverso la diplomazia sarebbe una grossolano errore di ingenuità.L’attivismo si spiega anche con lo scoop di vincere con un’ampia maggioranza le elezioni imminenti ma soprattutto con il fine di tutelare gli interessi francesi (https://www.startmag.it/economia/emmanuel-macron-ucraina-accordo-thales/ ) in Ucraina .( https://letteradamosca.eu/2022/02/14/francia-e-ucraina-tra-guerra-e-affari/)
Quali? Dopo la visita del presidente francese in febbraio a Kiev , (https://www.theguardian.com/world/2022/feb/08/macron-zelenskiy-ukraine-talks-moscow-denies-deal-to-de-escalate ) si è svolto a Parigi il Forum Ucraina-Francia, organizzato congiuntamente dal think tank ucraino New Europe Center (Nec) e dall’Institut Français des Relations Internationales (Ifri). ( https://www.ifri.org/fr/espace-media/dossiers-dactualite/forum-france-ukraine-2022-retour-levenement )
L’evento faceva parte di un più ampio tentativo di rafforzare le relazioni franco-ucraine ( https://www.ilsussidiario.net/news/spy-ucraina-e-ora-macron-teme-per-lasse-petrolifero-parigi-mosca/2289490/) che hanno avuto i loro alti e bassi negli ultimi mesi e promuovere gli investimenti in Ucraina ( https://www.ilsussidiario.net/news/crisi-ucraina-ecco-perche-macron-e-il-miglior-alleato-di-zelensky-in-occidente/2291353/)
L’evento di Parigi, sponsorizzato dalla compagnia nazionale ucraina del gas NaftoGaz e dalla Federazione ucraina dei datori di lavoro dell’industria petrolifera e del gas (Frng), si è concentrato sulla questione delle sanzioni, seguita a Washington da Amos Hochstein, consigliere del segretario di Stato americano Anthony Blinken sulla sicurezza energetica, e Georg Wald. Tra i partecipanti c’erano Oleksi Makeyev,( https://www.kyivpost.com/ukraine-politics/ukrinform-makeyev-appointed-as-foreign-ministrys-special-envoy-for-sanctions-policy.html ) rappresentante speciale dell’Ucraina per le sanzioni, il presidente di Naftogaz Yuriy Vitrenko,Nicolas Bréham, capo della società di consulenza ingegneristica francese Rte International – una filiale di Rte – e Antoine Halff, ex funzionario del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti che ora dirige la startup francese Kayrros, ( https://www.linkedin.com/in/antoine-halff-5067824 ) che hanno anche preso parte a una tavola rotonda sulla sicurezza energetica. I partecipanti più in vista erano il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba e Isabelle Dumont, ex ambasciatore francese a Kiev, ora consigliere di Macron per l’Europa continentale e la Turchia. Sono stati invitati anche numerosi consulenti a parlare, tra cui l’avvocato Bertrand Barrier, partner dello studio legale Jeantet che presiede il comitato della Camera di commercio e industria franco-ucraina ed è membro dell’Associazione europea delle imprese in Ucraina; e Dominique Menu, ex dirigente senior di Bnp Paribas in Ucraina, che ora è consulente indipendente con sede nel consiglio di sorveglianza della Ukreximbank statale ucraina. Vasyl Myroshnychenko, che dirige la società di pubbliche relazioni Cfc Big Ideas, ha moderato un panel sugli investimenti stranieri. Myroshnychenko, che ha cofondato l’Ucraina Crisis Media Center, dirige anche il City Club ucraino-britannico, che promuove gli affari tra Kiev e Londra. Tra i partecipanti francesi c’erano Frédéric Mondoloni, direttore del ministero degli Esteri per l’Europa continentale ed ex ambasciatore a Mosca, e la deputata Valéria Faure-Muntian, presidente del gruppo parlamentare Francia-Ucraina. Hanno partecipato anche Olga Trofimtseva, ambasciatrice ucraina in generale per l’agricoltura, e la consigliera di Kuleba Olexandra Vasylenko.
Dicevamo poco sopra del Nec. Di cosa si tratta?
