Autore: Stefano Ricci – 20/04/20202
Si è spesso detto, in dottrina, come in geopolitica il panorama degli attori coinvolti veda il dominio, pressoché totale, di stati e istituzioni transnazionali, in quanto entittà capaci di mobilitare quelle risorse tali da costituire terreno e scenario di gioco per il perseguimento di specifici interessi.
Ebbene, in questi ultimi anni, a tali players deve necessariamente unirsi anche il vasto e frammentato insieme di quelle grandi aziende internazionali dominanti nel settore delle tecnologie dell’informazione: le cosiddette Big Tech.
Nella cronaca d’attualità del XXI secolo, caratterizzata dal susseguirsi di numerosi eventi in grado di destabilizzare un già fragile scenario geopolitico, appare evidente come la scommessa tecnologica, il progresso informatico e l’innovazione cibernetica abbiano cessato di essere materia destinata al “semplice” approfondimento scientifico ed economico per tramutarsi in argomento dapprima politico e, solo in ultima istanza, imprenditoriale.
Scendiamo con l’attenzione più nel dettaglio: le grandi compagnie del comparto avanzato, le Big Tech per l’appunto (come Amazon, Google, Apple e Microsoft) hanno assunto un ruolo di primo piano nel panorama geopolitico internazionale; un esempio è costituito dalla guerra in atto (al momento, solo commerciale) fra Stati Uniti e Cina.
Tale conflitto si nutre dell’attrito generatorsi fra Huawei (considerata da Washington come estensione dell’intelligence di Pechino) e diverse compagnie a stelle e strisce impegnate nella realizzazione della futura infrastruttura 5G, da più parti considerata – giustamente – come l’architrave delle rivoluzioni hi-tech a venire.
Allo stesso tempo, ecco che la scelta effettuata da Londra di concedere proprio a Huawei la possibilità di accedere a porzioni rilevanti dell’infrastruttura comunicativa britannica va a minare il concetto stesso di “condivisione informativa” alla base del gruppo detto dei “Five Eyes” (composto, oltre che dal Regno Unito, da Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda).
Nelle medesime settimane, William Barr – procuratore generale degli Stati Uniti – ha suggerito alla Presidenza di Donald Trump di acquisire partecipazioni di controllo in compagnie ICT come Nokia ed Ericsson; un fatto, questo, di per sé straordinario.
Non solo: assistiamo alla volontà di una Big Tech come Facebook di avviare una propria criptovaluta su scala globale (Libra), mentre l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico muove proprio verso la politica posta in essere dalle grandi corporation tecnologiche volta a usufruire dei vantaggi fiscali offerti dai paesi a bassa tassazione.
Gruppi internazionali,
lobby specializzate, attori politici tradizionali, frange terroristiche e
collettivi organizzati in collaborazione e lotta costante all’interno d’uno
scenario, quello cyber, dai contorni ancora non delineati.
Che piaccia o meno, nel mondo del 2020, la tecnologia stessa si è fatta
politica, fra disinformazione, sistemi di crittografia avanzata e interessi
nazionali; pensiamo all’Investigatory Powers Act emanato dal governo inglese
nel 2016 – che di fatto espande i poteri di sorveglianza elettronica da parte
delle agenzie di intelligence britanniche, o al rifiuto da parte di Apple di
consentire all’FBI di accedere ai dati crittati dell’iPhone di proprietà
dell’attentatore di San Bernardino.
Intanto, si intensifica lo scontro internazionale sulla supremazia nei campi dell’intelligenza artificiale e del quantum computing, mentre lo stesso smartphone privato di Jeff Bezos, CEO di Amazon e uomo più ricco del mondo, viene hackerato attraverso lo scambio di file all’interno di una chat Whatsapp.
Insomma, l’epoca in cui le Big Tech volavano al di sopra dei cieli della politica è ormai lontano; come già evidenziato da Greg Williams, quella a venire sarà un’epoca con (forse) più comunicazione, ma di gran lunga meno condivisione … e ancor meno sicurezza.
Stefano Ricci, lavora come data analyst, per un’importante società italiana di import – export e come freelance cyber-security analyst. E’, inoltre, autore del volume: Cyber Warfare: Verso Un Nuovo Paradigma Strategico, 2017 (Cyber-Warfare – Towards a New Strategic Paradigm)