Autor: Alberto Cossu – 24/02/2025
Potere presidenziale: crisi istituzionale o ripristino della governance costituzionale
L’azione della nuova amministrazione americana ha generato un’ampia gamma di commenti da parte di analisti di ogni genere, molti dei quali si avventurano in campi complessi come il diritto costituzionale. Spesso, questi commenti si basano su analogie con il diritto italiano o di altri paesi occidentali, un approccio che può risultare problematico data la specificità del sistema costituzionale statunitense. I giudizi espressi riguardo alla serie di executive orders emanati dal nuovo Presidente variano dall’asserita illegittimità di alcuni di essi, alla paventata crisi istituzionale tra organi dello Stato, fino a scenari più estremi che evocano un vero e proprio colpo di stato in atto. Nell’ambito dello scontro di potere che sta avvenendo negli USA guardiamo alle dinamiche in evoluzione tra la presidenza e le agenzie indipendenti, con particolare attenzione alle azioni recenti volti a limitare il potere di queste ultime.
Per comprendere appieno il dibattito attuale, è essenziale rivisitare i principi fondanti della repubblica statunitense. I padri costituenti hanno concepito una repubblica presidenziale in cui il Presidente, in quanto capo del ramo esecutivo, detiene un potere significativo al fine di dare coerenza ed efficacia alle politiche che hanno ottenuto il sostegno popolare. Come sottolineato da Costantino Mortati in “Le Forme di Governo”, il ruolo del Presidente era concepito come un contraltare al monarca britannico, con il Congresso che fungeva da freno al potere esecutivo.
Infatti, il Presidente sovrintende direttamente alle funzioni esecutive e amministrative del governo, assumendosi la responsabilità ultima della loro esecuzione. Questa concentrazione di autorità consente al Presidente di adempiere al mandato conferitogli dal processo elettorale. A differenza dei sistemi parlamentari in cui il potere è diffuso coinvolgendo il consiglio di ministri, il sistema statunitense attribuisce un’autorità considerevole al Presidente, che nomina i segretari a capo dei vari dipartimenti. Questi segretari non fanno parte di un consiglio formale con rilevanza costituzionale; invece, servono a discrezione del Presidente e possono essere rimossi dall’incarico in qualsiasi momento.
Il ruolo delle agenzie governative negli Stati Uniti ha subito una trasformazione significativa, in particolare a partire dall’era di Franklin D. Roosevelt. Il New Deal di Roosevelt ha ridefinito radicalmente l’ambito del governo federale, inaugurando un’era di espansione del potere e dell’influenza delle agenzie governative. Nel corso del tempo, queste agenzie si sono moltiplicate e hanno acquisito una crescente autonomia, allontanandosi dalla visione dei Padri Fondatori di un ramo esecutivo direttamente responsabile nei confronti del popolo.
La crescita delle agenzie indipendenti, come la Federal Trade Commission (FTC), la Federal Communications Commission (FCC) e la Securities and Exchange Commission (SEC), è stata particolarmente notevole. Queste agenzie operano con un certo grado di indipendenza dal diretto controllo presidenziale, ed esercitano una notevole influenza sulla società americana.
Nel febbraio 2025, il Presidente Trump ha emanato un executive order[1] volto a limitare il potere delle agenzie indipendenti e a riaffermare il controllo presidenziale sul ramo esecutivo. L’ordine invoca esplicitamente l’articolo II della Costituzione, che attribuisce tutto il potere esecutivo al Presidente. Questa affermazione costituisce la base dell’argomentazione dell’amministrazione secondo cui tutti i funzionari e i dipendenti del ramo esecutivo sono soggetti alla supervisione presidenziale e quindi possono essere rimossi qualora non si attengano alla volontà del Presidente.
L’executive order include diverse disposizioni. Tutte le agenzie, comprese quelle indipendenti (ad eccezione delle funzioni di politica monetaria della Federal Reserve), devono presentare le bozze dei regolamenti per la revisione da parte della Casa Bianca. Le agenzie sono tenute a consultarsi con la Casa Bianca sulle loro priorità e sui loro piani strategici, con la Casa Bianca che stabilisce gli standard di prestazione. L’Office of Management and Budget (OMB) adatterà le allocazioni delle agenzie indipendenti per garantire una spesa responsabile del denaro dei contribuenti.Il Presidente e il Procuratore Generale interpreteranno la legge per il ramo esecutivo, impedendo alle agenzie di adottare interpretazioni contrastanti. Implementando queste misure, l’amministrazione Trump cerca di garantire che le agenzie indipendenti siano responsabili nei confronti del Presidente e, per estensione, nei confronti del popolo americano. L’executive order riflette l’impegno a ripristinare la governance costituzionale e la responsabilità all’interno del ramo esecutivo.