Per quanto riguarda il centro di riflessione ucraino Nec, questo è guidato dall’ex giornalista Alyona Getmanchuk, ( http://neweurope.org.ua/en/komanda/ ) membro del comitato consultivo dei presidenti di Ucraina e Polonia. Il team di consulenti strategici del Nec comprende l’ex primo ministro svedese Carl Bildt, che ha negoziato l’ingresso della Svezia nell’Unione Europea nel 1995, e un certo numero di ex diplomatici ucraini come Andriy Veselovsky ( https://www.belgradeforum.org/speaker/andriy-veselovsky/ ) rappresentante ucraino in Transnistria e rappresentante permanente presso l’Ue alla fine degli anni duemila. Ora fornisce consulenza al direttore dell’Istituto nazionale di studi strategici (Niss), ( https://niss.gov.ua/en/tags/andriy-veselovsky ) che è sempre più sollecitato dall’amministrazione presidenziale e dai servizi segreti ucraini. Anche l’ex ministro dell’Economia Roman Shpek, ( https://strategy-council.com/en/speakers/343 ) che ha rappresentato l’Ucraina all’Ue dal 2000 al 2008, poco prima di Veselovsky, è coinvolto nel lavoro del Nec. Shpek è anche consulente senior di Alfa Bank, cofondata da Mikhail Fridman, ed è nel comitato consultivo della Banca nazionale ucraina (Nbu).
Ebbene se a tutti questi elementi recenti aggiungiamo il ruolo della rivoluzione arancione all’interno dell’Ucraina -che è stata possibile grazie al software americano ed europeo ( https://www.limesonline.com/cartaceo/metodo-belgrado-i-segreti-delle-rivolte-colorate ) e quello ancora più determinante di Putin nella elezione del filorusso Viktor Janukovyč dobbiamo prendere atto che l’Ucraina è ieri come oggi un vaso di coccio fra vasi di ferro – come avrebbe detto Manzoni – cioè è sottoposta alle rispettive sfere di influenza dell’angolosfera e di quella russa. Non dimentichiamoci dal punto di vista storico con il trattato di Brest-Litovsk, Lenin esce dalla Prima Guerra mondiale e l ’Ucraina divenne merce di scambio: la Repubblica Popolare di Ucraina venne ceduta trasformandosi in uno stato fantoccio dei tedeschi.Con la Pace di Riga del 1921 -che pose fine alla guerra tra la Polonia e la Russia tra il 1919 e il 1921 -Lituania, Bielorussia e Ucraina passarono sotto il controllo bolscevico.
Al di là delle letture volte a interpretare la politica di proiezione di potenza russa in un’ottica fortemente connotata ideologicamente dobbiamo al contrario fornire una lettura in termini geopolitici e individuare le motivazioni : ristabilire la sua sfera di influenza, porre freno all’espansione della Nato ad est approfittando dell’allontanamento progressivo degli Stati Uniti dall’Europa,che hanno rivolto la loro attenzione -come la Francia- all’Indo -Pacifico per contenere la politica di proiezione di potenza economica cinese della Nuova via della seta cinese( di cui abbiamo diffusamente parlato proprio sulle pagine del blog dell’Espresso), finlandizzazione della Ucraina , perseguire un nuovo assetto securitario per l’Europa favorevole alla Russia, assicurarsi le risorse idriche ( https://www.startmag.it/mondo/acqua-guerra-russia-ucraina/ ) e quelle delle materie prime presenti in Ucraina ( https://www.startmag.it/energia/russia-ucraina-titanio/ ). La scelta fatta da Putin non deve-come invece è accaduto-sorprendere: non dimentichiamoci le scelte che Putin ha posto in essere non solo in Crimea nel 2014, ma in Siria e in Libia. E non deve neppure sorprendere che Putin voglia utilizzare i mercenari-come per esempio la compagnia dei mercenari Wagner ( https://www.startmag.it/mondo/russia-compagnia-wagner-ucraina/ ) -sia per facilitare la presa di Kiev da parte delle forze armate ma soprattutto per attuare una guerra sporca. Quanto agli Stati Uniti questi naturalmente sperano che Kiev,ed in particolare l’Ucraina nel suo complesso ,diventino l’Afghanistan della Russia e che di conseguenza le forze armate russe siano logorate dalla guerriglia della resistenza Ucraina.
La guerra-come ricordava Von Clausewitz -non è dunque solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi. Ieri come oggi.Con buona pace di chi interpreta in termini neoliberali o facendo riferimento a Galtung – e non in termini realistici e geopolitici magari facendo riferimento a Nicholas Spykmann (http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista67.nsf/ServNavig/67-26.pdf/$File/67-26.pdf?openElement ) – la dinamica conflittuale tra Stati.
Giuseppe Gagliano, Presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis