Autore: Vision & Global Trends – 02/04/2021
Coronavirus: globalizzazione e servizi segreti. Come la pandemia ha cambiato e cambiera’ l’ordine mondiale
Di Aldo Giannuli con testi di Amedeo Maddaluno e Andrea Muratore.
Infowar verso la popolazione civile. Dalla Russia con amore
“Iz Rossii s ljubov’ju”, dalla Russia con amore, questo il nome della missione dell’esercito russo di assistenza all’Italia offerta dal governo della Federazione Russa al nostro paese. Personale militare del servizio medico, con camion, equipaggiamenti e attrezzature, ha raggiunto l’aeroporto militare di Pratica di Mare e, accolto dal Ministro degli Esteri Di Maio – e ovviamente nostro personale militare che accompagna costantemente la missione russa sul nostro suolo – è stato poi dislocato in provincia di Bergamo, una di quelle maggiormente colpite dall’emergenza Covid-19.
Una missione di sostegno umanitario – di quelle che vediamo in caso di terremoto o catastrofe naturale – e di solidarietà da parte di un paese verso un altro – assurta però un caso di scuola di guerra dell’informazione e della propaganda (“infowar”). Dalla Russia con amore? Presto a dirsi per i rivali geopolitici di Mosca. Attenti a vigilare circa possibili cedimenti della loro influenza a causa delle manovre di solidarietà del Cremlino nei confronti dell’Italia.
La missione russa [1] nel nostro paese include ufficiali dell’intelligence della Federazione? Si tratta di una missione di personale medico dell’esercito: nulla di più facile (considerati anche i trascorsi del Generale Kikot [2] a capo della medesima, un esperto di armi chimiche e batteriologiche già attivo delle indagini russe sull’uso di armi chimiche in Siria: insomma, non l’ultimo arrivato in fatto di complesse faccende internazionali!) che tra gli uomini dispiegati in Italia vi siano agenti dei servizi russi come suggerisce con disincanto il noto analista militare Franco Iacch sul proprio profilo LinkedIn: “La possibile presenza di elementi del Glavnoe Razvedivatel’noe Upravlenie o GRU (il servizio segreto militare russo, N.d.R.), a seguito della delegazione russa inviata in Italia per fronteggiare il Coronavirus non sarebbe, se così fosse, un evento eccezionale. Implementare elementi dell’intelligence nelle delegazioni ufficiali inviate all’estero è una prassi consolidata. Tali implementazioni non sono dettate da specifiche esigenze di “spionaggio”, ma dalla costante osservazione del contesto. Osservazione che è sempre in corso. Sempre. Se al seguito della delegazione russa in Italia (o perché no cinese) ci fossero davvero elementi del GRU, non ci sarebbe da stupirsi. E se così fosse lo saprebbe, certamente, anche la nostra intelligence. Ed anche in quel caso, se così fosse, non ci sarebbe nulla di strano.”
La posta in gioco per i russi è quindi un’altra: la costruzione di un’immagine positiva presso l’opinione pubblica italiana e presso le istituzioni del nostro paese. Un aiuto concreto e tangibile (come è in effetti quello russo, al di là delle polemiche e delle strumentalizzazioni da ogni parte) alle popolazioni più colpite migliora in re ipsa l’immagine di chi lo porge. Ne sono ben consci anche i cinesi, i quali non si sono contenuti nel loro supporto all’Italia onde poter lavare l’immagine di “paese untore” per sostituirla con quella di “paese curante”, a capo della lotta globale all’epidemia negli spazi lasciati liberi dall’America di Trump. Il livello del reale si confonde sempre con quello del mediatico: le responsabilità della Cina nella diffusione del virus sono innegabili ma accentuate dai media a stelle e strisce, così come è innegabile la generosità cinese verso i paesi più colpiti, accentuata dalla campagna mediatica della Repubblica Popolare verso gli organi di informazione italiani. La Russia si è evidentemente mossa in tale scia, provocando la reazione dei media più filostatunitensi del nostro paese tra i quali il quotidiano la Stampa [3], che in un articolo a firma di Jacopo Iacoboni ventila addirittura la possibilità che l’80% degli aiuti giunti dalla Russia sia inutile (senza chiarire cosa significhi “inutili” o fornendo alcuna prova a supporto, meno che mai sull’origine della percentuale di inutilità