Autore: Aniello Inverso – 16/04/2025
La Cina nel mondo. Diplomazia, Economia, Politica, a cura di Fabio Massimo Parenti – Recensione di Aniello Inverso-

Il volume “La Cina nel Mondo. Diplomazia, Economia, Politica” (Callive – Media&Books, 2025, ISBN 979128148174), curato da Fabio Massimo Parenti, raccoglie i contributi di studiosi e analisti italiani che analizzano, in modo originale e documentato, le trasformazioni della proiezione internazionale cinese. Spaziando dalla diplomazia tradizionale alle nuove strategie economiche, il testo offre una lettura olistica del protagonismo della Repubblica Popolare Cinese (RPC) nel XXI secolo. Articolato in cinque capitoli, il libro propone una riflessione solida e teoricamente fondata sui cambiamenti in atto nel sistema globale, ponendo al centro l’azione estera dell’amministrazione di Pechino come uno dei principali vettori della ridefinizione dell’ordine internazionale. L’opera si distingue per la capacità di connettere differenti livelli di analisi (storico, politico, economico, culturale e simbolico) mantenendo una coerenza strutturale che consente di seguire con chiarezza l’evoluzione della Cina da potenza regionale a protagonista sistemico.
Il primo capitolo, a firma di Alberto Cossu e Tiberio Graziani, rappresenta un’apertura densa e rigorosa, nella quale gli autori conducono il lettore attraverso una ricostruzione teorico-storica della diplomazia della Repubblica Popolare, interpretata non solo come strumento di politica estera, ma come espressione organica di una civiltà millenaria. Fin dalle prime pagine, si avverte l’intenzione di andare oltre la cronaca o l’analisi meramente geopolitica. La diplomazia è inscritta in un quadro concettuale che affonda le sue radici nella cultura confuciana e nell’esperienza imperiale. Viene così ricostruita una genealogia della prassi diplomatica del Paese, a partire dal sistema tributario dell’antica Cina e passando per la crisi della centralità imperiale indotta dall’impatto con l’Occidente nel XIX secolo. Gli autori sottolineano come il pensiero confuciano, e in particolare l’etica politica di Mencio, abbia orientato storicamente l’azione esterna verso l’armonia, il benessere collettivo e il rispetto gerarchico dell’autorità morale. La dimensione della continuità culturale emerge come elemento centrale, che consente di comprendere la razionalità della diplomazia attuale, la quale si presenta prudente, flessibile, non aggressiva, ma profondamente determinata nella difesa della sovranità e nella salvaguardia dell’integrità nazionale. Il capitolo segue poi le trasformazioni del XX secolo, dal terzomondismo maoista alla svolta pragmatica di Deng Xiaoping, fino all’attuale fase di proiezione globale inaugurata da Xi Jinping. Quest’ultimo viene descritto come l’artefice di una nuova sintesi, che integra elementi tradizionali con innovazioni strategiche e strumenti moderni di soft e hard power. Le iniziative multilivello come la Belt and Road Initiative (BRI), la Global Development Initiative (GDI) e la Global Security Initiative (GSI) sono presentate non come mere mosse tattiche, ma come articolazioni coerenti di una visione sistemica alternativa a quella egemonica statunitense.