Lo sforzo per limitare il potere delle agenzie indipendenti ha suscitato un intenso dibattito, con sostenitori e oppositori che presentano argomentazioni convincenti. I sostenitori della limitazione sostengono che le agenzie indipendenti operano senza sufficiente responsabilità nei confronti dei responsabili politici eletti. Sottoponendo queste agenzie alla supervisione presidenziale, l’executive order garantisce che rispondano alla volontà del popolo. Centralizzare l’interpretazione legale all’interno del ramo esecutivo promuove la coerenza e la coesione nell’applicazione delle leggi. Ciò riduce il potenziale di interpretazioni contrastanti da parte delle agenzie e rafforza lo stato di diritto. Semplificare i processi normativi e allineare le priorità delle agenzie all’agenda del Presidente può portare a una maggiore efficienza nelle operazioni governative. Infine l’executive order è radicato nella Costituzione, che attribuisce tutto il potere esecutivo al Presidente. Perciò affermando il controllo presidenziale sulle agenzie indipendenti, l’amministrazione sta semplicemente applicando lo spirito della costituzione.
Gli oppositori alla limitazione sostengono che l’executive order mina l’indipendenza delle agenzie che sono state create per operare libere da interferenze politiche. Questa indipendenza è considerata essenziale per garantire una regolamentazione e un’applicazione imparziali.
Le agenzie indipendenti possiedono una competenza specializzata necessaria per un’efficace elaborazione delle politiche. Sottoponendo queste agenzie al controllo politico, l’executive order rischia di compromettere la qualità delle loro decisioni.
Alcuni sostengono che l’executive order sconvolge il sistema di checks and balances concentrando troppo potere nel ramo esecutivo. Ciò potrebbe portare ad abusi di potere e a un indebolimento delle istituzioni democratiche.
Gli oppositori suggeriscono che il controllo presidenziale sulle agenzie indipendenti potrebbe renderle più suscettibili alla regulatory capture da parte di interessi speciali. Ciò potrebbe tradursi in politiche che avvantaggiano le industrie potenti a spese dell’interesse pubblico. Il regulatory capture è un fenomeno che si verifica quando un’agenzia di regolamentazione, creata per servire l’interesse pubblico, finisce per essere controllata dagli interessi delle aziende o dei settori che dovrebbe regolamentare. In altre parole, invece di proteggere il pubblico dai possibili abusi delle imprese, l’agenzia diventa uno strumento per favorire gli interessi di queste ultime
Il tentativo di limitare le agenzie indipendenti rappresenta uno sviluppo significativo nella governance americana. Il dibattito su questo tema solleva questioni fondamentali sull’equilibrio dei poteri tra il ramo esecutivo e gli organismi di regolamentazione. Mentre i sostenitori sostengono che un maggiore controllo presidenziale aumenta la responsabilità e l’efficienza, gli oppositori sollevano preoccupazioni sull’indipendenza, la competenza e il potenziale abuso di potere. Su questo punto si dovrà sicuramente esprimere la Corte Suprema.
In conclusione l’excutive order del 18 febbraio 2025 apre la strada ad una reinterpretazione del ruolo delle agenzie e non solo di quelle ma anche ai limiti del potere del Presidente. Gli scenari descritti dagli analisti avanzano ipotesi che sembrano discostarsi dalla realtà dei fatti che dimostra che le azioni della attuale amministrazione sono inquadrabili nell’ambito della Costituzione e non ne costituiscono un pregiudizio e meno che mai configurano un colpo di stato. Forse bisogna parlare di un ritorno allo spirito dei Padri Fondatori che concepivano la figura del Presidente con dei tratti da monarca sebbene limitato da un complesso sistema di check and balance.
[1] https://www.whitehouse.gov/fact-sheets/2025/02/fact-sheet-president-donald-j-trump-reins-in-independent-agencies-to-restore-a-government-that-answers-to-the-american-people/