indicata [4]. La provocazione de La Stampa ha poi raggiunto il proprio scopo: la reazione dei militari russi, per bocca del Generale Igor’ Konashenkov, è furibonda nei toni contro il giornalista, risultando alla fine in un effetto boomerang che ha compattato la quasi totalità della stampa italiana contro i russi, rei di “minacciare un giornalista italiano”. L’architettura di comunicazione russa è ben conscia della potenza della propria attività verso le opinioni pubbliche, ma non di quella che la figura del giornalista ha nella cultura occidentale, circondata com’è da un’aura di incontestabilità. Alla stampa è sempre pericoloso rispondere con toni duri, pena il crollo di una strategia comunicativa mirante a restituire un’immagine positiva di sé, strategia che deve essere veicolata dalla stampa stessa (la quale in occidente non risponde ai governi bensì agli azionisti proprietari dei giornali e, in modo più sottile, agli ambiti culturali cui i giornalisti afferiscono). (…)
(dal contributo di Amedeo Maddaluno, estratto dall’Appendice al volume)
[1] “Il ministero della Difesa russo all’inizio parlava di circa 100 persone pronte per l’Italia, con i principali specialisti nel campo della virologia e dell’epidemiologia. Le 8 squadre mediche e infermieristiche comprendono ciascuna un medico generico, un anestesista-rianimatore, un epidemiologo, un’infermiera anestesista e, inoltre, unità dotate di complessi ad alte prestazioni per la disinfezione di edifici e strade. La Regione Lombardia ha poi parlato di 150 persone destinate all’Ospedale degli Alpini a Bergamo.” Speciale militari russi in Italia, perchè sono qui e cosa fanno, www.askanews.it, 2 Aprile 2020
[2] Emanuele Rossi, I militari russi in Italia (il gen. Kikot c’è). Armi segrete contro il coronavirus?, formiche.net, 25 Marzo 2020
[3] Quotidiano che tra le proprie penne di punta vanta quella del giornalista italoamericani Gianni Riotta, vicino anche al Centro Studi Americani
[4] Jacopo Iacoboni, Militari di Mosca acquartierati nella foresteria dell’esercito italiano, i timori di un’ “occupazione” russa in Italia, www.lastampa.it, 25 Marzo 2020
Coronavirus: globalizzazione e servizi segreti di Aldo Giannuli con contributi di Amedeo Maddaluno e Andrea Muratore
Edizioni Ponte alle Grazie, ISBN: 9788833314488, 2020
Gli Autori:
Aldo Giannuli è nato a Bari nel 1952, fondatore dell’Osservatorio Globalizzazione, è ricercatore di Storia contemporanea presso l’Università degli studi di Milano. E’ stato consulente delle Procure di Bari, Milano (strage di piazza Fontana), Pavia, Brescia (strage di piazza della Loggia), Roma e Palermo. Dal 1994 al 2001 ha collaborato con la Commissione Stragi ed è salito alla ribalta delle cronache giornalistiche quando, nel novembre 1996, ha scoperto una gran quantità di documenti non catalogati dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno, nascosti nell’ormai rinomato “archivio della via Appia”.
Amedeo Maddaluno si è laureato in Economia presso l’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano nel 2011. Dopo un’esperienza di cooperazione in Egitto durante le elezioni parlamentari dello stesso anno, inizia a collaborare con diverse riviste di Studi internazionali («Affari Internazionali», «Eurasia», «Geopolitica» e altre). Si occupa di storia ed economia politica nonché di strategia e affari militari con un forte focus sul mondo arabo e islamico e sullo spazio post–sovietico, sia come analista che come appassionato viaggiatore.
Andrea Muratore, bresciano classe 1994, si è formato studiando alla Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali della Statale di Milano. Dopo la laurea triennale in Economia e Management nel 2017 ha conseguito la laurea magistrale in Economics and Political Science nel 2019. Il suo principale interesse di studio è la geoeconomia, ovvero l’analisi degli effetti dell’interdipendenza tra le grandi questioni geopolitiche e le dinamiche industriali, commerciali e produttive del mondo contemporaneo, con un focus particolare sull’impatto della rivoluzione tecnologica, sulla sfida Usa-Cina e sul ruolo dell’Europa nel mondo contemporaneo. Contribuisce ai lavori del centro studi “Osservatorio Globalizzazione”.