A seguire, Thomas Fazi, nel secondo capitolo del volume, si concentra sull’evoluzione recente della strategia esterna della RPC, affrontando anch’egli la questione diplomatica ma da una prospettiva differente e complementare. Se il primo capitolo ricostruisce l’impianto storico-culturale che informa l’azione internazionale di Pechino, Fazi propone una lettura più marcatamente geopolitica e sistemica, che consente al lettore di cogliere le discontinuità emergenti in uno scenario globale in profondo mutamento. L’autore analizza il passaggio da una storica dottrina di non-interferenza a un attivismo multilaterale sempre più evidente, segnato dalla volontà di proporsi come attore stabilizzatore in una fase caratterizzata dalla crisi dell’unipolarismo, dalla recrudescenza dei conflitti armati e dalla crescente frammentazione degli equilibri internazionali. In questo contesto, Fazi mostra come la Cina, pur rimanendo fedele ai suoi principi fondativi, tra cui il rispetto della sovranità e il rifiuto dell’interventismo, stia progressivamente assumendo un ruolo attivo nei processi di risoluzione delle crisi. Il filo conduttore dell’argomentazione risiede nella convinzione che tale attivismo non costituisca una discontinuità, ma rappresenti l’evoluzione coerente di una linea diplomatica fondata sulla continuità e sull’adattamento strategico. Questa impostazione prende forma in quella che l’autore definisce una “diplomazia della stabilizzazione”, finalizzata a rafforzare la credibilità di Pechino quale mediatore nei contesti di instabilità. Particolarmente rilevanti, in tal senso, sono i due casi di studio esaminati: il conflitto in Ucraina e il processo di normalizzazione tra Iran e Arabia Saudita. In entrambi, la Cina ha mantenuto una posizione autonoma, evitando schieramenti rigidi e ponendosi come facilitatore del dialogo tra le parti. Il documento sulla “posizione cinese” per una soluzione politica del conflitto ucraino, pubblicato nel febbraio 2023, e l’accordo iraniano-saudita mediato a Pechino nello stesso anno, sono interpretati come manifestazioni concrete di un impegno estero orientato alla riduzione delle tensioni e alla promozione della stabilità regionale. Il capitolo si chiude con una riflessione di ampio respiro sulle implicazioni sistemiche di questa trasformazione, evidenziando come Pechino non persegua una logica sostitutiva rispetto a Washington, ma ambisca a pluralizzare l’architettura internazionale, proponendo un modello fondato sulla convergenza funzionale, sulla neutralità attiva e sulla legittimazione multilaterale.
Nel contributo successivo, Paolo Giordani analizza il ruolo della Repubblica Popolare all’interno dei nuovi assetti sovranazionali, concentrandosi in particolare sul formato dei BRICS, inteso come piattaforma di cooperazione alternativa alle strutture internazionali a guida occidentale. L’autore interpreta tale contesto non solo come un’alleanza economica tra economie emergenti, ma come uno spazio geopolitico dinamico, in cui si sperimentano nuove forme di multilateralismo e si elaborano proposte di riforma dell’ordine globale esistente. Viene evidenziato il protagonismo di Pechino nella definizione delle priorità del gruppo, con il sostegno attivo a iniziative come la New Development Bank e il Contingent Reserve Arrangement. Tra i temi discussi figura anche l’ipotesi di introdurre una valuta comune per gli scambi interni, funzionale alla progressiva de-dollarizzazione dei rapporti economici, come parte di una più ampia strategia volta alla costruzione di un’architettura finanziaria autonoma, capace di rafforzare la sovranità e l’influenza dei paesi coinvolti. Il saggio si distingue per l’analisi articolata della visione asiatica sulla riforma della governance globale. Attraverso la cornice multilaterale offerta dal consesso, la RPC promuove una revisione delle regole decisionali in istituzioni chiave come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, con l’obiettivo di ampliare la rappresentanza dei paesi del Sud Globale. Particolare attenzione è dedicata al recente allargamento del formato, con l’ingresso di attori come Iran, Egitto e Arabia Saudita, interpretato come segnale della crescente attrattività del progetto. Giordani, tuttavia, non manca di sottolineare le criticità legate all’eterogeneità politica dei membri e alla possibile competizione tra Pechino e Nuova Delhi per la leadership interna. Complessivamente, l’autore offre una lettura lucida e ben documentata di come la Repubblica Popolare impieghi questo strumento multilaterale per promuovere un ordine internazionale più policentrico, inclusivo e rappresentativo delle nuove geografie.
