Author: Filippo Romeo – 18/12/2018
“Passa per il mare, sempre più, il destino dei popoli e l’evoluzione delle civiltà”. E’ questa la frase di apertura del volume di Pietro Spirito dal Titolo “Il futuro del sistema portuale meridionale tra Mediterraneo e Via della Seta”, edito da Rubbettino.
Non è un caso che l’incipit del notevole lavoro di Spirito richiami il “mare” che, insieme a tutte le attività ad esso connesse ha un ruolo di cruciale importanza nel nuovo assetto geopolitico che va profilandosi. A tal riguardo basti pensare che oggi, a differenza di un secolo fa, oltre il 60% della popolazione mondiale vive a meno di 150 Km dalle coste e che il 75% dei Paesi ha incrementato la propria connettività marittima. Nel 2013, malgrado la crisi economica, il mercato marittimo globale è cresciuto del 4% a conferma del fatto che il “mare” si attesta quale principale mezzo per attività produttive, commerciali e di comunicazione.
Il Mediterraneo – “crocevia antichissimo dove da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: bestie da soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere. E anche le piante”(Braudel) – pur rappresentando solo 1% della superficie acquea, è nuovamente diventato il grande crocevia dei maggiori flussi dell’economia globale. Il testo di Pietro Spirito è attualissimo, di agevole lettura, ricco di spunti interessanti e di citazioni dotte che, partendo dall’ “orizzonte Mediterraneo” e dai suoi “mutamenti”, conducono il lettore attraverso un viaggio fino all’Artico focalizzando, tappa dopo tappa, l’attenzione sulle contingenti dinamiche geopolitiche e geo-economiche. All’interno di questo itinerario l’Autore riflette, in modo serio e puntuale, sul ruolo che ricopre il Mediterraneo nell’articolato sistema dei flussi di traffico su scala globale e nella nuova architettura geo-economica che va prendendo forma. L’emergere delle nuove potenze asiatiche ha, infatti, determinato uno spostamento dell’asse geopolitico verso il sud del globo e concentrato nel Mediterraneo i nuovi flussi geo-economici, destinati ad incrementare ulteriormente la loro portata e da cui è derivato l’ampliamento del canale di Suez che genera ulteriori opportunità che rendono nuovamente “il Mediterraneo centrale nei traffici marittimi e nella geopolitica internazionale, per i flussi commerciali e per il futuro industriale” (Spirito).
In questo scenario, la Cina sta giocando un ruolo da protagonista dal momento che il “Mare Nostrum” rappresenta uno dei pilastri fondamentali della politica estera cinese. Non è un caso che il progetto OBOR si ricongiunga proprio nel Mediterraneo dove la Via della Seta terrestre incontra quella marittima.
Non vi è dubbio che tale nuova situazione, che vede transitare copiosi carichi di merce davanti alle nostre coste diretti verso porti del Nord Europa, senz’altro molto più efficienti, potrebbe rappresentare un’opportunità per l’Italia che, grazie alla sua ubicazione, si presenta come un grande molo naturale e, al contempo, un piano di scorrimento posto a tagliare il Mediterraneo in due compartimenti.
Affinché questa opportunità venga sfruttata, occorre che la parte meridionale del Paese superi il gap infrastrutturale e la “marginalizzazione logistica dai mercati di approvvigionamento e dai mercati di sbocco” che le impedisce una concreta azione di sviluppo. “Uno storico svantaggio competitivo che deve essere superato per rimettere al centro una rivitalizzazione della produttività totale dei fattori, elemento strategico per garantire una strutturale competitività delle regioni meridionali”(Spirito).
Tale svantaggio può essere superato attraverso lo sviluppo della funzione gateway di alcuni porti meridionali, quali quello calabrese di Gioia Tauro. Tale funzione, afferma Spirito, andrebbe infatti ad “assicurare una maggiore saldatura tra collegamenti marittimi e sistema territoriale, per mettere a disposizione della ripresa industriale un sistema di connessione capace e competitivo.”
Il testo aiuta, inoltre, a comprendere il ruolo che le infrastrutture stanno ricoprendo a livello globale, la rivoluzione e lo sviluppo che ha subito il settore della logistica grazie all’impiego delle nuove tecnologie, nonché l’importanza che le zes potrebbero ricoprire nel rilancio economico di alcune aree.
Un sistema infrastrutturale all’avanguardia permetterebbe, dunque, all’Italia di far fronte ai trend dei nuovi traffici, di acquisire un maggiore potenziale in termini di efficienza e, sopratutto, intercettare e indirizzare i nuovi trend geoeconomici e geopolitici che traslano verso sud.
È chiaro che tali scelte permetterebbero al Mezzogiorno di diventare il centro nevralgico e propulsore di nuovi processi economici, nonché all’intera Nazione di superare lo scompenso atavico con il quale convive sin dalla nascita. Ciò andrebbe fatto all’interno di una strategia euro-mediterranea – di cui il corridoio TEN-T5 dovrebbe fungere da colonna vertebrale – capace di articolarsi con i progetti cinesi ma anche di guardare ai territori, al fine di interconnettere centri urbani con i centri periferici in modo talmente capillare da evitare di mantenere punti isolati.
In definitiva, l’opera di Pietro Spirito conferma che la centralità geografica del Paese, pur rappresentando un fattore fondamentale, sia da sola insufficiente se non viene sfruttata e potenziata con degli interventi infrastrutturali, materiali e immateriali, lungimiranti.