Il quarto contributo, a cura di Demostenes Floros, è interamente dedicato alla dimensione energetica e ambientale della politica del governo di Pechino. Il saggio si apre con la constatazione di un apparente paradosso. La Cina è, al tempo stesso, la nazione con il più alto livello di emissioni di anidride carbonica e il principale investitore mondiale in tecnologie per le energie rinnovabili. Questo dato viene contestualizzato attraverso un’analisi delle strategie a lungo termine implementate dal gigante asiatico per guidare la transizione ecologica e industriale. Floros descrive con precisione l’architettura del “green power” cinese. Il dominio sulla filiera delle terre rare, il primato nella produzione di pannelli fotovoltaici, batterie al litio e turbine eoliche, e il ruolo sempre più centrale nella costruzione di reti intelligenti per la distribuzione energetica. L’obiettivo dichiarato della neutralità carbonica entro il 2060 è inserito in una strategia coerente volta non solo alla riduzione delle emissioni, ma anche alla leadership industriale globale. Particolarmente interessante è l’introduzione del concetto di “diplomazia energetica verde”. La Cina utilizza la propria capacità tecnologica e manifatturiera per stringere accordi energetici con numerosi paesi del Sud Globale, integrando trasferimenti tecnologici e infrastrutturali con la proiezione della sua immagine internazionale come attore responsabile. Il saggio non elude i limiti del sistema di Pechino, come la persistente dipendenza dal carbone e la tensione tra crescita economica e tutela ambientale, ma mostra come queste contraddizioni siano gestite all’interno di un disegno razionale, fondato su obiettivi realistici e adattabilità sistemica.
Il volume si chiude con il contributo di Federico Giuliani, che esplora l’ascesa del gigante asiatico nel settore delle auto elettriche come nuova forma di diplomazia economica. Il saggio si distingue per l’originalità dell’impostazione e per la capacità di connettere economia industriale e geopolitica. Giuliani mostra come Pechino sia oggi il primo produttore e consumatore mondiale di veicoli elettrici, grazie a politiche industriali mirate, sussidi selettivi e una pianificazione centralizzata efficace. L’autore introduce la nozione di “diplomazia delle auto” per descrivere l’uso strategico del comparto automobilistico elettrico come leva di penetrazione economica e costruzione di relazioni di influenza. In particolare, nei paesi del Sud Globale, l’accesso a veicoli a basso costo, accompagnato da investimenti in infrastrutture di ricarica e logistica, diventa un vettore di proiezione economica e simbolica. L’auto elettrica prodotta in Oriente si configura così come simbolo di modernizzazione e accessibilità sostenibile, in contrapposizione ai modelli occidentali fondati su normative complesse e standard ad alto costo. Il saggio si conclude con una riflessione sulle tensioni emerse a livello internazionale, soprattutto nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti, dove questa rapida espansione è accolta con crescente preoccupazione e affrontata attraverso misure di natura protezionistica. Tuttavia, Giuliani evidenzia come la competizione industriale non si riduca a uno scontro commerciale, ma rappresenti anche una sfida tra modelli alternativi di sviluppo e sostenibilità.
Complessivamente, La Cina nel mondo si presenta come un’opera densa, ben costruita e metodologicamente solida, in grado di restituire con chiarezza la complessità delle strategie portate avanti da uno degli attori più rilevanti del nostro tempo. Grazie alla varietà degli approcci, alla qualità delle analisi e all’ampiezza delle fonti, il volume rappresenta una risorsa preziosa per chiunque intenda approfondire le trasformazioni in atto nell’ordine mondiale. Non si limita a descrivere le direttrici dell’azione esterna cinese, ma contribuisce a decifrarne la logica profonda, offrendo strumenti interpretativi utili per orientarsi in un sistema internazionale in continua evoluzione.
Scheda
La Cina nel Mondo. Diplomazia, Economia, Politica
A cura di Fabio Massimo Parenti – Contributi di: Alberto Cossu, Thomas Fazi, Demostenes Floros, Paolo Giordani, Federico Giuliani, Tiberio Graziani
Edizioni Callive/Media&Books, 2025, collana Orizzonti d’Eurasia, pagg 64, € 16
ISBN 979128148174 – ISSN 3035-3831
Aniello Inverso – Laurea magistrale in ‘Investigazione, Criminalità e Sicurezza Internazionale’, presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma. Laurea triennale in ‘Scienze politiche e delle relazioni internazionali’ presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Analista presso Vision & Global Trends International Institute for Global Analyses, nell’ambito del progetto Società Italiana di Geopolitica.